SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Nel pomeriggio di venerdì 15 ottobre presso l’Asilo Merlini è stato presentato il volume “Asilo Merlini. Dal 1864 una storia cittadina” del giornalista Emidio Lattanzi. Ha dialogato con l’autore Alberto De Angelis, il quale da quando si è insediato ha fortemente voluto un libro che raccontasse la la storia della benemerita istituzione sambenedettese. Il prossimo obiettivo – si è augurato il Presidente – sarà quello della digitalizzazione dell’archivio storico.
Intervenendo all’inizio dell’incontro il Vescovo Carlo Bresciani ha affermato che non siamo chiamati solo a fare memoria di una storia lontana, di una sensibilità educativa che era assente nella nostra realtà e che nel tempo si è affermata come ricca, bella e generosa. La situazione delle istituzioni di matrice cattolica nel nostro Paese è drammatica, nello scorso anno scolastico, cone riportato dal quotidiano Avvenire, sono state chiuse 226 scuole materne . Il rischio di un impoverimento è dunque serio e reale. È dunque necessario guardare avanti nel tentativo di salvare e far crescere le realtà che ci sono, proprio come il nostro Asilo Merlini. Questa scuola materna infatti ha una funzione importante per la socializzazione, ma anche per sostenere i genitori nel loro dovere specifico di educare. Al di là del ricordo affettivo e dei tanti meriti, la celebrazione del passato deve servire per spingersi verso il futuro, con attenzione alle novità in campo educativo.
Emidio Lattanzi ha raccontato come il libro sia nato per raccogliere la storia di uno dei punti di riferimento della nostra città, quando il paese era minuscolo, e ha attraversato due guerre mondiali, il boom economico e tutti i fatti più significativi della storia contemporanea del nostro Paese.
L’asilo ha messo a disposizione tutto il materiale disponibile e attraverso questo è stato possibile raccontare non solo la storia dell’asilo, ma dell’intera Città. Figura centrale nella ricostruzione storica è stata quella di Cesare Paielli, primo cittadino e primo presidente dell’asilo. Egli vide i bambini abbandonati a se stessi perché i genitori andavano a lavorare. Nelle casse comunali non c’erano le disponibilità per istituire una realtà ad hoc e pertanto egli chiamò i cittadini facoltosi a fare una colletta, raccogliendo però la parte più consistente da un ordine religioso, quello delle Figlie della Carità di San Vincenzo de Paoli, che fra l’altro si stabilirono proprio all’interno dell’Istituto. Le suore portarono avanti una pedagogia moderna, lontana da certi stereotipi ottocenteschi improntati su rigore e severità. Al contrario i bambini venivano coinvolti in attività ludiche e divertenti. All’inizio l’asilo si chiamava Vittorio Emanuele II, in omaggio al passaggio del futuro re d’Italia, proprio agli esordi della nostra storia nazionale.
Infine è intervenuto il Prof. Alessio Sperati, psicologo e docente universitario, che ha riportato la sua esperienza in campo educativo, con particolare attenzione al tema della spiritualità