X

Madonna del Soccorso, Sileri: “So che ci sono criticità che vanno risolte. Stiamo ridisegnando la sanità territoriale”

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – È avvenuta ieri, nella tarda mattinata, la visita di cortesia all’Ospedale Madonna del Soccorso di San Benedetto del Tronto da parte del Sottosegretario di Stato al Ministero della Salute Pierpaolo Sileri. Ad accoglierlo il Direttore Generale del presidio locale, il Dott. Maurizio Milani, la Direttrice Generale di ASUR Marche, la Dott.ssa Nadia Storti, il Sindaco della cittadina  rivierasca, Pasqualino Piunti, ed alcuni medici del nosocomio sambenedettese, tra cui il Prof. Salomone Di Saverio, Primario di Chirurgia, e la Dott.ssa Tiziana Principi, Primario di Anestesia e Rianimazione.

Dopo il saluto di benvenuto dato dal Direttore Milani, la Dott.ssa Storti ha preso la parola per ringraziare il Sottosegretario Sileri per la sua “vicinanza a questi piccoli grandi ospedali che hanno fatto e continuano a fare tutto ciò che è possibile per contrastare la pandemia”. La Dirigente della sanità regionale ha poi aggiunto che “per gli operatori sanitari locali la  sua visita è motivo di orgoglio e dà loro la forza per continuare a fare bene il loro lavoro.”

Sileri ha spiegato subito che l’occasione per visitare la struttura ospedaliera sambenedettese si è creata casualmente perché ha saputo che è diventato primario del Reparto di Chirurgia un amico e  collega, così ha colto anche l’opportunità per incontrare chi, nei mesi passati, è stato in prima linea a combattere contro questo virus pandemico. Queste le sue parole: “Ho parlato con il Direttore Sanitario il quale mi ha fornito alcuni dati e ho compreso l’intensa ed estrema attività che è stata fatta, nonostante i disagi che ci sono stati e che non sono propri di questo ospedale, bensì sono legati al periodo complesso che abbiamo vissuto con la pandemia, come la carenza di medici o infermieri. Grazie davvero per tutto ciò che avete fatto.”

Il Sottosegretario ha poi proseguito il suo intervento spiegando che ora è il tempo della ripartenza e che la ripartenza passa attraverso la vaccinazione. Questo il suo monito ai cittadini: “La vaccinazione protegge la popolazione. e la popolazione protegge il Servizio Sanitario Nazionale. Ieri ho fatto un affermazione forte e la ribadisco: non esistono nel nostro sistema nazionale nè dell’umanità moderna patologie che uccidano tanto quanto il Covid; non esiste un tumore che faccia lo stesso numero di vittime; non esiste un’altra malattia che uccida in così breve tempo dalla diagnosi, con queste modalità e con lo stesso numero di vittime. Grazie alla vaccinazione, si ha una altissima probabilità di non andare in terapia intensiva e morire di Covid. Il nostro compito in questo momento è cercare di far comprendere anche alle persone più restie l’importanza della vaccinazione, così da riaprire gli ospedali alla loro attività ordinaria. Dobbiamo passare dalla fase di pandemia alla fase di endemia. Il Covid-19 ormai non lo dimenticheremo più, è una malattia entrata nei libri di medicina, è  chiaramente fra noi e purtroppo ci sarà sempre qualcuno che prenderà questo virus o qualche sua variante e che sarà esposto al pericolo di morte. Tutto questo si può evitare solo con la vaccinazione. Colgo l’occasione per precisare che chi dice che il green pass sia uno strumento indiretto di obbligo al vaccino non dice una cosa corretta, perché – come ben sapete – l’alternativa c’è ed è il tampone. È chiaro che noi abbiamo il compito di spiegare che è molto meglio la vaccinazione rispetto al tampone! Adesso è il momento di riprendere la nostra attività. Chi fa il medico sa che attualmente abbiamo malati in lista d’attesa, abbiamo al pronto soccorso pazienti con altre patologie diverse dal Covid e abbiamo la stragrande maggioranza di personale sanitario impegnato nella lotta al Covid nelle terapie intensive e nei reparti di medicina. Ecco dunque a cosa serve la vaccinazione: a proteggere la popolazione non solo dal Covid,  ma da tutto il resto, perché il Covid toglie risorse ed energie alla cura di altre patologie.  Nelle ultime ore tutti mi chiedono cosa pensi io della proposta fatta da D’Amato di far pagare le spese sanitarie ai pazienti non vaccinati che si ammalano di Covid. Per me quella è una provocazione che serve solo ad indicare quanto sia grande la spesa sanitaria impiegata per il contrasto al Covid e quanto, invece, con il vaccino si possa risparmiare in ambito sanitario, in termini di spesa, di impiego di donne e uomini e quindi di energie. Oggi purtroppo diventa straordinario operare un tumore del pancreas, cosa che invece fino a due anni fa rientrava nell’ordinarietà. Fortunatamente molti Italiani lo hanno capito, visto che la cmapagna vaccinale è stata efficace: se le vaccinazioni continueranno a seguire l’andamento attuale, arriveremo a breve a vaccinare l’80% circa della popolazione vaccinabile. Con questi numeri, al  momento non c’è la necessità di rendere obbligatorio il vaccino.”

