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Parrocchia Sacra Famiglia, oggi la celebrazione in memoria di Don Osvaldo Cataldi

DIOCESI – Sono passati già 10 anni dalla morte di Don Osvaldo Cataldi. La parrocchia Sacra Famiglia ricorderà il suo amato parroco in particolare con due celebrazioni: la prima si terrà alle ore 9.00 e la seconda invece si terrà alle ore 19.00 e sarà in forma solenne.

Don Osvaldo era un punto di riferimento per la città, ed il quartiere Ragnola. Padre dell’Azione Cattolica diocesana, ma anche esponente dell’Azione Cattolica regionale e nazionale, aveva grandi doti umanitarie, instancabile passione per gli altri, desiderio di avvicinare i più emarginati, con un’attenzione particolare per i giovani. Don Osvaldo era stato vice parroco di S. Pio X, parroco della Concattedrale di Montalto delle Marche, poi dal 2000 parroco della Sacra Famiglia (succedendo al compianto don Franco).

Noi della redazione vogliamo ricordare Don Osvaldo attraverso la cronaca e le parole del Vescovo emerito Gervasio Gestori pronunciate dieci anni fa, nel giorno del suo funerale.

Una vera e propria folla ha fatto da cornice alla liturgia funebre di don Osvaldo Cataldi, presieduta dal Vescovo Mons. Gervasio Gestori, con la partecipazione del collegio presbiterale quasi al completo. Moltissimi i fedeli della Parrocchia Sacra Famiglia di cui don Osvaldo era parroco, ma altrettanti dalla Parrocchia S.Pio X dove è stato collaboratore nei primi 16 anni di sacerdozio. Sono venuti anche da Montalto Marche dove lo ricordano ancora con grande affetto essendo stato parroco per 14 anni. Non mancavano rappresentanze dell’Azione Cattolica, associazione che lo ha visto assistente unitario diocesano e regionale.

La commozione generale era palpabile, resa più evidente dalle parole pronunciate dal Vescovo nell’omelia: “Carissimi confratelli nel sacerdozio, fedeli tutti della Parrocchia della Sacra Famiglia, fratelli e sorelle nel Signore, cari familiari di Don Osvaldo.
In questi momenti il dolore è forte e lo sgomento umano è grande per la terrena inaspettata scomparsa di questo nostro sacerdote. La commozione mi prende nel profondo dell’animo e la voce quasi mi si ferma in gola”.
Queste le prime parole pronunciate da Mons. Gestori, il quale ha così continuato: “Ieri, nel cuore della notte, improvvisamente, è arrivata la chiamata del Signore, una chiamata decisiva, che poneva fine alla vita presente e definiva per sempre quella futura, una vita sì misteriosa, ma che crediamo reale”.
E dopo aver usato le Parole del Vangelo sull’essere sempre pronti alla chiamata del Signore, ha aggiunto: “Era un prete apprezzato, stimato, ascoltato. Era un prete, che aveva fatto della carità pastorale l’anima della sua esistenza: esercitare il ministero era la sua preoccupazione, il suo dovere, il bisogno del suo spirito, in una parola, la sua vita. Don Osvaldo voleva mettere in pratica, semplicemente e concretamente, quanto il beato Giovanni Paolo II aveva scritto nella Esortazione Apostolica Pastores dabo vobis: “In quanto ripresenta Cristo capo, pastore e sposo della Chiesa, il sacerdote si pone non solo nella Chiesa ma anche di fronte alla Chiesa… La sua vita … gli chiede di essere testimone sponsale dell’amore di Cristo, di essere quindi capace di amare la gente con cuore nuovo, grande e puro, con autentico distacco da sé, con dedizione piena, continua e fedele, e insieme con una specie di gelosia divina, con una tenerezza che si riveste persino delle sfumature dell’affetto materno, capace di farsi carico dei dolori del parto finchè Cristo non sia formato nei fedeli” (n. 22). Il Vescovo ha così concluso: “Fino all’ultimo respiro della sua vita questo nostro prete ha esercitato la carità pastorale, ha vissuto il dono di sé, ha fatto della sua unica esistenza una donazione umile e generosa per le anime a lui affidate.

Per questo posso affermare che Don Osvaldo è morto in piedi. La vostra presenza numerosa e commossa dice che avete capito bene lo stile di questo prete e che ora vi sentite privi di una presenza, poveri di un amico, senza un amato punto di riferimento. Siamo nel dolore.
Il dolore però sia illuminato dalla luce della fede, che ci invita a pregare, e sia sostenuto dalla certezza della speranza cristiana, che afferma come non tutto è finito con la morte e che il bello per lui è appena iniziato.
Dal Cielo voglia guardare ai suoi amati familiari, sia vicino ai suoi generosi fedeli e impetri dal Signore il dono di vocazioni sacerdotali autentiche per questa nostra Chiesa diocesana”.

Redazione: