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Roma 2022: un Incontro Mondiale delle Famiglie diffuso e multicentrico

da Vatican News – Alessandro Di Bussolo

Un Incontro Mondiale delle Famiglie con tanti centri, uno più grande a Roma, e tanti più piccoli ma non meno importanti, nelle diocesi di tutto il mondo. E’ la forma inedita, “multicentrica e diffusa” scelta dal Papa e dal Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita per il decimo incontro delle famiglie di tutto il mondo, che si terrà a Roma dal 22 al 26 giugno 2022, dopo il rinvio di un anno a causa della pandemia. Ieri Papa Francesco ha presentato la novità in un videomessaggio, nel quale invita le comunità diocesane “a programmare iniziative a partire dal tema dell’incontro”, che è “L’amore familiare, vocazione e via di santità”. E ad essere “vivaci, attivi e creativi, per organizzarvi con le famiglie, in sintonia con quanto si svolgerà a Roma”.

Le diocesi sono invitate ad utilizzare, ha spiegato il Papa, “i simboli che la Diocesi di Roma sta preparando”, alcuni già pronti, come la preghiera ufficiale e il logo dell’Incontro Mondiale, che è stato presentato ieri, o l’inno e l’immagine che arriveranno presto.

Della grande novità di questa decima edizione, parliamo con Gabriella Gambino, sottosegretario per la Famiglia e la Vita del Dicastero vaticano.

Professoressa Gambino, perché con il Papa avete deciso questa formula inedita, “multicentrica e diffusa”, per il prossimo Incontro Mondiale delle Famiglie?

Questo decimo Incontro Mondiale delle Famiglie si tiene in un tempo straordinario, di grande speranza, di rinascita dopo la dura prova della pandemia e per questo avrà una forma straordinaria, che vivremo tutti come un’opportunità, che la provvidenza ci offre per realizzare un evento mondiale capace di coinvolgere un gran numero di famiglie in ogni parte del mondo. Si è pensato pertanto a una formula diffusa e multicentrica, come ha spiegato il Santo Padre, con iniziative locali nelle Diocesi, in modo da far sì che ogni Diocesi possa essere il centro di un incontro locale per le proprie famiglie, le proprie comunità, per coinvolgerle maggiormente. Questo consente anche di venire incontro ad un desiderio di Papa Francesco che è stato sempre quello di creare le condizioni perché la partecipazione fosse sempre resa possibile a tutti, anche a coloro, per esempio, che adesso, a causa della pandemia, non avranno i mezzi per venire a Roma. D’altra parte, se ci pensiamo, anche i precedenti incontri coinvolgevano un certo numero di famiglie, che però non hanno mai superato i 35 mila partecipanti, per esempio, ai congressi pastorali. Pochissime famiglie, se ci pensiamo bene, rispetto a quelle che rimanevano a casa, che vivevano l’incontro come qualcosa di molto distante e lontano. Quindi l’occasione che ci offre la provvidenza è quella di leggere nella situazione un’occasione per dare un’opportunità di partecipazione a tutti quelli che vogliono sentirsi parte della comunità ecclesiale e partecipare attivamente.

Avete già avuto reazioni e proposte dalle Diocesi? Come è stata accolta a livello locale questa novità?

Direi molto bene. C’era una grande attesa per capire come si sarebbe svolto questo decimo Incontro delle Famiglie, ma sicuramente le reazioni sono state molto positive. Anche perché quello che si sta chiedendo alle Chiese locali è di essere ancora più motivati di prima, più vivaci, più attivi, più creativi, in modo da realizzare iniziative con le famiglie in maniera parallela a quanto si svolgerà a Roma. Certamente poi ogni diocesi, ogni parrocchia potrà accogliere questo invito in maniera flessibile, in maniera creativa. Ognuno si organizzerà secondo le proprie realtà pastorali, le proprie possibilità. Quel che conta è che ci sia davvero il desiderio, lo sforzo di mettersi a disposizione delle famiglie, che sono le prime destinatarie di questo incontro ecclesiale indetto dal Papa. Proporre loro così un’occasione concreta di incontro, nelle loro realtà.

A proposito di questo, invierete suggerimenti alle Diocesi su come attivarsi concretamente a livello locale?

