Portato più all’azione che all’apparizione mediatica, suscitò qualche vespaio quando disse francamente che non c’erano stati approcci reali e pragmatici per il suo incarico di responsabile dell’emergenza Covid in Calabria, come a dire: non inseguo il successo e la fama, ma la realtà dei fatti e soprattutto la cura; se posso essere utile, volentieri. E su quella strada continuerà la sua creatura, come nelle dichiarazioni della presidente di Emergency, Rossella Miccio. A offrire la giusta misura del senso dell’operato di Strada sono stati probabilmente in due: la Caritas Ambrosiana – la sua è stata una vera, disinteressata, “per la cura dei feriti e delle vittime dei conflitti, in ogni angolo del pianeta” e David Sassoli, presidente del Parlamento Europeo, che ha pubblicato la foto di Strada mentre cura un bambino.

Come nel caso del clima planetario e degli incendi, non c’è più tempo per le parole e le dichiarazioni diplomatiche; il fondatore di Emergency lo ha dimostrato con l’impegno costante verso gli ultimi, a rischio della sua stessa vita. Anche quando si è spinto con i suoi collaboratori in zone altamente pericolose, con il rischio di una raffica di mitra e via.

Per questa vocazione pragmatica, Strada non le mandava a dire, come nel caso della situazione della nostra sanità o della situazione politica in Somalia: “con gli Shabaab non si tratta”, ha riposto rassegnato a chi, in questo caso il Corriere della sera, gli chiedeva quali fossero stati i limiti invalicabili che aveva trovato nella sua opera.
Amico di gente come De Andrè, Umberto Eco, Noam Chomsky, è stato un protagonista del tempo, non della tribù dei chiacchierini, dei sorrisini a 360 gradi o delle parolacce fino a non respirare più, ma quello coraggioso del rischio di sparire senza lasciare traccia, se non nel cuore e nella memoria, andando a curare un bambino dall’altra parte del mondo, magari con quel governo che non ti vuole far entrare, o ti chiede soldi per farlo.