Nicola Salvagnin
È stato surreale in queste settimane assistere al dibattito acceso e serrato che si è instaurato tra il Governo e le parti sociali – soprattutto i sindacati! – non tanto su come creare posti di lavoro o facilitare l’accesso agli stessi, ma su come terminarli per facilitare il più possibile l’accesso alle pensioni. Quota 100 o 102, contributivo, vecchiaia, opzioni… E i giovani?
Quindi sono state balsamiche sia le parole che i gesti del presidente del Consiglio, quando è voluto andare di persona a Bari per incontrare alcuni studenti delle scuole professionali per ricordare loro che saranno al primo posto della sua agenda governativa.
Anche perché ogni scorciatoia regalata a chi è alla fine della carriera lavorativa, verrà pagata da chi quella carriera lavorativa sta tentando faticosamente di iniziarla. Ma cosa deve pensare un giovane italiano che ha alle spalle un lunghissimo periodo formativo che parte dai sei anni d’età e può finire anche oltre i 25; che spesso appunto si forma con modalità poco interessanti per il mercato del lavoro (e ci sbatte contro dolorosamente); che è l’ultimo in Europa ad uscire fuori di casa, figurarsi fare famiglia?
E infatti non è per niente un caso che la denatalità italiana sia da record del mondo. O forse si pensa che il problema della stessa sia la mancanza di un mini-bonus asili, piuttosto che di uno stipendio con cui campare?
Giovani a cui la politica negli ultimi anni ha riservato – pur con intenti lodevoli – un reddito di cittadinanza che aveva come scopo l’inserimento lavorativo? Una percentuale di inserimenti tra l’1 e il 3 per cento (dipende dal tipo di valutazione) ne certifica sia il fallimento, sia la trasformazione in una regalìa controproducente, l’invito a sedersi comodi invece che a risollevarsi e camminare.
La soluzione italica dell’enorme questione che condizionerà i prossimi decenni – tanti vecchi da mantenere, pochi giovani a lavorare – per ora è questa: il pulcino sta il più possibile tra le ali protettive dei genitori, le pensioni a fare da ammortizzatore sociale per i figli. Altrimenti si arrangino.
Ecco perché un settantaquattrenne Mario Draghi che presenta la sua prima manovra di bilancio puntando tutte le fiches su crescita economica e giovani, sembra oggi quasi un rivoluzionario. E gli altri i conservatori dell’insostenibile.
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