“Se alcune istituzioni internazionali sembrano aver abbandonato o quantomeno ostacolato la vita della Siria, la Chiesa Cattolica non ha abbandonato il Paese”. Lo ha detto il card. Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese orientali, a Basrar, nel territorio dell’Eparchia Maronita di Lattaquie, tappa significativa del quarto giorno della sua visita in Siria. Il Prefetto, accolto dal vescovo Antoine Chbeir e dall’arcivescovo di Cipro dei Maroniti, mons. Selim Sfeir, ha benedetto il cantiere di una casa destinata come luogo di residenza sacerdotale e per altre attività di ritiro e pastorali per i sacerdoti della circoscrizione. Prove della vicinanza anche fattiva della Chiesa, ha ricordato il card. Sandri, sono tutte le opere viste e realizzate e, ha aggiunto, “dobbiamo metterci in ginocchio davanti a voi sacerdoti, religiosi religiose e fedeli perché quello che avete fatto è un martirio vissuto e un esempio per tutta la chiesa cattolica”. “Comunione e testimonianza” sono state le due parole chiave, “base per una autocritica”, su cui il Prefetto si è soffermato nel suo saluto: “Comunione con Dio da cui discende quella tra di noi Vescovi preti e viceversa, tra le religiose nella propria comunità e tra quelle diverse, nei programmi pastorali comuni. La comunione con i laici: anch’essi sono la chiesa ma non dimentichiamoci non li abbiamo solo perché ascoltino la messa alla domenica o
partecipino alle nostre liturgie ma perché abbiano un ruolo nella vita delle diverse diocesi. Per questo essi devono essere formati nella catechesi, dottrina sociale della chiesa”. E poi testimonianza: “non siamo funzionari ma testimoniamo il Vangelo. Quella che date negli ospedali, nelle scuole e dispensari, per tutti, cattolici e non, perché tutti siamo fratelli in umanità. Lo facciamo non per fare belle figure ma perché dobbiamo costruire il regno di Gesù, regno di giustizia amore e verità. Senza testimonianza gli altri non crederanno, se viviamo nell’egoismo in torri di avorio, separati dal popolo, dalla gente, saremo un nulla”. Comunione e testimonianza, ha ricordato il porporato, sono anche le due parole che papa Benedetto XVI ha messo nel titolo dell’Esortazione Apostolica post sinodale Ecclesia in Medio Oriente: Comunione e Testimonianza”, di cui si celebra il decennale. Dal cardinale sono giunte anche rassicurazioni circa il riavvio della trattativa per la restituzione delle scuole cattoliche nazionalizzate anni fa dal regime. Si tratta di “problemi conosciuti e prima o poi verrà il momento opportuno. Problema è tra quello che chiede e che parla e quello che ascolta. Molte volte si dice una cosa ma l’altro non ascolta. Bisogna aspettare il momento opportuno che consenta di avviare la trattativa per la restituzione delle scuole”. Davanti ai tanti problemi esposti dal clero presente all’incontro e relativi all’emigrazione dei giovani, alla guerra, alla distruzione totale del Paese, alle famiglie nel bisogno, il cardinale ha ricordato che “la risposta a questi bisogni somiglia molto alla croce. Ma dobbiamo essere certi di Gesù che ci accompagna e ci precede, perché Lui solo è eterno”. E ha portato l’esempio dell’Albania: “Negli anni ’90 ogni giorno si vedevano navi stracolme di migliaia di migranti, alcuni cadevano in mare… Una cosa terribile dal punto di vista umano, e quante difficoltà si posero per l’accoglienza in Italia e altri Paesi Europei. La comunità internazionale ha trovato un accordo di collaborazione, lavorando in Albania per trasformare la situazione, migliorare il lavoro e l’educazione, la sicurezza e la libertà. Pensate che attualmente siamo arrivati al punto che alcuni italiani ora vanno a studiare in Albania. Questo per dire che per quanto il dramma sembri insormontabile, non bisogna perdere la fiducia che si può uscire dal tunnel”. La giornata di ieri ha visto il Prefetto recarsi anche ad Homs dove si è svolto un incontro con i leader musulmani locali, sia sunniti che alawiti.