Adriana Masotti – da Vatican News
“Non c’è un secondo tempo, il momento per rimboccarsi le maniche è adesso, prima che sia troppo tardi e sparisca il cioccolato”. A dirlo sono i due autori, Matteo Nardi e Letizia Palmisano, giornalisti ambientali impegnati da sempre nella diffusione della cultura della sostenibilità. “Il mondo ha bisogno di ognuno di noi – sostengono – perché anche nel piccolo della nostra quotidianità possiamo davvero fare la differenza e si può iniziare da semplici piccoli passi”. Affrontando 10 aspetti del nostro vivere quotidiano, il volume, edito da Città Nuova editrice, offre dati, spunti di riflessione e soprattutto suggerimenti concreti, già sperimentati, per migliorare il nostro stile di vita e renderlo sempre più a impatto zero. In appendice al libro, alcune storie di chi ha già iniziato a realizzare quel cambiamento di cui il mondo ha bisogno: esempi di buone pratiche individuali, aziendali e associative, che incoraggiano ciascuno di noi a fare i primi passi.
Il privato è un bene pubblico
“10 Idee per Salvare il Pianeta, prima che sparisca il cioccolato” è un manuale agile che vuol aiutare ciascuno di noi a diventare un alleato dell’ambiente, anche senza avere la tessera di un’associazione ambientalista in tasca. “Mai come in questi anni ci siamo resi conto che il privato è pubblico. Anzi, è un bene pubblico”, sottolinea il giornalista Simone Cosimi che firma l’introduzione al volume. “Ormai – prosegue – siamo tutti ambientalisti, nel senso che le informazioni a nostra disposizione sono tante e di tale qualità da coinvolgerci senza scuse. Questo libro velocizza la transizione a cui siamo chiamati”. A rendere ancora più green il libro sarà inoltre l’impegno degli autori che metteranno a dimora alcuni alberi per compensare la CO2 emessa per la spedizione e la produzione dei libri, realizzati su carta proveniente da foreste gestite in modo responsabile.
Palmisano: si può cominciare dalle piccole cose
Se Matteo Nardi è appassionato di biciclette, alberi e montagne e attualmente è responsabile del Dipartimento green dell’agenzia di comunicazione Press Play, Letizia Palmisano fa parte del comitato promotore del Green Drop Award alla Mostra del Cinema di Venezia. Per l’azione “Digital Clean Up: rendi sostenibile il tuo smartworking” ha ricevuto il premio SERR 2020. Ai microfoni di Vatican News ci dice di più sulle ragioni delle loro “10 Idee per Salvare il Pianeta”:
Letizia Palmisano, un concetto centrale del vostro libro è la convinzione che per salvare la Terra non ci vogliono super eroi, ma persone normali, però consapevoli e responsabili. E’ così?
Sì, il libro vuole sottolineare la straordinaria normalità del fatto che chiunque possa fare la propria parte. Spesso si pensa di non essere all’altezza di un certo compito, invece questo è un obiettivo che riguarda tutti e cioè salvare le risorse che il pianeta ci dona. Per far sì che l’umanità possa avere un futuro, perché il pianeta può vivere anche senza di noi, ma noi non possiamo senza le sue risorse. Penso che quello che manca è un po’ l’idea del bene comune. Cioè, o una cosa è mia o non mi interessa, invece l’aria che respiriamo, il suolo e in generale qualsiasi risorsa, dovrebbero essere avvertiti come un bene di tutti e ognuno di noi deve poter fare la propria parte per cercare di salvarlo.
Voi avete scelto dieci temi di su cui dare alcuni suggerimenti per comportamenti nuovi, improntati all’ecologia, a cominciare dalla casa. Forse non è proprio il passo più facile, però stiamo vedendo che anche la politica aiuta in questo momento…
Abbiamo cominciato dalla casa perché questo è un periodo un po’ particolare in cui molti di noi ci siamo trovati chiusi in casa per lunghi periodi e spesso si sottovaluta il fatto che la sostenibilità può essere anche sotto i nostri occhi. Nel libro parliamo di diversi aspetti della sostenibilità in casa, quello legato al mondo energetico ha anche il vantaggio di portare un vero e proprio risparmio nelle bollette. Noi spesso non ci rendiamo conto di quanto i nostri consumi siamo più alti di quelli che potrebbero essere, parlo dell’elettricità, come anche del gas, e quindi investire nell’efficienza energetica ci consente di abbassare le bollette e di ridurre le emissioni climalteranti. E poi, come mai oggi, siamo ricchi di incentivi, addirittura si può godere del superbonus ottenendo il 110% dell’investimento, ma ci sono tantissime altre misure che danno il 50-60% che si somma, tra l’altro, al risparmio. Quindi, se non lo si vuole fare per il pianeta, almeno lo si faccia per tagliare le bollette.
