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Scuola, impostare un lavoro nuovo

Alberto Campoleoni

Il Covid ci ha fatto scoprire una cosa che sembrava scontata: la centralità della scuola. Lo abbiamo visto quando il ritorno a scuola è stato atteso e poi accolto con gioia da tutta la comunità”.
Attacca così una lunga intervista del ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi al Corriere della Sera, durante la quale si affrontano un po’ tutti i temi caldi della situazione attuale e in particolare la questione della ripartenza, che comprende non solo l’ipotesi suggestiva – sì, suggestiva, perché richiama un immaginario che il mondo della scuola porta con sé da tanti anni, sia pure con diverse sfumature – degli istituti scolastici aperti d’estate, ma anche e soprattutto l’ingente stanziamento di risorse dal decreto Sostegni bis e i quasi 20 miliardi compresi dal Pnnr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) che ha tra le priorità proprio la scuola. Bianchi ricorda anche il Patto sulla scuola appena siglato con i sindacati e spiega: “Intervenire sulla scuola significa intervenire sul futuro di un Paese, è la cartina tornasole del funzionamento di un Paese”.
Tutto bene, Ci voleva una pandemia per arrivare fin qui. Come se non fosse da decenni che si ribadisce che la scuola è il futuro, che investire sui giovani e sull’istruzione è un segno di civiltà e una garanzia per andare avanti.
“Niente sarà più come prima”. Ricordate il “mantra” che ha accompagnato il manifestarsi del Covid? Ebbene, speriamo che sia davvero così per il mondo scolastico, che pure ha a che fare con urgenze immediate e lo sventolare di risorse – se fa bene al cuore – non garantisce che vengano soddisfatte,
Da dove cominciare? Anzitutto dalla conclusione di quest’anno scolastico così speciale, tra didattica a distanza e presenza contingentata, dove non solo emerge, ad esempio, l’anomalia della conclusione di un percorso come quello delle superiori, con un Esame di Stato che fa di necessità virtù, ma soprattutto pone la questione delle diverse opportunità sperimentate nelle scuole italiane – con infrastrutture talvolta inadeguate – e nella stessa società, con sacche di disagio economico e sociale che hanno fortemente condizionato frequenze e apprendimenti.
Il piano delle scuole aperte in estate vorrebbe rispondere anche a queste difficoltà, accompagnare istituzioni, allievi e famiglie al nuovo anno scolastico 2021/2022, attraverso l’organizzazione e gestione di iniziative per rinforzare e potenziare le competenze disciplinari e relazionali degli allievi, per recuperare la socialità almeno in parte perduta nel corso dell’emergenza sanitaria. Le attività potranno svolgersi in spazi aperti delle scuole e del territorio, coinvolgendo teatri, cinema, musei, biblioteche, parchi e centri sportivi, oltre a realtà del terzo settore, anche con educatori ed esperti esterni.
C’è poi tutto l’aspetto organizzativo per far partire bene la macchina dal prossimo settembre. Il Ministero assicura che saranno velocizzate le procedure, In particolare le assunzioni degli insegnanti, ma anche le assegnazioni provvisorie, le utilizzazioni e le attribuzioni dei supplenti alle scuole da parte degli Uffici territoriali del Ministero: tutto entro il 31 agosto.
E poi ci sono le assunzioni e le nomine dei docenti per le materie scientifiche, i nodi da sciogliere sul versante concorsi…
Insomma, c’è tanta carne al fuoco. Al ministro va dato atto di muoversi con decisione e convinzione. Le risorse ci sono. Andiamo avanti.

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