Si, sicuramente offriremo più avanti sussidi, indicazioni, per esempio, per le celebrazioni locali, un po’ come si sta facendo adesso anche per la Messa che verrà celebrata In occasione della prima Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani. Dopo l’estate sicuramente, per esempio, ci saranno le catechesi che la Diocesi di Roma sta preparando, e che sono strumenti che hanno sempre avuto la finalità di preparare le famiglie all’incontro, avviando con loro un cammino per approfondire il tema che è stato proposto dal Papa, “L’amore familiare, vocazione e via di santità” e per lavorare insieme con le famiglie sulle ricadute del magistero sulla famiglia nella prassi pastorale locale. Quindi questi strumenti hanno la funzione di camminare insieme alle famiglie, con i pastori, verso il momento culminante della festa che ciascuno potrà celebrare poi con i propri pastori.

Quale ruolo potranno avere, nella preparazione e nell’animazione di questi Incontri delle famiglie “diffusi” le coppie appartenenti a movimenti ecclesiali o comunque impegnate in un cammino di fede come coppia?

Il loro ruolo può essere molto importante e significativo. Perché le coppie che hanno già un percorso di fede o che appartengono a delle realtà locali o a dei movimenti ecclesiali, a delle associazioni, hanno spesso uno slancio missionario straordinariamente efficace. E hanno anche progetti pastorali consolidati che possono essere di grandissimo aiuto nelle parrocchie, quando vengono condivisi con un autentico spirito di comunione ecclesiale. Per cui possono davvero fare tanto, mettersi accanto ad altre famiglie, accompagnarle con la loro esperienza, con il loro slancio missionario, mettersi accanto ai pastori, come ci sta suggerendo Il Santo Padre da tanto tempo, proprio per far sì che questo cammino sia un cammino sinodale, tutti insieme. Anche pensando al fatto che tutto questo è un processo sinodale che continua, dai Sinodi sulla famiglia che ci sono stati, e va verso il nuovo Sinodo che è stato indetto dal Santo Padre, per promuovere proprio questa capacità di camminare insieme nella prospettiva della missione comune che abbiamo nella Chiesa. Nella quale le famiglie potranno avere un ruolo anche da protagoniste molto importante, che sarà un risveglio della pastorale familiare laddove ha bisogno ancora di essere accompagnata.

Nel logo pensato per l’Incontro mondiale 2022 e presentato in Sala Stampa vaticana , sono rappresentati tutti i temi forti di questo appuntamento. Ce lo può illustrare?

Il logo riprende la forma ellittica del Colonnato del Bernini, in Piazza San Pietro. Il significato, ovviamente, è quello del abbraccio accogliente, inclusivo, della Chiesa di Roma e nel logo sono rappresentate tante piccole figure, tanti personaggi, che si trovano sotto la cupola e che rappresentano le famiglie, con tutti i ruoli familiari, mamme, papà, nonni, figli. E che vogliono un po’ rinviare all’idea della Chiesa come famiglia di famiglie, come ci viene proposto in Amoris Laetitia. Se poi si osserva il logo con attenzione, si nota come queste famiglie siano disposte lungo il colonnato di piazza San Pietro, quasi a dire che queste famiglie davvero sorreggono la Chiesa. Perché come dice Amoris Laetitia, la famiglia è sempre un bene per la Chiesa, una forza permanente per la vita della Chiesa. Nella parte sinistra del logo, poi, c’è una piccola famiglia, che sembra esterna, che rappresenta l’idea delle famiglie che ancora non fanno parte della Chiesa, ma che osservano, che desiderano entrare nella Chiesa e verso le quali le famiglie cristiane si aprono con uno slancio missionario. Il messaggio di fondo è che tutte queste famiglie sono poste lungo il colonnato della piazza, quasi a ricordare la vocazione alla santità, perché sul colonnato sono rappresentati i santi con tante statue, a rappresentare l’idea della vocazione alla santità come un traguardo possibile per tutti. E vogliono sottolineare davvero come la santità sia possibile nella vita ordinaria delle famiglie di tutto il mondo. In fondo la santità che cos’è? Rendere Cristo manifesto con la nostra vita quotidiana, rendere straordinario ciò che è ordinario. Far sì che nell’ordinarietà della nostra vita familiare si possa manifestare la meraviglia di Dio.

 

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