Per molti di noi è un’abitudine cercare di risparmiare, però far del bene all’ambiente è senz’altro una motivazione in più che può allargarci anche la mente e il cuore…
Certamente e devo dire che, per esempio, abbiamo dedicato un libro all’essere genitori green. Perchè genitori così si diventa non si nasce, e molte persone si avvicinano alla sostenibilità ambientale proprio nel momento in cui hanno dei figli, spinti dal cercare di lasciare loro un pianeta migliore di come l’abbiamo trovato e il nostro libro è rivolto proprio anche a chi ancora deve iniziare a muovere i primi passi. E non si deve avere la preoccupazione di non saper fare una cosa: abbiamo scritto 10 capitoli con Matteo Nardi, perché sono 10 punti di partenza diversi, uno può leggere il libro da dove vuole e quindi incominciare da quello che sente più affine, per chi vuole essere più ecosostenibile in ufficio c’è il capitolo dedicato, per chi utilizza molti strumenti di elettronica si spiega come utilizzare oggi i rigenerati, per chi vuol avere una dimensione più collettiva e si vuole approcciare ad alcune associazioni, parliamo dell’esperienza meravigliosa che è la condivisione di una mission e dell’agire insieme agli altri. Ognuno può davvero trovare il proprio punto di partenza più vicino al proprio sentire, sperando poi che sia solo il primo passo di una lunga maratona.
Mi ha colpito l’esempio delle mail: anche usare la posta elettronica, mandare una mail, rappresenta un consumo. E quindi bisogna chiedersi se è proprio necessaria…
Sì, ci sono dei rifiuti cosiddetti invisibili che non vediamo e che purtroppo non percepiamo. Abbiamo ormai tutta una serie di archivi digitali e documenti condivisi, che possono essere le foto dei figli o quello che condividiamo con i colleghi, che sono in questi cloud che per funzionare hanno bisogno di tantissima energia che spesso non è rinnovabile. Ecco, mettere a dieta il proprio cloud, non mettere in copia 10 persone, ma solo i reali destinatari, ad esempio, oppure cancellarsi da quelle newsletter, che siamo sicuri non leggeremo mai, ha un forte impatto in termini positivi di riduzione dell’impatto ambientale.
L’alimentazione è un capitolo molto importante per quanto riguarda l’ambiente e voi ne parlate dicendo che mangiare sano fa bene al pianeta, ma anche non sprecare il cibo, stando attenti a dove si acquista e ai prodotti che si acquistano…
Assolutamente. Innanzitutto la spesa è un azione che compiamo tutti normalmente più volte al giorno e sulla quale vi è già una parziale informazione, però si può fare molto di più. Per esempio anche ridimensionare gli acquisti: avere queste dispense piene di cibo che poi andrà in parte magari a scadere o andrà a male, non fa bene né alle tasche, nè all’ambiente, ma poi quando scelgo posso optare per diverse soluzioni: potrei scegliere frutta di stagione e coltivata localmente, preferire l’uva e le mele al posto delle banane, ad esempio, perché il frutto che deve attraversare un oceano produce un impatto ambientale legato al trasporto. Quindi anche conoscere ciò che è di stagione, andando dai contadini e scoprendo che c’è una biodiversità agroalimentare molto più grande di quella che di solito compriamo. Per fare un esempio che mi riguarda, a me la spesa arriva a casa, ma non la scelgo io, c’è un servizio che mi porta il cibo biologico, con l’ultimo miglio in biciletta, che è quello che gli agricoltori hanno realizzato in quella settimana. Magari hanno delle eccedenze rispetto alle consegne ai ristoranti o altro, e mi arrivano carote di colore diverso rispetto a quelle a cui sono abituata, come anche i cavolfiori e altre verdure di cui guardo il nome nell’elenco perché magari non le ho mai cucinate…. ed è molto bella questa sorpresa continua a km.0.
