“Una soluzione positiva non si raggiunge con le imposizioni” ma “con l’ascolto reciproco” per cercare “accordi comuni e fare passi concreti e tangibili che contribuiscano, con il contributo di tutti i cubani e senza esclusioni, a costruire la Patria ‘con tutti e per il bene di tutti’. Questo è il Paese che vogliamo”. Lo affermano i vescovi cubani in una nota a proposito delle manifestazioni di piazza che si sono svolte domenica 11 luglio e ieri a L’Avana e in molte città, con scontri con le forze dell’ordine e numerosi arresti. Dopo trent’anni la popolazione è tornata a protestare per le difficoltà a reperire cibo, l’aumento dei prezzi, l’inasprirsi della pandemia e la mancanza di democrazia, mentre secondo il governo cubano guidato da Miguel Diaz Canel si tratta di una manovra americana per “destabilizzare” l’isola. La Conferenza episcopale cubana si rivolge “a tutti i cubani di buona volontà” dicendo: “Non possiamo chiudere gli occhi o distogliere lo sguardo, come se nulla fosse, riguardo agli eventi vissuti dalla nostra gente” nei giorni scorsi. Nonostante “le restrizioni dovute all’aumento dei contagi da Covid-19”, osservano, “migliaia di persone sono scese in piazza nelle città e paesi di Cuba, protestando pubblicamente, esprimendo il proprio disagio per il deterioramento della situazione economica e sociale che sta vivendo il nostro Paese e che si è notevolmente accentuato”.
I vescovi ammettono di comprendere e le responsabilità del governo, che “ha cercato di adottare misure per alleviare queste difficoltà” ma “le persone hanno il diritto di esprimere i propri bisogni, desideri e speranze e, a loro volta, di esprimere pubblicamente come alcune misure prese li stiano colpendo seriamente”. “È necessario che ogni persona contribuisca con la propria creatività e iniziativa – affermano – e che ogni famiglia lavori per il proprio benessere, sapendo che quando questo è possibile si sta lavorando per il bene della nazione”. In questo momento, proseguono, “ci preoccupa che le risposte a queste istanze siano l’immobilità, che contribuisce a dare continuità ai problemi, senza risolverli”. “Non solo le situazioni peggiorano – sottolineano -, ma si va anche verso una rigidità e un indurimento delle posizioni che potrebbero generare risposte negative, con conseguenze imprevedibili che danneggerebbero tutti noi”. Citando Papa Francesco ricordano che “le crisi non si superano con il confronto ma cercando la comprensione”. “La violenza genera violenza – scandiscono -, l’aggressività di oggi apre ferite e alimenta risentimenti futuri che ci vorrà molto a superare”. Perciò invitano tutti “a non favorire la situazione di crisi, ma con serenità di spirito e buona volontà ad esercitare l’ascolto, la comprensione e l’atteggiamento di tolleranza che tiene conto e rispetta l’altro, per cercare insieme soluzioni giuste e adeguate”.
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