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San Benedetto, Elisa Bedetta: “Se la Caritas non ci fosse bisognerebbe inventarla”


DIOCESI
– Da alcune settimane una nuova squadra di giovani presta il servizio civile presso la Caritas diocesana di San Benedetto del Tronto. Abbiamo chiesto a questi ragazzi di raccontarci la loro esperienza. Oggi iniziamo da Elisa Bedetta

Come ha conosciuto la possibilità di svolgere il servizio civile presso la Caritas Diocesana?
Ho conosciuto la possibilità di svolgere il servizio civile in Caritas Diocesana tramite una chiacchierata con amici i quali mi hanno parlato di questa opportunità. Dato che dopo la laurea magistrale in Storia dell’Arte che ho conseguito presso l’Università di Urbino non potevo fare nessun concorso per entrare nel mondo della scuola, ho deciso di impiegare il mio tempo in questo modo.

Ha già svolto nella sua vita esperienze di volontariato?
Sì, per circa 8 anni sono stata attiva nel servizio di volontariato presso la Caritas parrocchiale della Parrocchia Santissima Annunziata di Porto d’Ascoli dove svolgevo le stesse attività di cui oggi mi occupo presso la Caritas diocesana. Ieri, come oggi, ero al centro d’ascolto e all’accoglienza, distribuivo il vestiario e preparavo il pacco dei viveri da distribuire alle famiglie bisognose.

Qual è l’impatto dopo le prime settimane di servizio?
Inizialmente avevo un po’ di timore nello sbagliare o nel non capire i bisogni delle persone, soprattutto di quelle straniere, e di non essere all’altezza di gestire le varie situazioni. Col passare dei giorni ho capito come lavorare nel migliore dei modi, anche grazie al sostegno dei miei compagni e della mia Operatore Locale di Progetto.

Cosa si aspetta da questa esperienza?
Sicuramente questa esperienza mi insegna a non aver più paura delle persone e delle situazioni difficili da gestire, ma sopratutto mi forma a livello personale, emotivo e relazionale. 

Come si coniuga l’esperienza in Caritas col suo percorso formativo e lavorativo?
La Caritas con il mio percorso formativo e lavorativo può aiutare a relazionarmi con diverse persone che si trovano in situazioni di disagio. Ho già affrontato a livello accademico il tema del disagio, in particolare quello scolastico in quanto ho fatto un master finalizzato al supporto di studenti con Disturbo da Deficit di Attenzione  Iperattività (ADHD), con Disturbo Specifico dell’Apprendimento (DSA) e con Bisogni Educativi Speciali (BES). Presso la Caritas si tratta di toccare con mano situazioni di sofferenza e di disagio.

Cosa significa per lei la presenza di strutture come la Caritas all’interno del tessuto sociale italiano?
Per me la presenza Caritas all’interno del tessuto urbano è importante poiché cerca di aiutare il più possibile i bisognosi ad avere una vita più dignitosa, in un modo tale che nessun altro ente offre. Se non ci fosse la Caritas bisognerebbe inventarla!