Mancano altri 145 ettari di suolo libero nella nostra regione ma in controtendenza rispetto all’andamento nazionale crescono quelli destinati all’agricoltura. È la fotografia delle Marche secondo l’Ispra che nel suo report annuale sul consumo di suolo registra la scomparsa di territorio libero da costruzioni pari a 203 campi da calcio tra il 2019 e il 2020. In media ogni marchigiano ha rinunciato a quasi un metro quadro di verde. Nel dettaglio delle province Macerata perde altri 54 ettari di terreno contro i 43 di Ascoli, i 26 di Pesaro Urbino, i 14 di Fermo e gli 8 di Ancona (pressoché tutti concentrati a Falconara). Ascoli e Macerata si scambiano il posto sul podio se guardiamo all’incidenza pro capite: ogni residente ascolano ha perso oltre 2 metri quadrati di verde, quelli maceratesi 1,73. Eppure, nel lungo periodo, qualche luce c’è. Negli ultimi 8 anni è infatti aumentato l’utilizzo di terreni agricoli. Rispetto al 2012, scrive il rapporto, ci sono 790 ettari e questo rappresenta l’incremento più alto tra le regioni e in controtendenza rispetto all’andamento generale che vede la perdita di 37.530 ettari a livello nazionale. Nelle Marche si continua a costruire soprattutto in aree naturali e, in particolare, sulla costa. Siamo la seconda regione d’Italia per cementificazione a meno di 300 metri dalla costa e nell’ultimo anno abbiamo avuto la maggior incidenza di nuova occupazione di suolo con 8,43 metri quadrati per ettaro di superficie. Ciò significa anche spopolamento delle aree interne con il conseguente pericolo di tenuta idrogeologica dei territori. “Ad oggi – spiega la presidente di Coldiretti Marche, Maria Letizia Gardoni – c’è la legge sul consumo di suolo ferma in Senato. Occorre accelerare sulla sua approvazione per dotare il Paese di uno strumento all’avanguardia per la protezione del suo territorio. L’Italia deve difendere il patrimonio agricolo e la disponibilità di terra fertile puntando a una forma di sovranità alimentare che nell’arco di 10 anni crei le condizioni perché il Paese diventi autosufficiente nella produzione di cibo, anche da donare alle fasce più deboli”. Proprio per frenare ulteriormente il consumo di suolo Coldiretti Giovani Impresa ha avviato una petizione per proibire il fotovoltaico a terra e “spingere invece il fotovoltaico pulito ed ecosostenibile sui tetti di stalle, cascine, magazzini, fienili, laboratori di trasformazione e strutture agricole. Le firme vengono raccolte sul sito www.giovanimpresa.coldiretti.it e negli uffici della Coldiretti in tutta Italia, nei mercati e negli agriturismi di Campagna Amica. “Occorre investire nelle fonti alternative di energia senza dimenticare il ruolo fondamentale dell’agricoltura e la bellezza unica dei nostri territori, che andrebbero compromessi senza una programmazione territoriale degli impianti fotovoltaici a terra” spiegano i giovani agricoltori.

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