SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Nella Rubrica del TG1 Dialogo in onda qualche giorno fa a cura di Pietro Damosso e commento del francescano padre Enzo Fortunato si è parlato di Qoèlet biblico, facendo riferimento agli Incontri Ecumenici di Assisi, tenuti in quei giorni. Ho tardato a pubblicare quest’articolo essendo in piena campagna elettorale e sicuramente sarei stato strumentalizzato…
Non si spaventino i miei due lettori, non intendo fare una lezione biblica; non ho una preparazione adeguata essendo rimasto alle conoscenze giovanili con qualche aggiunta lungo la strada della vita. Mi è sembrata tuttavia una buona intuizione quella di scoprire come i vari argomenti biblici vanno di pari passo con le tappe dell’ evoluzione esistenziale e che si apprezzano maggiormente se vengono letti in armonia con il momento del vivere presente. Per esempio in questo momento del mio “autunno”, tra acciacchi vecchi e nuovi e qualche altra preoccupazione, ho letto con tanta attenzione le stupende pagine del Qoèlet, riscontrandovi attinenze e suggerimenti a ridimensionare l’eccessiva voglia di fare: “Tutto è come un soffio di vento”.Qo 1,2. Non per incutere tristezza, ma per spingere a capire che : “Nella vita dell’uomo per ogni cosa c’è il suo momento, per tutto c’è un’occasione opportuna”.Qo 3,1.
Quello che affascina in Qoèlet è anche il linguaggio così vivo, fatto di espressioni frizzanti ed adattissime alla vita sociale e comunitaria. Bellissima la frase: “ Non c’è niente di nuovo sotto il sole”.Qo 1,9. Se la son rubata un po’ tutti, dai films ai libri, e nonostante ciò temo che in molti ambienti politici e di altre istituzioni, non sia mai arrivata. Prendete ad esempio il periodo di “Mani pulite”; è stata versata tanta di quell’acqua su Democristiani e Socialisti, con il raggiunto scopo di far “piazza pulita“, che forse la “siccità”, almeno dalle nostre parti, di cui oggi soffriamo, dipende proprio da tanto spreco. Bene inteso , non quella atmosferica che rientra nelle inadempienze, ma quella di una classe politica, senza idee, litigiosa e poco preparata. Un effluvio di parole che non vanno al di là di promesse e di tentativi spesso infantili: “Quante illusioni, quante opere inutili, quante parole!”. Qo 5,6. Ed aggiungete poi che la corruzione o la mafia sono sempre le stesse: “Non c’è niente di nuovo sotto il sole”.Qo 1,9
Ma sentite quant’è bella questa altra espressione: “È come se andassero a caccia di vento”. Qo 1,14. Oppure quest’altra ancora: “Ma ho concluso che tutto è vanità, come inseguire il vento”. Oh come vorrei scrivere queste frasi a caratteri cubitali sulle vetrate dei Palazzi che contano! Quanti nostri politici vanno “a caccia di vento” e lo inseguono convinti di poterlo afferrare. E spinti dalla propria “vanità” (intesa come frivolo compiacimento di sé) non si accorgono, coscienti o incoscienti, che tutto si sta trasformando in azioni “vane” (nel senso di inconsistenti).
Che brutto Parlamento che abbiamo fatto di urla, invettive, striscioni spesso senza senso. Accuse e contraccuse.
Un brutto insegnamento che si sta diffondendo tra il popolo che è sempre più convinto che con la violenza si può ottenere tutto. Si assiste continuamente a scene pietose, con personaggi che sembrano uscire dal nulla. Di fronte a queste situazioni, prendo a prestito la penna di Alessandro Manzoni che nel famoso tumulto di Milano metteva in bocca ai critici: “A dar retta a montanari: son tutti avvocati”. Mormorava un altro: “Ora ogni scalzacane vorrà dire la sua; e a furia di mettere carne al fuoco non si avrà” ( Promessi Sposi cap. XIV, 106) quello per cui ci si è mossi. Eppure sono questi che in modo assurdo riescono a muovere folle impressionanti e spingerle a gesti inconsulti.
In queste ultime elezioni abbiamo assistito ad un impoverimento dei voti. Gli elettori hanno disertato le urne. Non si crede più alla democrazia? Occorrerà forse rieducarlo alla vita democratica? Di fronte a certe lugubre sfilate dai tetri colori che ci riportano a paure passate, forse anche la speranza ci sta abbandonando? Dobbiamo prendere per vero il pensiero del filosofo Emile Cioran, fuggito dalla Romania in Francia, in tempi in cui falsamente si parlava di “paradisi terrestri” lungo le sponde del Danubio, il quale scriveva: “ Democrazia: il paradiso e la tomba dei popoli?
Dobbiamo però convincerci che questo problema interpella anche noi come Chiesa, forti di un prezioso patrimonio che va messo a frutto: la dottrina sociale cristiana. E’ necessario uscire di nuovo dalle “sacrestie”, come quando e son fiero di poterlo dire, salvammo l’Italia. La storia è sempre lì a ricordarcelo nonostante i tanti tentativi di cancellare i capitoli che danno fastidio…