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Il nostro “No” all’eutanasia è un grande “Sì” alla dignità della vita umana

È giunta anche nella nostra città la campagna per promuovere il referendum sull’eutanasia con la presenza dell’Onorevole Marco Cappato, da sempre in prima linea per questo genere di battaglie. Come cittadini italiani non vogliamo fare mancare il nostro contributo all’interno di un dibattito delicato, visto che riguarda persone che versano in condizioni di estrema sofferenza.

Siamo coscienti del fatto che ogni riflessione su questo tema abbia conseguenze filosofiche, etiche e religiose e che pertanto siamo davanti a tematiche complesse. È proprio a causa di questa complessità che riteniamo errata, o quantomeno parziale, la posizione di chi proclama una morale fondata esclusivamente sull’asserto «la vita è la mia e la gestisco da solo», ovvero il cosiddetto principio di autodeterminazione. Qualora si desse adito in maniera unilaterale a tale convinzione ogni riflessione sarebbe chiusa a priori.

È invece necessario guardare alla globalità dei fattori umani e sociali in gioco, ivi compreso ovviamente la coscienza di ognuno, che va aiutata e non abbandonata a se stessa. In tal senso non possiamo ignorare il peso che una legge esercita sulla vita della gente, soprattutto quando si arroga il diritto di definire chi è persona – ovvero soggetto che è in pieno possesso di diritti, e quindi va difeso e curato – e chi non lo è. Nel passato, quando non si è concessa la dignità di persona agli uomini di colore ne sono venuti la schiavitù e il loro sfruttamento in quanto considerati solo come forza lavoro. Allo stesso modo nella Germania degli anni ’30 e ’40 dello scorso secolo i nazisti hanno negato la dignità di persone agli ebrei e ne è venuta la più grande tragedia del Novecento con lo sterminio di sei milioni di innocenti.

Non è che sotto la scintillante parola “autodeterminazione” si nasconda invece l’abbandono a se stessi dei più deboli? Non è che una eventuale legge sull’eutanasia si traduca di fatto in una spinta a tagliare le risorse necessarie alla cura delle persone le cui vite sono considerate ormai improduttive e dunque solo un peso?

Insomma, abbiamo il timore che dietro alla proposta di legge sull’eutanasia ci sia quella “cultura dello scarto” denunciata più volte durante il pontificato di Papa Francesco. Ciò avviene purtroppo già in altri Paesi, anche senza il loro consenso. Come cristiani, inoltre, non possiamo ignorare che Gesù ha avuto una preferenza per gli ammalati, per i poveri, per la povera gente, per i diseredati, perché essi erano i più bisognosi di cura e, in quanto era dimenticata la loro dignità umana, non erano accettati dalla società. Pertanto riteniamo che il nostro “Sì” alla Vita, sempre, sia dettato dal rispetto che è dovuto alla vita umana in qualsiasi stato di salute o di malattia essa si trovi.

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