Lasciamo al lettore la curiosità di andare a guardarsi tutti gli altri temi affrontati, ce n’è uno però che mi ha incuriosita, s’intitola: come organizzare feste e matrimoni ecosostenibili, una parola su questo
Questo è un capitolo che veramente attinge alla mia esperienza personale. Quando 10 anni fa con mio marito ci siamo sposati, ho cercato di organizzare un matrimonio a minor impatto ambientale possibile, di solito si invitano 50 o 100 persone che si spostano da diversi luoghi, si punta su cibi particolari che hanno attraversato mezzo continente, ma è possibile fare una festa che lasci tutti soddisfatti riducendo l’impatto ambientale. Non c’è bisogno, ad esempio, di fare la cerimonia e poi il ricevimento a due ore di macchina di distanza, si può organizzare un sistema di trasporto per gli invitati, scegliere cibi che siano di stagione e, se ci sono degli avanzi, posso mettermi d’accordo con alcune onlus che, in completa sicurezza, possono ritirare il cibo e donarlo a chi ne ha bisogno. Anche l’abito da sposa, non per forza deve essere nuovo, oggi esistono dei sistemi che mettono in circolo degli abiti meravigliosi che sono come nuovi, tutto ciò riducendo l’impatto ambientale senza ridurre nè il comfort, nè l’emozione, la gioia e i sentimenti di quella giornata.
Torniamo all’introduzione del vostro libro: si parla delle due sfide che ci troviamo di fronte, quella digitale e quella ambientale, due transizioni che dobbiamo affrontare, però si dice anche delle resistenze che ci sono. La transizione ecologica è un affare geopolitico., ma ci sono ancora tanti che non vogliono imboccare questa strada. Perchè?
La resistenza al cambiamento è proprio insita nell’umanità, ma il futuro o sarà sostenibile o non ci sarà, è necessario fare scelte coraggiose e quelle non dipendono dai singoli. Noi nel libro ci rivolgiamo alle persone, ma sono solo uno degli attori, perché poi ovviamente gli Stati e le pubbliche amministrazioni devono assolutamente fare del loro e questa transizione va governata in gran parte dall’alto. Noi saremo costretti ad affrontare le conseguenze dei cambiamenti climatici che, tra l’altro, sono già in corso, ma saranno sempre peggiori. La questione è, se vogliamo, continuare a indebitarci con il pianeta e trovarci di fronte a un debito enorme da affrontare tutto assieme o agire adesso che sappiamo ancora che strada prendere. Sicuramente ci vuole coraggio da parte delle pubbliche amministrazioni, degli Stati, degli enti anche sovranazionali, ma se questo coraggio oggi non c’è, ne pagheremo le conseguenze troppo grandi anche solamente fra 10 anni.
Nel libro si danno anche le ragioni per cui è necessario cambiare, si danno dati, cifre sullo stato del pianeta…
Certo. C’è una battuta che abbiamo messo nel titolo: noi diamo dieci idee e diciamo “per salvare la cioccolata”. Sembra una battuta, ma nasce da un problema reale, perchè i cambiamenti climatici stanno incidendo violentemente su tutta una serie di colture, alcune peraltro sono la base dell’alimentazione di intere popolazioni come il riso, il grano, il mais e anche “comfort food” tra cui caffè e cacao. Da qui quella battuta con cui noi diciamo: “se non lo fate per il pianeta, fatelo almeno per la colazione”. Noi non possiamo più attendere, ci vuole una solidarietà, che abbiamo visto anche in parte funzionare con il coronavirus, purtroppo non perfetta, però si cerca di aiutarsi tra Stati e anche tramite accordi sovranazionali. Io credo che, se finalmente riusciremo a sopravvivere al coronavirus, sarà perché saremo uniti a livello globale, ma non dobbiamo dimenticarci dell’enorme ‘pandemia’ in corso che è quella climatica. Con il nostro libro diciamo: oggi noi facciamo ancora in tempo, fra 10 anni dicono gli esperti, potrebbe essere troppo tardi, quindi non possiamo permetterci di rinviare il cambiamento e ogni persona nel proprio ruolo lo deve fare, istituzioni pubbliche e singoli cittadini.