Lentamente (e forse al momento ancora silenziosamente) la Conferenza sul futuro dell’Europa si sta mettendo in moto. La Conferenza è quel processo, voluto e guidato congiuntamente da Parlamento europeo, Consiglio e Commissione europea, per pensare al futuro dell’Unione a partire dall’ascolto della voce e delle idee dei cittadini. Le tre istituzioni si sono impegnate a dare seguito, nell’ambito delle rispettive competenze, alle raccomandazioni che riceveranno. Fin qui si è lavorato per organizzare a avviare i motori di questa complessa macchina. C’è stato il lancio ufficiale della Conferenza il 9 maggio scorso; è stata attivata la piattaforma dei cittadini, si sono svolte le prime riunioni del comitato esecutivo, cioè la cabina di regia. Ci sarà a breve, il 19 giugno prossimo, la “sessione plenaria inaugurale” nell’emiciclo del Parlamento europeo a Strasburgo. Ma per entrare nel clima, il 17 giugno si potrà seguire in streaming l’evento per i cittadini europei a Lisbona: 27 cittadini, uno per Stato membro, si confronteranno con i copresidenti del comitato esecutivo.
Ma come fanno i cittadini a farsi sentire?
Canale privilegiato perché i cittadini possano condividere idee e inviare contributi è la piattaforma digitale multilingue (https://futureu.europa.eu/?locale=it), dove ci si può registrare e dire la propria. È definita il “centro nevralgico” della Conferenza perché consente a tutti di partecipare, confrontarsi e vedere che cosa pensano gli altri riguardo ai temi suggeriti (cambiamento climatico e ambiente, salute, un’economia più forte, giustizia sociale e occupazione, l’Ue nel mondo valori e diritti, stato di diritto, sicurezza, trasformazione digitale, democrazia europea, migrazione, istruzione, cultura, gioventù e sport…).
A cosa serviranno questi scambi attraverso la piattaforma?
Saranno il materiale su cui dovranno lavorare i “panel dei cittadini europei”, quattro grandi gruppi, in cui siederanno 200 cittadini ciascuno, per discutere di 1. Valori e diritti, Stato di diritto, sicurezza; 2. Cambiamento climatico e ambiente/Salute; 3. un’economia più forte, giustizia sociale e occupazione/Istruzione, cultura, gioventù e sport/Trasformazione digitale; 4. L’Ue nel mondo/Migrazione. I 200 fortunati partecipanti saranno selezionati in modo casuale per garantire che siano rappresentativi della diversità dell’Ue in termini di origine geografica, genere, età, contesto socioeconomico e livello di istruzione. “Casuale” significa che – si legge in uno dei documenti del comitato esecutivo – si procederà a contattare le persone telefonicamente (con generazione casuale di numeri telefonici fissi e mobili); se chi risponderà al telefono accetterà di partecipare ai lavori dei panel, riceverà poi una lettera di mandato e adeguate istruzioni su come fare. I giovani di età compresa tra i 16 e i 25 anni costituiranno un terzo di ciascun gruppo. I panel si riuniranno alcune volte tra l’autunno 2021 e la primavera 2022: tre di sicuro in presenza, il resto a distanza, anche per abbattere un po’ i costi. Il loro compito sarà preparare delle raccomandazioni relative ai temi di competenza, per l’assemblea plenaria.
Assemblea plenaria: di cosa si tratta?
È il “momento” in cui convergono le istituzioni europee, quelle nazionali e i cittadini. Infatti sarà composta da: 108 deputati europei, 108 rappresentanti di tutti i parlamenti nazionali e 108 cittadini (80 rappresentanti dei panel, tra i quali almeno un terzo con meno di 25 anni, e 27 provenienti dagli incontri nazionali dei cittadini o dagli eventi della Conferenza), 54 rappresentanti del Consiglio Ue (due per Stato membro) e 3 della Commissione europea, oltre a 18 delegati del Comitato delle Regioni e del Comitato economico e sociale europeo e altri otto delle parti sociali e della società civile. L’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza sarà invitato quando si discuterà il ruolo internazionale dell’Ue.
Chi tiene le redini del processo?
La presidenza della Conferenza è nelle mani del “Comitato esecutivo”, presieduto da tre persone, una per istituzione europea: Ana Paula Zacarias, ministro portoghese affari europei per il Consiglio, l’eurodeputato Guy Verhofstadt per il Parlamento e la vicepresidente Dubravka Šuica per la Commissione europea. Questo comitato, di cui fanno parte 6 membri (due per istituzione europea) e 17 osservatori, si è già incontrato alcune volte per decidere tempi e metodi di lavoro.
Quindi io, cittadino europeo, adesso cosa posso fare?
Iscriviti sulla piattaforma digitale e se hai qualche idea sui temi proposti, condividila; dà un’occhiata se nella tua zona c’è in arrivo qualche evento legato alla Conferenza: partecipa! Se non ce ne sono, magari puoi attivarti per organizzarne uno. Attento se squilla il telefono: potrebbe essere l’invito a partecipare ai panel europei. Dovrebbero anche mettersi in moto i panel dei cittadini a livello nazionale, anche questi previsti nella struttura della conferenza per “integrare le azioni nazionali/regionali/locali nel più ampio processo della Conferenza”. Dovrebbero essere formati da un numero definito di rappresentanti (tra 50 e 200), inclusivi e rappresentativi del profilo demografico e socioeconomico del Paese, ma senza rappresentanti politici; si dovranno incontrare per un tempo minimo di 4/6 giornate di lavoro per produrre riflessioni e proposte.