DIOCESI – Nella serata di lunedì 4 ottobre presso la parrocchia Sant’Antonio da Padova il Vescovo Carlo Bresciani ha presieduto alla presenza delle autorità civili e militari della Città la Santa Messa in onore di San Francesco d’Assisi, Patrono d’Italia. Durante la celebrazione il Sindaco di San Benedetto del Tronto Pasqualino Piunti ha acceso una lampada votiva davanti a una statua che rappresenta il Poverello di Assisi.
Nella sua omelia il Vescovo Carlo ha affermato: «San Francesco ci invita a guardare a ciò che è essenziale nella vita. Da quasi otto secoli attira l’entusiasmo di persone credenti e non credenti, cristiani e non cristiani. Dobbiamo chiederci: “Come mai?”. Certo, San Francesco ha saputo incarnare al meglio quella realtà del Vangelo che ha preso come sua guida, senza interpretazioni che ne diminuissero l’autenticità e le esigenze. Da qui viene la possibilità di capire tutta la sua vita. A me pare di individuare, tra gli altri, due aspetti che l’hanno riscattato da quell’orientamento di vita che aveva preso all’inizio, secondo lo stile del mondo di quel tempo».
Per Mons. Bresciani centrale fu nella vita di San Francesco l’applicazione del Vangelo sine glossa: «All’inizio della sua vita aveva cercato l’aspetto militare, aveva cercato di essere cavaliere per andare alla crociata: aveva cioè intrapreso il cammino delle persone rispettabili secondo gli schemi della società del tempo. Poi ha scoperto l’autenticità del Vangelo e l’ha abbracciata con la radicalità, difendendo l’autenticità di questa radicalità. Mi pare che questo sia ciò che ha permesso a Francesco di evitare di finire in quelle sette e in quei gruppuscoli che in quel tempo imperversavano ovunque, con eresie e esagerazioni varie».
San Francesco, come tutti gli autentici riformatori della Chiesa, ha accolto la Parola di Dio alla luce dell’insegnamento della Chiesa. Infatti, Mons. Bresciani ha affermato: «Il Vangelo, certo, ma Francesco ha sempre chiesto il collegamento stretto con la Chiesa, a partire dal suo Vescovo e poi chiedendo l’approvazione del Santo Padre. Ed è camminando su questi due binari, il Vangelo e la Chiesa, tenuti strettamente uniti, che Francesco è diventato quel grande santo che lo ha portato certamente a riformare la Chiesa, quella Chiesa del Duecento che aveva sicuramente dei limiti, delle povertà e delle carenze. San Francesco ascoltò la voce del Signore che gli disse: “Va’ e ristruttura la mia Chiesa”. E lo fece, ma lo fece non contro qualcuno, ma con amore e con passione, tanto è vero che quando gli presentarono, un po’ anche come tentazione, un sacerdote che era molto discusso e probabilmente anche eretico, si aspettavano che dicesse chissà che cosa e, invece, baciò le sue mani, perché, disse: “Comunque queste sono mani che mi danno l’Eucaristia”. Francesco non fece confusione, al contrario questo ci dice il grande senso ecclesiale che ha guidato la vita di Francesco: se dimentichiamo questo aspetto non comprendiamo più la sua vita».
Al termine della celebrazione padre Massimo Massimi, parroco della parrocchia Sant’Antonio da Padova, ha ringraziato il Vescovo, le autorità, il coro e tutti i presenti per aver partecipato ai festeggiamenti in onore del Santo.