DIOCESI – Lectio delle Sorelle Clarisse del monastero Santa Speranza di San Benedetto del Tronto
«Maestro, concedici di sedere nella tua gloria, uno alla tua destra ed uno alla tua sinistra»: è quanto chiedono a Gesù, Giacomo e Giovanni.
C’è una dimensione, quella del successo, che abita naturalmente l’uomo, e questi due discepoli ne sono testimoni. E non solo loro. Gli altri apostoli, scocciati da questa richiesta, se la prendono con i due fratelli ma, forse, perché gli hanno soffiato l’idea!
D’altro canto è bello camminare accanto al Cristo che parla alle folle, compie miracoli, un Cristo che affascina. Ci si sente orgogliosi e quasi insuperbiti a far parte dei più intimi di questo Dio grande e potente, un Dio di cui si vuole condividere la gloria, condividere la posizione di successo e di autorità.
Ma…cosa ha fatto Gesù? Lo leggiamo nella Lettera agli Ebrei, da cui è tratta la seconda lettura. C’è un Dio che ha “lasciato” il trono accanto al quale Giacomo e Giovanni hanno chiesto di prendere dimora ed è venuto a «prendere parte alle nostre debolezze».
Ma come? Noi vogliamo tirarci fuori da debolezze, limiti e Dio, invece di aiutarci ad annientarle, ci viene addirittura in mezzo, con noi? A cosa “serve” un Dio che si fa come me?
E’ bello, invece, il nostro Dio perché non teme, anzi, desidera buttarsi a capofitto nella nostra umanità, ne fa la sua stessa carne! E questo per dirci che è proprio attraverso questa carne, e tutto ciò che questa carne comporta, che noi possiamo avere e dare vita! Proprio come ha fatto Lui!
«Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così…», dice il Signore ai suoi … e a tutti noi.
Abbiamo bisogno di conversione, di un cambiamento di mentalità; di comprendere ciò che sarebbe in grado di renderci veramente grandi, per non cadere nella trappola di pensare che la gloria consista nel comandare, tiranneggiare, avere gli altri sotto di sé; che la realizzazione sia un distinguersi, essere fuori dal gregge ponendosi sopra gli altri.
«Tra voi però non è così», tra voi esiste un altro modo di vivere, voi appartenete ad un altro regno dove a capo non troneggia un despota assoluto, ma un Padre che dà la vita per i suoi figli. Un mondo dove «il primo tra voi sarà schiavo di tutti».
Questa è la gloria di Cristo, questa è la gloria per noi cristiani: non riconoscimenti mondani, non posizioni o posti di successo, ma il servizio dei fratelli e delle sorelle. Perché, come scrive il profeta Isaia, è solo l’offrirsi per l’altro che genera una discendenza, genera vita.
Sta a noi, quindi, cercare Dio non al di sopra dei cieli, perché da lì Lui è sceso quaggiù.
Sta a noi cercarlo e amarlo nei volti dell’uomo e sulle strade del mondo: non in mezzo alle nuvole, distante da noi, ma in basso, il più vicino possibile alla nostra piccolezza.
Invochiamolo, oggi, con le parole stesse del salmista: «Su di noi sia il tuo amore, Signore, come da te noi speriamo».