DIOCESI – Lectio delle Sorelle Clarisse del monastero Santa Speranza di San Benedetto del Tronto.
Oggi la Chiesa celebra la Solennità della Pentecoste.
Alla domanda “Che cos’è la Pentecoste?” tutti sappiamo rispondere: la discesa dello Spirito Santo sugli apostoli, il dono dello Spirito Santo ad ogni uomo; tutti conosciamo bene «il fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso», le «lingue come di fuoco», i discepoli che «cominciarono a parlare in altre lingue» …tutti conosciamo bene i fatti, cioè gli eventi straordinari che accaddero a Gerusalemme proprio nel giorno di Pentecoste. Ce li racconta l’evangelista Luca negli Atti degli Apostoli.
Ma cosa significa, oggi, per noi, celebrare la Pentecoste? Qual è lo straordinario che, oggi, per noi e in noi, lo Spirito provoca e suscita con la sua azione?
E’ lo “straordinario ordinario” di un Dio che ama l’uomo: un Dio che, attraverso lo Spirito, ci permette di gustare una relazione personale, intima con Lui. Questa è la Pentecoste! Un Dio che prende dimora nell’uomo, che fa dell’uomo la sua dimora: non c’è più un Dio che rimane solo Dio e un uomo che rimane solo uomo, ma un entrare l’uno nell’intimità dell’altro!
Non accade, nella Pentecoste, che Dio si manifesta un po’ di più di altre volte così come non accade che l’uomo, con questa esperienza, veda Dio in una nuova straordinaria forma…avviene che l’uomo, con il dono dello Spirito, entra nello spazio intimo di Dio, là dove egli si conosce e sa delle sue profondità e dei suoi segreti, nella intima soggettività di Dio…perché possa pensare con i pensieri di Dio, amare con l’amore di Dio. Perché solo chi entra nell’interiorità, chi si unisce nel credere e nell’amare, può anche comprendere.
Ancora…la Pentecoste è lo “straordinario ordinario” di un Dio che non è lontano compagno di viaggio ma che, attraverso lo Spirito, si fa strada, si fa guida, ci rende presente la Parola. Quello Spirito che, dice Gesù nel Vangelo, «vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future…». Non si tratta di previsioni scientifiche o da oroscopo, o di sapere cosa ci accadrà in futuro per poterne avere il controllo. Il potere dello Spirito è farci entrare nella verità che Gesù ha detto e fatto affinché sappiamo leggere e possiamo comprendere, alla sua luce, cosa fare noi, qui e ora.
Ancora…la Pentecoste è lo “straordinario ordinario” di un Dio che è Padre e del suo desiderio di farci partecipi della sua gioia, della sua gloria, della sua eternità.
Fare esperienza di questo Dio che ci ama, ci fa da guida, ci è Padre, ci permette di portare frutto. Lo scrive San Paolo alla comunità cristiana della Galazia: «Il frutto dello Spirito è amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé…». L’unico frutto capace di farci parlare al cuore di ogni uomo, di far arrivare l’annuncio autentico del Cristo morto e risorto al cuore di ogni uomo.
In questo senso, il mistero della Pentecoste non è un mistero di chiusura ma di apertura per tutti e a tutti. Noi siamo, su questa terra, apertura al cielo per ogni uomo, «…Parti, Medi, Elamiti; abitanti della Mesopotamia, della Giudea e della Cappadocia, del Ponto e dell’Asia, della Frigia e della Panfilia, dell’Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirene, Romani qui residenti, Giudei e proseliti, Cretesi e Arabi…».
Come il salmista, allora, rinnoviamo la nostra preghiera a Dio: «Manda il tuo Spirito, Signore, a rinnovare la terra», a rinnovare il nostro cuore, a rinnovare il cuore di ogni uomo!