Ha un desiderio Dio: che l’uomo, quell’uomo che ha appena creato, non sia solo!
Ma come fare? Lo leggiamo nella prima lettura, tratta dal libro della Genesi: «Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di animali selvatici e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all’uomo, per vedere come li avrebbe chiamati…ma per l’uomo non trovò un aiuto che gli corrispondesse».
C’è qualcosa che non va, e questo costringe Dio a tentare nuovamente!
Sì, pensa Dio, perché l’uomo non ha bisogno di qualcuno sottomesso a lui, di qualcuno a cui dare solamente un nome, ma di qualcuno che sia di fronte a lui.
Ed ecco allora che «Il Signore Dio fece scendere un torpore sull’uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e richiuse la carne al suo posto. Il Signore Dio formò con la costola, che aveva tolta all’uomo, una donna e la condusse all’uomo».
Cosa fa qui Dio precisamente, a prescindere dall’immagine della costola?
Taglia in due, divide l’essere umano fino a quel momento indifferenziato. Separato in questo modo lo costituisce uomo e donna, maschile e femminile.
Ma ci sono due aspetti da sottolineare. Da una parte, a causa del sonno, nessuno dei due, uomo e donna, conosce l’origine propria e dell’altro. A dire che la possibilità di una relazione, in cui uno sta di fronte all’altro e non sottomesso all’altro, sta nell’accettazione di una mancanza, che è il non sapere, il non conoscere, il prendere coscienza che l’altro mi sfugge radicalmente in ciò che fonda la sua individualità, che l’altro non lo posso possedere.
L’altro aspetto è che né l’uomo né la donna, venendo fuori da una divisione dell’umano, sono completi, bastano a se stessi. L’altro mi rimanda l’immagine di una mancanza, mi fa scoprire “non finito”, non realizzato se non proprio con l’altro.
Due mancanze, due apparenti perdite che ci aprono però ad un dono preziosissimo, quello della relazione!
E’ questo il modo attraverso il quale Dio concretizza il suo desiderio, il suo sogno per l’uomo, il sogno di una non solitudine.
Ma ecco che il sogno di Dio comincia a scricchiolare.
L’uomo, infatti «disse: “Questa volta è osso dalle mie ossa, carne dalla mia carne. La si chiamerà donna, perché dall’uomo è stata tolta». Abbiamo sempre letto queste parole come segno evidente della gioia dell’uomo per la donna appena creata. Ma guardiamole attentamente. L’uomo non si rivolge a chi ha davanti, non si relaziona con lei e, a dir il vero, non si rivolge neanche a Dio; anzi, sembra parlare solo con se stesso. L’uomo dice di sapere tutto dell’altra che ha di fronte e, soprattutto, la riconduce a sé: ossa dalle mie ossa, carne dalla mia carne. Descrive in funzione di sé colei che ha davanti, la descrive come il suo prolungamento e non il suo di fronte. Ma anche la donna fa la sua parte: non dice, non risponde nulla, sembra farsi andar bene questo inquadramento che le ha cucito addosso l’uomo.
Sembra essere già andato in fumo quello che era il sogno di Dio per l’umano: uomo e donna che si cercano, si integrano, che mantengono la loro diversità, uno di fronte all’altro, al fine di trovare unità, di creare relazione.
Capiamo allora quanto Gesù dice nel Vangelo, rispondendo ai farisei che lo interrogavano sulla liceità o meno del ripudio della propria moglie da parte del marito. Perché, senza spiegare tutto quello che abbiamo detto finora, il rischio sarebbe quello di usare la Parola di Dio per avallare le nostre crociate di bravi cristiani.
«Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla», dicono i farisei. Gesù risponde: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse questa norma. Ma dall’inizio della creazione Dio li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto».
Gesù descrive come inaccettabile ridurre la relazione tra uomo e donna a regola, a “è giusto o non è giusto”, a via d’uscita. Perché nell’ambito familiare, in quel tempo, era indiscusso il potere dell’uomo sulla donna, tanto che una donna poteva essere mandata via da casa anche solo per aver lasciato bruciare il pane o per altri futili motivi simili a questo. Gesù si pone dalla parte di chi ha desiderato e creato come “di fronte” e che ora è la parte debole, sottomessa, che non conta, solo abito da usare o corpo da abusare. E non è a caso che, nella parte finale del brano evangelico di oggi, Gesù ribadisca tutto ciò abbracciando proprio i bambini, altro anello debole e inutile di ogni società.
C’è un qualcosa che è più grande della norma, del regolamento…è la persona! Dio non legifera, crea…e il peccato più grave non sta nel trasgredire una norma ma nel trasgredire il sogno di Dio, l’essere l’uno per l’altro non causa di vita ma di morte quotidiana.