La lettera prosegue: “Era il Mercoledì del ceneri del 2018, in silenzio e senza troppi clamori, sei arrivato in questa parrocchia… quasi che nessuno se ne fosse accorto. Non possiamo non ricordare il sorriso e l’accoglienza che riservò per te il nostro caro Don Giovanni, che hai accompagnato negli ultimi mesi della sua vita. Lui, dopo averti consegnato materialmente tutte le chiavi di San Pio, aveva già deciso la missione per te: accompagnare i giovani attraverso le associazioni laicali. Ci aveva visto lungo lui!
Ora sentiamo la necessità di ribadirti il nostro grazie per il tuo esserci stato con discrezione, senza primeggiare, mettendoti al nostro fianco durante cammino. Ci hai guidato nel discernimento personale e comunitario, hai saputo accompagnare i laici ad essere corresponsabili nella vita associativa e in quella parrocchiale, ti sei speso senza sosta per farci sentire parte di una casa comune, di una storia in cui c’entriamo, e ci entriamo anche noi.
Grazie per tutte quelle volte che ti sei abbassato alla nostra piccolezza e ti sei preso cura di noi, senza distinzione alcuna. Sei andato avanti indicandoci la strada quando eravamo stanchi, ti sei messo al nostro fianco per camminare insieme e incoraggiarci e hai rallentato il passo, guardandoci da dietro e pregando per noi, quando siamo andati avanti con determinazione.
In questa tappa della storia della nostra associazione e del tuo cammino a servizio del Signore, vogliamo farti sentire quanto è stato bello “camminare insieme”, restituendoti l’immagine di Giona che viene salvato da Gesù, dalla bocca del pesce: un’immagine che tu stesso ci hai fatto conoscere e comprendere attraverso il cammino estivo con l’ACR.
Infatti un po’ tutti ci siamo ritrovati nella figura del profeta, forse perché è una di quelle più vicine al nostro tempo e ci parla meglio della realtà di questi giorni dal momento che, come Giona, sempre più spesso abbiamo la tentazione di fuggire dal disegno di amore che il Signore ha pensato per noi. Questo cambiamento è una di quelle situazioni! Ma tu, seppure nella tua giovane età, ci ha insegnato a fidarci e affidarci a Dio, testimoniando una fede adulta ed incarnata nel quotidiano. E anche oggi che il disegno del Signore ci sembra troppo grande, troppo distante e incomprensibile, ci facciamo forza e ci ricordiamo, insieme a te e alla comunità, che Dio ci ama e vuole la nostra gioia, e vuole anche la tua. Non sarà la breve distanza da Cupra Marittima o i molteplici confini a separarci, perché sappiamo e siamo consapevoli che il tratto di strada e di vita che abbiamo condiviso assieme sono un seme che darà molto frutto, perché tu ti sei preso cura di tutti noi!
Carissimo Don Benvenuto, prima che tu arrivassi a San Pio V, conoscevamo l’isola del Madagascar solo per il cartone animato, oppure perché visto per sbaglio sui libri di scuola.
Neanche tu conoscevi noi, eppure in poco tempo, più che un sacerdote sei stato un fratello per i più giovani e un figlio per i più adulti. Hai saputo portare nella nostra comunità la semplicità dei piccoli gesti, facendoci riscoprire l’atteggiamento dello stupore davanti alle piccole cose: ecco nella tua semplicità, ci hai fatto sentire tutti un po’ “malgasci”!
Sappiamo quanto può essere duro e difficoltoso stare lontano dai propri cari, soprattutto, come ti è capitato, nei momenti più difficili per la tua famiglia, e comprendiamo la tua poca malinconia nel non poter ritornare a casa quest’anno. Ma desideriamo raccontarti che grazie alla tua presenza ci hai aperto confini e orizzonti nuovi rispetto alla piccolissima Grottammare, aiutandoci a comprendere che esistono altri punti di vista, altre priorità e altri bisogni nel mondo! Abbiamo sperimentato concretamente il “siamo tutti sulla stessa barca” che Papa Francesco ha invocato il 27 marzo del 2020, in piena emergenza sanitaria, aprendoci ad una missionarietà della Chiesa vera e concreta che non possiamo imparare solo da scritti o sussidi.
Caro don, con te la Chiesa è più bella e anche più allegra! Grazie per la tua testimonianza!”