Mentre esorta i Galati camminare “secondo lo Spirito”, l’Apostolo Paolo “si mette sul loro piano. Abbandona il verbo all’imperativo” e “usa il ‘noi’ all’indicativo” per dire “poniamoci lungo la stessa linea e lasciamoci guidare dallo Spirito Santo”. Così Papa Francesco, nella catechesi dell’udienza generale di ieri, pronunciata in Aula Paolo VI e ancora dedicata alla Lettera ai Galati.
Questa esortazione, ha osservato, “San Paolo la sente necessaria anche per sé. Pur sapendo che Cristo vive in lui è anche convinto di non aver ancora raggiunto la meta, la cima della montagna” e “non si mette al di sopra della sua comunità, non dice io sono il capo, ma si colloca in mezzo al cammino di tutti, per dare l’esempio concreto di quanto sia necessario obbedire a Dio, corrispondendo sempre più e sempre meglio alla guida dello Spirito”. “E che bello – ha aggiunto il Papa fuori testo – quando noi troviamo pastori che camminano con il loro popolo e non si staccano con il naso in alto; no, no, pastori che camminano con il popolo” Questo “camminare secondo lo Spirito” non è “solo un’azione individuale: riguarda anche la comunità nel suo insieme. In effetti, costruire la comunità seguendo la via indicata dall’Apostolo è entusiasmante, ma impegnativo. I ‘desideri della carne’, cioè le invidie, i pregiudizi, le ipocrisie, i rancori continuano a farsi sentire, e il ricorso a una rigidità precettistica può essere una facile tentazione, ma così facendo si uscirebbe dal sentiero della libertà e, invece di salire alla vetta, si tornerebbe verso il basso”. Percorrere la via dello Spirito, ha concluso il Pontefice, “richiede in primo luogo di dare spazio alla grazia e alla carità. Paolo, dopo aver fatto sentire in modo severo la sua voce, invita i Galati a farsi carico ognuno delle difficoltà dell’altro e, se qualcuno dovesse sbagliare, a usare mitezza”.
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