Quattro bambini su cinque si sentono “abbandonati dal mondo” dopo la demolizione delle loro case; tristezza, paura, depressione e ansia i principali segni di disagio mostrati dai più piccoli. Sono solo alcuni dei dati che emergono dal nuovo rapporto di Save the children sulla condizione dei minori in Cisgiordania e Gerusalemme Est. L’organizzazione esorta il governo israeliano a porre fine alla demolizione di case e proprietà nei Territori Palestinesi occupati.

foto Save the children

Il rapporto, intitolato “Speranza sotto le macerie: l’impatto delle politiche di demolizione israeliane sui bambini palestinesi e sulle loro famiglie”, è stato redatto grazie al coinvolgimento da parte dell’organizzazione di 217 famiglie palestinesi, tra cui 67 bambini tra i 10 e i 17 anni, in Cisgiordania e a Gerusalemme Est, le cui case sono state demolite dalle autorità israeliane negli ultimi dieci anni. L’80% dei bambini intervistati ha affermato di non avere più fiducia nella capacità non solo della comunità internazionale, ma anche delle autorità e persino dei loro genitori di aiutarli e proteggerli. Il rapporto ha anche rilevato che la maggior parte dei genitori (76%) e degli operatori sanitari si sente impotente e incapace di proteggere i propri figli dopo aver perso la casa. Provano vergogna (75%), irritazione e rabbia (72%), oltre ad essere emotivamente distanti dai loro figli (35%). “Questi risultati scioccanti dovrebbero essere un segnale di avvertimento per la comunità internazionale: i bambini e le loro famiglie si sentono sconfitti e impotenti. Dal 1967, le autorità israeliane hanno demolito 28.000 case palestinesi. Ogni demolizione ha sradicato un’intera famiglia, distruggendo i sogni e le speranze di 6.000 bambini e delle loro famiglie negli ultimi 12 anni. Queste demolizioni – denuncia il rapporto – non solo violano il diritto internazionale, ma rappresentano anche un ostacolo al diritto dei bambini di avere una casa sicura e di poter andare a scuola in sicurezza. In quanto Paese occupante, Israele deve proteggere i diritti di coloro che vivono sotto l’occupazione, in particolare i bambini”, ha dichiarato Jason Lee, direttore di Save the Children per i Territori Palestinesi occupati. La maggior parte dei bambini intervistati ha mostrato “evidenti segni di disagio, tra cui tristezza, paura, depressione e ansia. La maggior parte delle famiglie (80%) ha dichiarato che l’impatto sulle loro condizioni economiche è stato devastante: oltre un quarto di loro ha perso il lavoro dopo la demolizione e la situazione è aggravata dall’aumento vertiginoso del costo della vita. Nonostante ciò, pochissime famiglie dicono di aver ricevuto un risarcimento o un sostegno finanziario per ricostruirsi una vita”. “I bambini devono poter sperare di nuovo. Senza speranza non c’è possibilità per i bambini di vivere in pace. Il cessate il fuoco del mese scorso arrivato dopo l’aumento delle violenze a Gaza e nel sud di Israele è solo il primo passo. La comunità internazionale non può dimenticare il suo obbligo di difendere i diritti dei bambini palestinesi e di fare pressione per una soluzione a lungo termine a un conflitto decennale”, ha aggiunto Jason Lee. Da qui l’appello al nuovo governo israeliano “a porre immediatamente fine alla demolizione di case e proprietà nei Territori Palestinesi occupati e a revocare le politiche che contribuiscono a creare un ambiente coercitivo e aumentano il rischio di trasferimento forzato delle comunità palestinesi”.

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