Queste le parole del vescovo Carlo durante l’omelia: “La ricorrenza del Corpus Domini ci ricorda che, per vivere, abbiamo di un cibo che non è solo materiale, ma è qualcosa di più alto ed essenziale. Affinché la nostra vita sia piena, infatti, abbiamo bisogno di un cibo di verità che illumina la mente. Ma non basta neanche solo pensare. Il termine cibo ci rimanda anche ad una sensazione di pienezza, di sazietà. In altre parole, non dobbiamo solo nutrire il nostro corpo, ma dobbiamo anche dare pienezza alla nostra vita che deve quindi essere saziata.
Cos’è che ci dà questa sensazione di sazietà? Il dono. Se ci fate caso, durante la liturgia eucaristica, quando rievochiamo l’ultima cena di Gesù, parliamo di pane donato e sangue versato. Quella cena, quei gesti, tutto ci parla di dono. Chi vive solo per se stesso, è destinato a perdere se stesso, le sue radici, il suo futuro. Al contrario, chi non si chiude su di sè, bensì dona se stesso, ha la capacità di portare frutti di carità. Se dunque vogliamo avere un riscontro di come stia andando la nostra vita, dobbiamo chiederci: Quali frutti di carità porta la mia vita? Attraverso la Parola, che scalda il nostro cuore e lo cambia, attraverso l’Esempio, che insegna e trascina, questo pane di Gesù, che è dono, a sua volta, dona pienezza alla nostra vita. È così che diventiamo un solo corpo. L’unico elemento che unisce è la carità. Questo è il segno di riconoscimento del cristiano, il fatto che la sua vita entra in noi.
Non sempre, però, la strada è facile. A volte abbiamo dubbi e non siamo costanti. Noi, invece, dobbiamo cibarci sempre, perché, come il cibo ogni giorno nutre il nostro corpo, così anche il sacramento nutre ogni giorno la nostra anima. Teniamo, dunque, sempre al centro della nostra vita il grande mistero dell’amore di Dio. Cibiamoci della presenza di Dio e facciamola nostra. Cibiamoci di questo cibo spirituale per rinvigorire le nostre membra. E preghiamo per raggiungere quell’unico corpo. Siamo figli che imparano dal Padre a vivere bene ed in pienezza.”