Cecilia Seppia – Città del Vaticano, Vatican News
Non usa mezzi termini Francesco all’Angelus mentre commenta il Vangelo del giorno: “Vuoi primeggiare? Servi”. Vuoi essere grande? Fatti piccolo. Vuoi ricevere? Dona. Con forza, davanti alla sua Piazza che ora lo ascolta in silenzio, dopo avergli regalato una festa di applausi e un “bentornato a casa” dal recente viaggio in Ungheria e Slovacchia, il Papa rilancia quel messaggio rivoluzionario, quel “capovolgimento” tutto cristiano, inaugurato da Gesù stesso in questo brano evangelico, con una frase lapidaria: “Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti”. (Ascolta il servizio con la voce del Papa)
Il metro di Dio
E’ una risposta che spiazza, destabilizza i discepoli mentre camminando verso Gerusalemme discutevano su chi “tra loro fosse più grande”. Cristo, dice il Pontefice, rovescia in un attimo i criteri che segnano cosa conta davvero.
Il valore di una persona non dipende più dal ruolo che ricopre, dal successo che ha, dal lavoro che svolge, dai soldi in banca; no, non dipende da quello! La grandezza e la riuscita, agli occhi di Dio, hanno un metro diverso: si misurano sul servizio. Non su quello che si ha, ma su quello che si dà. Vuoi primeggiare? Servi. Questa è la strada!
La via maestra che “sa di croce”
Servizio. Ecco la parola di oggi, ma anche di ieri, di domani che interpella tutti i cristiani. Non a caso Francesco l’ha usata incontrando giovedì scorso in Vaticano i movimenti ecclesiali e le nuove comunità a cui spetta il compito importante di evangelizzare, in primo luogo dando testimonianza, facendosi appunto servitori, senza scavalcare, senza arrampicarsi, scegliendo piuttosto l’ultimo posto. Servire, infatti, prosegue il Papa, non è un’espressione di cortesia, non lo si fa per gentilezza: “è fare come Gesù”, il quale, riassumendo in poche parole la sua vita, ha detto di essere venuto “non per farsi servire, ma per servire”. Dunque, per seguire Cristo, è necessario percorrere la via che Lui stesso ha tracciato, la strada del servizio e dell’umiltà, contraria allo spirito del mondo.
La nostra fedeltà al Signore dipende dalla nostra disponibilità a servire. Questo spesso, lo sappiamo, costa, perché “sa di croce”. Ma, mentre crescono la cura e la disponibilità verso gli altri, diventiamo più liberi dentro, più simili a Gesù. Più serviamo, più avvertiamo la presenza di Dio. Soprattutto quando serviamo chi non ha da restituirci, i poveri, abbracciandone le difficoltà e i bisogni con tenera compassione: lì scopriamo di essere a nostra volta amati e abbracciati da Dio.
Accogliere chi è ai margini
Per far comprendere agli altri il primato del servizio, Gesù, come narra il Vangelo, compie un gesto, molto più potente di tante parole: prende un bambino e lo pone in mezzo ai discepoli, al centro, nel luogo più importante. Poi lo abbraccia e dice che “chi accoglie un piccolo accoglie Lui”. La strada del servizio conduce proprio qui, avverte il Papa, verso i piccoli, i poveri, i fragili.
Ecco anzitutto chi servire: quanti hanno bisogno di ricevere e non hanno da restituire. Accogliendo chi è ai margini, trascurato, accogliamo Gesù, perché Egli sta lì. E in un piccolo, in un povero che serviamo, riceviamo anche noi l’abbraccio tenero di Dio.
Servire non fa diminuire ma crescere
Chiedendo l’intercessione di Maria, Serva per antonomasia, modello di quel servizio che “non fa diminuire piuttosto crescere” nella fede in Dio e nell’amore verso i fratelli, il Papa scuote infine i fedeli con delle domande che pungolano il cuore:
Io, che seguo Gesù, mi interesso a chi è più trascurato? Oppure, come i discepoli quel giorno, vado in cerca di gratificazioni personali? Intendo la vita come una competizione per farmi spazio a discapito degli altri oppure credo che primeggiare significa servire? E, concretamente: dedico tempo a qualche “piccolo”, a una persona che non ha i mezzi per contraccambiare? Mi occupo di qualcuno che non può restituirmi o solo dei miei parenti e amici?
Gli appelli finali
Prima dei saluti finali, uno dei quali va con gioia agli slovacchi, recentemente incontrati nel suo ultimo viaggio apostolico, Francesco rivolge il suo pensiero a quanti sono stati colpiti dalle forti inondazioni in Messico specialmente ai malati morti nell’ospedale di Tula e i ai loro familiari. Prega per le persone ingiustamente trattenute nei Paesi stranieri, affinché possano presto tornare in patria. Infine le sue parole tornano alla Vergine in occasione dei 175 anni dall’apparizione al Santuario francese di La Salette:
Il mio pensiero va a quanti sono radunati al Santuario di La Salette, in Francia, nel ricordo del 175.mo anniversario dell’apparizione della Madonna che si mostrò in lacrime a due ragazzi. Le lacrime di Maria fanno pensare a quelle di Gesù su Gerusalemme e alla sua angoscia nel Getsemani: sono un riflesso del dolore di Cristo per i nostri peccati e un appello, sempre attuale, ad affidarsi alla misericordia di Dio.