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Sorelle Clarisse: Pane da gustare

DIOCESI – Lectio delle Sorelle Clarisse del monastero Santa Speranza di San Benedetto del Tronto.

La prima lettura di questa domenica ci fa incontrare il profeta Elia. È in fuga dalla regina Gezabele che lo vuole morto, una fuga che lo spinge, stremato, nel deserto.

«Ora basta, Signore! Prendi la mia vita…», sono le parole che grida a Dio.

E il Signore interviene…ancora una volta, come nelle scorse domeniche quando è intervenuto con la manna e le quaglie a sfamare il popolo di Israele appena uscito dall’Egitto, quando ha moltiplicato i cinque pani e i due pesci per le cinquemila persone che lo seguivano…interviene, oggi, con «una focaccia cotta su pietre roventi, e un orcio d’acqua». Un pasto messo a disposizione di Elia per bene due volte affinché potesse affrontare il cammino altrimenti troppo faticoso per lui.

Elia, entrambe le volte, «si alzò, mangiò e bevve. E con la forza di quel cibo camminò per quaranta giorni e quaranta notti fino al monte di Dio, l’Oreb».

Un pane speciale…Gesù ce lo conferma nel Vangelo: «…questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia».

Un pane che non fa morire…un pane che ci permette di avanzare nel cammino della vita, altrimenti troppo faticosa per noi…

Gesù ha voluto condividere il pane degli uomini; trent’anni in cui ha partecipato ai pasti quotidiani, ai pranzi di festa e ai pranzi di lutto; trent’anni in cui ha sfamato il popolo di pane materiale e, contemporaneamente, ha cercato di far sentire, intuire, percepire agli uomini la loro fame essenziale, il cibo, il pane particolare che egli avrebbe loro offerto. Noi siamo sempre tentati di ridurre l’esperienza religiosa all’iniziativa dell’uomo che, ad un certo punto, decide di occuparsi di Dio. È il Padre, invece che ci attira a sé, che ci viene incontro attraverso il Figlio, parola e pane discesi dal cielo, e ci offre di condividere la sua vita, prima di qualsiasi iniziativa da parte nostra. Lo scrive anche San Paolo, scrive di un Dio che perdona per primo, un Dio che ama per primo, un Dio che si offre per primo.

Per mezzo di Gesù, Dio ci insegna la differenza tra il nostro pane, che non può sottrarci alla morte, e il suo, che ci dona la vita eterna.

Ed è un pane, lo leggiamo nel salmo, non solo da mangiare, ma da gustare…cioè da assaporare, un pane per cui provare piacere del suo sapore, della sua consistenza, del suo saziarci! Il Signore ci propone di gustare, assaporare la bontà di una vita condita dalla sua Parola, dal suo stare con noi, dal suo abitare in noi.

«Gustate e vedete com’è buono il Signore, beato l’uomo che in lui si rifugia»: che sia Cristo, allora, il pane che mai deve mancare sulla tavola dei nostri giorni e dei nostri tempi.

Redazione: