di Maddalena Maltese
(da New York) Questa volta sono morti in dieci, a pochi metri da Encino, un villaggio di 140 anime a sud del Texas, a circa 130 chilometri dal confine con il Messico. Lo scorso marzo erano in 13 ad essere deceduti al confine con la California. Sempre in marzo otto ad aver perso la vita al confine con il Texas. Tutti migranti. Tutti senza documenti legali. Tutti deceduti dentro furgoni, suv, camion che li avrebbero invece dovuti traghettare verso una nuova vita, verso il sogno americano. Le ultime dieci vittime viaggiavano insieme ad altri compagni, quando il loro furgone si è schiantato contro un palo di metallo, lasciando sull’asfalto altri 20 feriti trasportati d’urgenza negli ospedali vicini. Stavolta non li inseguiva la polizia come era successo nel caso degli otto morti di marzo a Del Rio, che per sfuggire alla cattura si erano schiantati frontalmente con un altro pick-up. Gli autisti sono spesso statunitensi reclutati ad Austin, Dallas, Houston o in altre città nell’area di El Paso, da organizzazioni criminali che per poche ore di lavoro offrono cifre da capogiro, in una tratta di esseri umani che stavolta viaggia su gomma e non via mare. Talvolta sono gli stessi migranti a spacciarsi per autisti in cambio di una riduzione del costo del biglietto e dopo aver opportunamente corrotto alcuni agenti.
L’incidente di Encino è il primo avvenuto dopo che il governatore del Texas, Greg Abbott, ha emesso un ordine esecutivo che vieta a trasportatori privati di offrire passaggi su strada ai migranti. La stretta giudiziaria ha spaventato i conducenti autorizzati della valle del Rio Grande, che si sono tirati indietro, lasciando ad organizzazioni fai da te e per niente umanitarie l’incombenza di questi traghettamenti. Secondo, Dylan Corbett, direttore dell’Hope Border Institute di El Paso, le persone nel furgone organizzano il trasporto in maniera clandestina e questo spiega perché fossero così stipate. “Chi intraprende questo viaggio e sceglie di farlo in questo modo sa che sta mettendo a rischio la sua vita, ma non ha molte altre opzioni”, spiega Corbett che da marzo si batte chiedendo al presidente Joe Biden una riforma generale del sistema migratorio.
Invece i rischi nell’attraversamento delle frontiere si sono moltiplicati, soprattutto ora che anche l’amministrazione Biden ha sposato la politica di Trump sui respingimenti rapidi alla frontiera, in nome del titolo 42: un’ordinanza voluta da Trump per impedire di ampliare il fronte dei contagi da Covid-19, accogliendo migranti senza alcuno screening sanitario. Il titolo 42 autorizza i respingimenti alla frontiera senza neppure prendere in esame le richieste di asilo, Biden almeno ha deciso di sospenderlo per i minori non accompagnati, ma sembra che l’agire della polizia di frontiera più che fungere da deterrente spinga i migranti a correre maggiori rischi.
Il governatore del Texas nel suo ordine esecutivo si è appellato ai rischi di nuove infezioni per autorizzare la polizia statale non solo a fermare, ma anche a sequestrare i veicoli che trasportano i migranti e hanno attraversato illegalmente il confine. L’inasprimento di Abbott è arrivato dopo che una famiglia di immigrati, che alloggiava in una struttura gestita dalla Caritas di Rio Grande Valley, è stata fermata dalla polizia in un fast-food ed è stata scoperta positiva al Covid. In poche ore la narrativa dei migranti untori ha fatto il giro dei social e ha provocato reazioni politiche estremamente dure che l’ordinanza del governatore ha sintetizzato dicendo che “bus carichi di migranti, un numero imprecisato dei quali è infetto da Covid-19, vengono trasportati verso comunità sparse in tutto lo Stato del Texas, esponendo i texani alla diffusione del Covid-19”.
A nulla è valso un comunicato e un messaggio video diffuso da suor Norma Pimentel, la religiosa responsabile della Caritas di Rio Grande Valley, in cui spiegava che le famiglie prese in custodia vengono segnalate dalla Border Patrol, la polizia di frontiera federale, che li rilascia dopo i controlli di rito e alcuni giorni di detenzione. La famiglia incriminata era stata messa in quarantena in un hotel, dopo essere stata rilasciata proprio dagli agenti e trovata positiva al coronavirus. Un unico incidente, quello accaduto nella cittadina di La Joya, che rischia di criminalizzare tutti i migranti e creare una vera e propria discriminazione razziale.
Un’altra ordinanza dello stesso governatore potrebbe portare anche alla chiusura, entro la fine di agosto, di tutte le strutture della Caritas che si occupano di bambini in affido e migranti: la norma toglierà la licenza di operare a tutte quelle attività che si occupano di migranti illegali e porterebbe i bambini ad essere ammassati in strutture governative, che al momento si stanno rivelando insufficienti.
I vescovi della diocesi di El Paso e di Dallas hanno fatto appello al governo statale, sostenendo che la norma viola la libertà religiosa che in virtù della fede “impone di prendersi cura degli orfani e delle vedove in difficoltà, di accogliere lo straniero e di prendersi cura di coloro che soffrono: un lavoro ora minacciato e in violazione delle leggi che tutelano la libertà di religione”. Gli ultimi dati sugli arrivi al confine, relativi al mese di giugno, parlano di circa 188.800 migranti arrestati o respinti. Tra questi il 34% era almeno al secondo tentativo di ingresso; mentre 15.253 erano i minori non accompagnati che ora soggiornano in strutture del governo. Da ottobre 2020, la polizia di frontiera ha fermato circa un milione di immigrati che hanno tentato di attraversare illegalmente la frontiera.