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Che cosa posso fare anch’io?

di Alessio Magoga, direttore “L’Azione” (Vittorio Veneto)

I senzatetto mangiano gratis”. Era scritto così su un cartello affisso alla porta di una kebabberia di una città della nostra diocesi. Visto il tipo di cibo, il kebab, immagino che i gestori siano mussulmani, presso i quali l’elemosina è considerata uno dei principali pilastri della vita di fede del vero credente. Ora, al di là, delle considerazioni circa l’appartenenza ad una religione o all’altra, questo cartello dà da pensare, anzi dà da fare. Sì, perché è vero che i problemi del mondo sono grandi, immensi: gli sbarchi, la pandemia, il lavoro… Ma io posso sempre fare qualcosa, magari piccola, e allora comincio da quella: do da mangiare a chi davvero è nel bisogno, a chi è al verde… Importante è decidere, agire, cominciare qualcosa. A volte ci fermiamo molto prima, nonostante abbiamo la consapevolezza di avere una buona intuizione o una luminosa ispirazione. Anziché assecondarla, prendere l’iniziativa ed agire, lasciamo che si consumi e si estenui nel mondo delle ipotesi irrealizzabili. L’estate è tempo di riposo, certo, ma è anche tempo opportuno per riflettere su “che cosa posso fare anch’io”. Potrà essere una piccola cosa, un piccolo gesto di carità e di attenzione nei confronti del mio prossimo. Comincio anch’io da lì. Forse non potrò dar da mangiare ai senzatetto del mio quartiere, cercherò allora qualcosa d’altro, di più semplice e alla mia portata. L’importante è non far spallucce e non decidere niente perché – ci giustifichiamo – ci vuole senza dubbio “ben altro”. Proprio questa è la strada migliore verso l’indifferenza, che lentamente conduce alla morte interiore, alla morte dell’anima. E papa Francesco non manca mai di condannare l’indifferenza, perché è l’esatto contrario della compassione e della misericordia, virtù – tra l’altro – che sono care sia ai cristiani sia ai mussulmani.

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