Si tratta di un programma che l’Università definisce “pionieristico”, con un forte approccio interdisciplinare che – in risposta all’attuale crisi ecclesiale – “cerca di contribuire alla prevenzione degli abusi e alla promozione di ambienti sani, offrendo strumenti al servizio della comprensione delle radici di questa crisi, della loro prevenzione e della protezione dei bambini, degli adolescenti e delle persone più vulnerabili”. Il tutto in vista della “costruzione di una cultura della cura”. Il diploma, della durata di otto mesi, conta su 65 studenti provenienti da tutto il Paese, principalmente agenti pastorali e formatori.
Nel suo saluto, il rettore dell’Università Cattolica, Ignacio Sánchez, ha sottolineato: “Il Papa ci ha chiamato a generare istanze di dialogo, per fare passi avanti verso una cultura della cura e della protezione. Consapevole che questo compito dovrebbe essere assunto da tutti, ha invitato – in modo del tutto speciale – le Università. Così, dall’Università Cattolica abbiamo accolto questa chiamata e l’abbiamo perseguita in più modi, uno di questi è il diploma che abbiamo iniziato oggi”. Ha inoltre aggiunto che “la formazione dei laici, dei religiosi e delle religiose è un modo per affrontare la crisi degli abusi nell’ambiente ecclesiale, senza dubbio c’è molto da fare in vista del rinnovamento della nostra Chiesa, ma di sicuro la formazione è un punto di partenza fondamentale in questo processo”.