- L'Ancora Online - https://www.ancoraonline.it -

A tutto corpo e a tutto sangue

DIOCESI – Lectio delle Sorelle Clarisse del monastero Santa Speranza di San Benedetto del Tronto.

Una parola chiave per entrare nella solennità che celebriamo oggi, quella del Corpo e Sangue di Cristo, è “alleanza”. La incontriamo in tutte le letture che la liturgia ci propone.
Il libro dell’Esodo ci ha ricordato come Dio, dopo aver liberato il popolo ebraico dalla schiavitù dell’Egitto, gli ha proposto la sua alleanza e il popolo ha giurato eterna fedeltà al Signore.
Degli animali vengono immolati per suggellare questo patto e il loro sangue viene sparso metà sull’altare e metà sul popolo a significare che, ormai, tra Israele e Dio circola lo stesso sangue, vige un patto di reciproca appartenenza, scorre una relazione.
L’autore della lettera agli Ebrei ci parla, invece, di un’alleanza nuova, per la quale, stavolta, a Dio non basta, per ratificarla, il sangue di qualcun altro, per di più di animali. C’è un amore talmente grande che non può essere detto da qualcun altro e che non può essere testimoniato da un patto di sangue altrui. Un’alleanza nuova nella quale Dio mette in gioco il suo corpo e il suo sangue, un’alleanza per la quale spende la sua vita non risparmiando nulla di lui, neanche la sua divinità.
«Prendete, questo è il mio corpo…questo è il mio sangue dell’alleanza…»: ecco cos’è l’Eucarestia, la storia di una passione, il sacramento della passione di Dio per l’umanità.
Solo così la festa di oggi può dire qualcosa alla nostra vita, perché quel corpo e quel sangue di cui ci cibiamo ad ogni Eucarestia non sia solo un gesto ripetitivo, devozionistico, rituale, formale ma sia, ogni volta, un aprire la porta a Qualcuno che ci ama di un amore senza misura.
E quando sono certo di aver aperto questa porta?
Quando prendo la vita di Cristo come misura, energia, seme, lievito della mia umanità. In questo senso, mangiare e bere Cristo non si limita solo alla celebrazione eucaristica ma è un’esperienza chiamata a moltiplicarsi nel mio vivere quotidiano. Diventare pane, perché l’altro mangiando riceva vita; farsi sangue versato, perché l’altro bevendone possa fare esperienza dell’amore che trasforma…questo è celebrare l’Eucarestia.
Celebrare, allora, il corpo e sangue di Cristo è ringraziare Dio per il dono di un Tu che ha amato di tutto corpo e di tutto sangue, che ha donato se stesso come pane e vino per ciascuno di noi. E il senso dell’Eucarestia è essere invitati a cena a contemplare l’Amore che si è raccontato e manifestato in un corpo e a mangiare e bere lo stesso Amore per essere trasformati, a nostra volta, in un corpo che è pane al bisogno e che è vino nell’angoscia. Il tutto nella consapevolezza che il Santissimo esposto e portato in processione non chiede fedeli e devoti che lo guardino e lo adorino ma sogna uomini e donne che, nel cammino della vita, siano essi stessi la pubblica e corporale esposizione del vero essere di Dio per l’uomo, cioè pane, vino, benedizione, dedizione e cibo.