Gigliola Alfaro
La natalità come chiave per “rimettere in moto l’Italia a partire dalla vita, a partire dall’essere umano”. È stato Papa Francesco a dirlo agli Stati generali della natalità, organizzati a Roma venerdì 14 maggio e voluti dal presidente nazionale del Forum delle associazioni familiari, Gigi De Palo. Un evento corale a cui hanno partecipato, tra gli altri, il presidente del Consiglio Mario Draghi, i ministri Elena Bonetti e Patrizio Bianchi, il presidente dell’Istat, Gian Carlo Blangiardo, e rappresentanti del mondo delle imprese, delle banche, delle assicurazioni, dei media, dello sport e dello spettacolo. Un appuntamento che ha favorito una consapevolezza nuova verso un tema che finalmente unisce tutta l’Italia: se il nostro Paese vuole ripartire lo deve fare puntando sulla natalità. Con Gigi De Palo, anima di questo evento, facciamo un bilancio, già proiettati verso il futuro.
Come sono andati gli Stati generali della natalità?
Con la presenza di Papa Francesco e del premier Draghi eravamo già molto ottimisti, ma le aspettative sono state ampiamente superate. Durante gli Stati generali si è sentito forte il grande desiderio di compattezza e di unità sul tema della natalità.Si è respirato un clima familiare, umano, dove tutti desideravano non solo portare il loro punto di vista, in quanto amministratori delegati, manager, professionisti, ma anche condividere la bellezza della loro famiglia, della loro paternità e maternità: proprio il motore che volevamo accendere.Il comune denominatore tra Gigi De Palo e tutti gli ospiti che sono intervenuti è il fatto di essere felici di avere avuto dei figli e del sapere che è proprio bella come esperienza.
Papa Francesco, nel suo intervento, ha messo in luce tanti aspetti fondamentali…
Grazie a lui, è emersa una parola chiave: sostenibilità.
Un aspetto che spesso viene sottaciuto, eppure non c’è niente di più ecologico che far ripartire l’Italia dalla natalità, perché, nonostante alcuni sostengano che un figlio inquina, è esattamente il contrario. Non saremo in grado di alimentare la produzione e di custodire l’ambiente se non saremo attenti alle famiglie e ai figli, il Papa ce lo ha detto. Se non c’è una sostenibilità generazionale, tra un po’ crolla tutto: ad esempio, avremmo una sanità a pagamento e più povertà. È un problema grande per un’ecologia umana a 360 gradi. Ma non basta:
un figlio produce un cambiamento positivo, perché ti cambia lo sguardo, ti cambia gli occhi, ti dà una prospettiva più ampia.
Se io faccio la differenziata è, innanzitutto, un atto d’amore nei confronti dei miei figli. La risposta a egoismo, individualismo, consumismo è proprio la natalità: se io ho un figlio inevitabilmente non spendo le risorse che ho a disposizione per comprare oggetti, ma metto i soldi da parte per la sua educazione e formazione. Sono i figli che oggi ci fanno pensare alla sostenibilità.Per me è centrale trasformare la natalità in una questione ecologica, in un’ecologia – come ha scritto Papa Francesco nella Laudato si’ – umana, un’ecologia integrale che non ha a cuore solo i ghiacciai o gli alberi, ma tutto l’uomo.La natalità ha a che fare con la realizzazione dei sogni delle donne, degli uomini, dei giovani.
Dagli Stati generali, allora, è emersa una visione più globale della natalità?
Mi sembra di poter dire che è emerso che
la natalità non è solo una questione demografica, economica, culturale, ma è questione antropologica, politica, ambientale.
Anche le parole di Draghi sono state importanti: “Un’Italia senza figli è un’Italia che non ha posto per il futuro, è un Italia che lentamente finisce di esistere. Per il Governo questo è un impegno prioritario”.
La presenza di Draghi ha conferito una valenza politica all’evento. È palese che
la natalità è una grande questione politica per il futuro del Paese.
Da venerdì quando usciranno i dati Istat sulla natalità non ci limiteremo più a commentarli ma ci chiederemo: che stiamo facendo tutti insieme per la natalità? Come stiamo lavorando? I ministri che cosa hanno intenzione di fare? Nel Recovery ci saranno questi aspetti? E l’assegno unico? Tutto ciò è diventato priorità nell’agenda politica: questo era l’obiettivo che volevamo raggiungere. Ho sentito che qualcuno ha commentato: però dagli Stati generali della natalità le famiglie non hanno ottenuto niente. Il problema è proprio questa mentalità miope di chi non comprende chel’obiettivo era aprire uno scenario nuovo, trasformare un tema di nicchia in un tema prioritario, far capire che anche le imprese hanno interesse a un rilancio della natalità e le banche devono avere una visione più etica.Il Papa l’ha detto: “Che cosa ci attrae, la famiglia o il fatturato?”. Quindi, l’obiettivo era più ampio, per gli altri aspetti c’è il Forum delle associazioni familiari. Con il tema della natalità siamo usciti fuori dal vizio italiano delle ideologie, del tifo, del tema di destra o di sinistra.
Quali sono gli spunti più interessanti emersi dai tre tavoli tematici?
L’aspetto interessante è, appunto, che questo tema riesce a mettere tutti d’accordo. Pur venendo da culture, idee, visioni, appartenenze diverse, anche nei tavoli tematici c’è stata una convergenza assoluta dell’importanza e della bellezza del fare famiglia. C’è stata anche una freschezza e una positività nel come abbiamo raccontato la natalità e la famiglia, non come un peso da sopportare per tutta la vita, ma come quello che spinge a dare il meglio di sé. Se riuscissimo a prendere l’energia che producono la nascita e l’educazione dei figli e a trasformarla in un’azione per il futuro, non dovremmo temere nulla.C’è l’energia eolica, c’è l’energia solare, ma c’è anche un’energia enorme che andrebbe valorizzata ed è quella di padri e madri che desiderano un futuro buono per i loro figli. Da qua dobbiamo ripartire: durante gli Stati generali tutti eravamo commossi, motivati, orgogliosi dei nostri figli, rifaremmo tutto, nonostante le difficoltà, e tutti vogliamo un mondo più bello per loro.
Adesso come continua il cammino?
Noi stiamo già lavorando sull’assegno unico, sul vedere come verrà portato avanti e come andrà in porto. Le parole di Draghi hanno dato una certezza: l’assegno unico non è “una” riforma, è “la” riforma del suo governo. Il nostro impegno è che ci siano le risorse giuste. L’ho detto anche al premier: facciamo un capolavoro, non facciamo le cose con il braccino corto. Poi ogni anno organizzeremo gli Stati generali della natalità. È partito un processo irreversibile nel nostro Paese. E l’irreversibilità nasce dal fatto che abbiamo una consapevolezza nuova su questi temi.Il presidente dell’Istat ha dato anche un obiettivo raggiungibile e sostenibile – accrescere di mezzo milione i nati nel decennio -, adesso proviamo a lavorare su questo.