GROTTAMMARE – Nel pomeriggio di martedì 17 agosto presso il giardino della Casa Comunale è stata presentata l’opera in tre volumi Roma, l’Italia e l’Europa durante il pontificato di Sisto V di don Vincenzo Catani. L’incontro è stato introdotto dal Sindaco Enrico Piergallini che ha fatto gli onori di casa, salutando le altre autorità e i numerosi intervenuti.
Nel congratularsi con l’autore, il Vescovo Carlo Bresciani ha affermato che l’opera è una miniera di informazioni sul tempo di Sisto V, in particolare per quanto riguarda gli aspetti religiosi, politici ed economici, aspetti imprescindibili per tutti gli studiosi che da adesso in poi avranno uno strumento di prim’ordine a loro disposizione in quanto basato su fonti di prima mano.
Ha preso poi la parola don Vincenzo Catani che ha presentato la sua opera, tutta incentrata sugli “Avvisi”, ovvero quelli che possono essere considerati gli embrioni del giornalismo. Il sacerdote ha passato gli ultimi 10 anni della sua vita a consultare presso la Biblioteca Apostolica Vaticana tutti gli Avvisi del pontificato di Sisto V (1585-1590) raccolti in sei faldoni.
Ma cosa erano sostanzialmente questi Avvisi? Si tratta di una serie di raccolte sulle novità che dalle corti e dalle cancellerie di tutta Europa giungevano a Roma. A seconda della distanza, essi giungevano a Roma nel tempo di una o due settimane. Per capire la tempistica basti pensare che i corrieri impiegavano 26 giorni per percorrere la tratta Londra-Milano e altri 11 per quella Milano-Roma. Gli Avvisi venivano raccolti da quelli che oggi chiameremmo semplicemente “giornalisti” che avevano la loro base nel rione Parione. Le notizie venivano poi assemblate, dando vita a una sorta di report giornalistici.
Si capisce dunque facilmente l’importanza che questi Avvisi abbiano dal punto di vista storico e quanto siano fondamentali per ricostruire la verità su quanto sia accaduto in quegli anni, mettendo finalmente da parte pregiudizi, luoghi comuni e fake news come quelle contenute nel pamphlet antipapale di Gregorio Leti.
Negli Avvisi venivano riportate notizie sul Papa, sulla Curia Romana, sugli stati europei e su quelli che costellavano la penisola italiana. Ma chi era interessato all’acquisto degli Avvisi? Sia le ambasciate, che i cardinali, come anche il personale della Curia Romana: tutti questi soggetti erano a caccia di notizie sulle cronache del tempo, sui resoconti di guerra, sulle pestilenze, sule carestie, sulla cronaca nera, sul fenomeno del banditismo, ecc.
Attraverso il contenuto degli Avvisi, don Vincenzo ha messo in evidenza alcuni aspetti del papa piceno. Egli aveva in mente un programma ben preciso da mettere in atto, fortemente ispirato ai dettami del Concilio di Trento. Per questo motivo obbligò cardinali, vescovi e parroci a risiedere nelle diocesi e nelle parrocchie a loro affidate. Il suo stile fu molto frugale: ad esempio, durante il suo pontificato, i membri del personale della corte pontificia si ridussero a sole 350 unità. Dal punto di vista spirituale fu particolarmente amante dell’Eucaristia – durante le processioni del Corpus Domini seguiva il Santissimo Sacramento a piedi e non sulla sedia gestatoria come i suoi predecessori – e della Madonna – si fece infatti seppellire a Santa Maria Maggiore, basilica che attraverso 5 nuovi assi viari aveva collegato con altrettanti punti della Città. Nei suoi 5 anni di pontificato (6 se si usa il computo pontificio) Roma venne trasformata dal punto di vista urbanistico e artistico: basti pensare ai tanti obelischi che fece erigere o al completamento della cupola di San Pietro. Risanò anche le casse dello Stato Pontificio visto che in esse alla sua morte giaceva la bellezza di cinque milioni di scudi.