Per quanto riguarda il territorio, Sileri è stato molto chiaro: “Ogni intervento sull’ospedale è di politica regionale, quindi non posso fare io un programma dettagliato di quello che avverrà da qui a venti anni. Spesso mi è stato chiesto se, in situazioni particolari, non fosse meglio tornare ad un controllo centrale della sanità. Ho sempre risposto di no perché credo nelle regioni, in quanto sono gli enti che conoscono meglio il territorio. Sono quindi sicuro che, con le risorse che arriveranno dal governo, i presidi  locali verranno rafforzati. Fino ad oggi si è pensato che chiudere gli ospedali fosse utile per razionalizzare le risorse; la pandemia, invece, ci ha insegnato che gli ospedali non si chiudono,  che le strutture restano e che al massimo devono essere flessibile ed adattabili al territorio. Faccio un esempio: qui a San Benedetto d’estate la popolazione raddoppia, quindi, durante quel periodo dell’anno, è necessario avere le risorse per poter affrontare una utenza di pazienti maggiore rispetto alle altre stagioni dell’anno. Inoltre, e parlo in generale, oltre alle questioni relative alla spesa sanitaria, bisogna recuperare anche quel rapporto medico/paziente o  infermiere/paziente che negli ultimi dieci anni probabilmente si è un po’ fratturato, come dimostrano i contenziosi esistenti. Bisogna ricreare fiducia nel sistema sanitario. La sfiducia nei confronti della vaccinazione non è altro che una sfiducia nei confronti del sistema. Quello è un  aspetto che va recuperato e lo si può fare con il dialogo, con una presenza maggiore dei nostri presidi sul territorio, con la formazione e con la ricerca.  Dobbiamo sempre ricordare che ci sono due aspetti  – prevenzione e cura – che sono inequivocabilmente abbracciate: non ci può essere una buona prevenzione, se non c’è formazione; non ci può essere una buona offerta sanitaria, se non c’è ricerca.  Formazione e ricerca danno qualità al Sistema Nazionale Sanitario.” Incalzato poi da un intervento dalla platea che metteva in risalto le problematiche del nosocomio sambenedettese, Sileri ha aggiunto: “So che ci sono criticità che vanno risolte. Stiamo ridisegnando la sanità territoriale. Cercheremo di non commettere gli errori del passato, di non completa programmazione e vigilanza e forse la politica è stata troppo presente all’interno dell’ospedale, cercheremo quindi di tenere la politica fuori dagli ospedali.”

Il Sindaco Piunti poi, rivolgendosi al Sottosegretario, ha dichiarato: “Le porto i saluti della nostra città e raccolgo il suo monito di divulgare a diffondere una cultura della vaccinazione. San Benedetto ha già messo a disposizione da tempo locali per la vaccinazione ed informato la cittadinanza sui benefici che essa comporta. Voglio poi ricordarle che in questo ospedale ci sono delle eccellenze, per quanto concerne le figure professionali che vi operano, tanto che lo scorso anno, in occasione del premio Gran Pavese – che è la massima onorificenza che si conferisce  il giorno del patrono di San Benedetto del Tronto – ho voluto, insieme alla commissione, premiare, per l’impegno profuso durante la pandemia,  il personale medico-infermieristico ed anche il corpo dirigente. Abbiamo messo a disposizione del Sistema Sanitario questo ospedale, convertendolo in una struttura covid in pochissimi giorni, dando l’intera disponibilità della città e privandoci di quei reparti che necessariamente dovevamo essere spostati. Poi abbiamo dovuto combattere molto per per riavere quei reparti. La nostra cittadina ha un bacino di utenza di 165.000 pazienti, essendo infatti in un territorio di confine ed avendo quindi pazienti che provengono dal vicino Abruzzo. Abbiamo bisogno di un’attenzione particolare. Essendo ogni Sindaco il primo responsabile della salute e della sicurezza pubblica della propria città, da primo cittadino mi sto impegnando per mantenere aperto il dibattito su quale sia il destino del nostro ospedale e per cercare di dare delle risposte alla cittadinanza. Evitiamo qualsiasi forma di derby con l’ospedale del nostro capoluogo di  provincia con il quale peraltro c’è una collaborazione continua e costante, però ribadiamo la necessità di  mantenere questo ospedale. Questa è la richiesta che mi sento di fare a nome della città: un  monitoraggio continuo sul ripristino dei vari reparti e sul loro potenziamento. Lei ha citato il suo amico e prestigioso collega Di Saverio, ma ci sono anche altri reparti che vanno potenziati.”

Carletta Di Blasio: