DIOCESI
– Domenica 18 luglio la comunità religiosa delle monache passioniste del Monastero della Maddalena in contrada Canali di Ripatransone ha fatto memoria, insieme a tanti fedeli e devoti, della morte di Suor Addolorata – al secolo Maria Pasqualina Luciani – avvenuta il 23 luglio 1954.

La religiosa, nata a Montegranaro nel 1920, emise la sua professione religiosa nel 1946 e soggiornò nel monastero di Ripatransone fino a quando la tubercolosi la costrinse a un calvario che la portò di ospedale in ospedale, fino a concludere la sua vita terrena in quello di Teramo. 

Suor Addolorata accettò con serenità la sua malattia, associandosi ai patimenti di Gesù Cristo e vivendo le proprie sofferenze alla luce del carisma proprio dei passionisti. I suoi resti mortali giacciono nel Monastero della Maddalena e sono oggetto di venerazione da parte di molti fedeli.

La celebrazione si è aperta con le parole di padre Pasquale Gianbernardini, vice postulatore della causa della Venerabile Suor Addolorata presso la Congregazione per il Culto dei Santi, il quale ha rievocato gli ultimi giorni di vita della monaca, tratteggiandone il profilo umano e spirituale.

Nella sua omelia il Vescovo Carlo, prendendo spunto dalle letture del giorno ha affermato: «La nostra vita è nelle mani di Colui che ci ama. Questa è la convinzione dalla quale è partita Suor Addolorata, che ha consacrato la sua vita sapendo di metterla in mani sicure. Suor Addolorata, come i discepoli di cui abbiamo sentito nel Vangelo, ha sottoposto al giudizio di Gesù la propria vita e si è lasciata plasmare da lui per affrontare la sofferenza».

Mons. Bresciani ha messo in evidenza l’importanza del riposo con il Signore: «Gesù nel vangelo dice agli apostoli: “Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’”. Poiché gli apostoli si sono dati un gran da fare per diffondere la Parola di Dio e sono comprensibilmente stanchi hanno bisogno di riposo. Ma Gesù vuole che questo riposo avvenga insieme a lui. Questo ci fa capire che quando non non ci riposiamo col Signore, noi perdiamo la speranza e riprendiamo il nostro lavoro più affaticati di prima. Lo possiamo riconoscere guardando a come abbiamo ridotto la domenica: ci siamo dimenticati che c’è un riposare che rinfranca lo spirito soltanto se è un incontro col Signore».

Il Vescovo Carlo ha poi osservato come questo tipo di riposo sia proprio la cifra della vita consacrata: «Che cos’è la vita consacrata? Che cos’è stata la vita di suor Addolorata se non un riposare con il Signore? Quando noi perdiamo l’autentica dimensione del riposo, non comprendiamo più il valore della vita consacrata, dando importanza solo ed esclusivamente al fare. Finiamo per giudicare la vita solo in modo strumentale. La vita consacrata invece si alimenta di questo evangelico vivere in disparte per fare spazio al Signore. Da questo stare con lui nasce poi quella carità che ci spinge verso gli altri e infatti è proprio Gesù, dopo questa sosta, a riprendere la predicazione verso coloro che altrimenti sarebbero come pecore senza pastore».

 

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