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“Luci e “fochere”, i Santi luminosi di dicembre: viaggio tra le antiche devozioni del territorio

RUBRICA PAUSA Caffè – Sono tante le devozioni dei “fuochi” del mese di dicembre. Tutte queste tradizioni delle “luci” sono collegate agli antichi riti del solstizio d’inverno, che cade il 21 dicembre 2021, in genere esse sono molto sentite in tutta Europa.

Tutta una serie di feste “infuocate” o legate alle luci in effetti si susseguono nel mese di dicembre, a partire dal 4 dicembre, Santa Barbara, invocata contro le esplosioni, fulmini, saette, incendi; poi il 9 c’è  la “Venuta” cioè l’arrivo della Madonna di Loreto, che la tradizione poeticamente narra essere trasportata nella sua casetta dagli angeli via mare e per “farle strada”, i fedeli soprattutto in campagna, sono tenuti ad accendere fuochi e falò – da noi chiamati “fochere, focaracci, focarò” che punteggiano le buie colline nella fredda notte tra il 9 e il 10;

Ecco che il 13 c’è la festa di Santa Lucia, il cui nome stesso evoca le luci ed il crudele martirio ce la mostra iconograficamente che regge un piattino con i suoi occhi, cioè le “luci” cavati perché si rifiutò di inginocchiarsi di fronte a un idolo pagano;

Non a caso nell’iconografia – abito dorato e mezzaluna in petto o stella- le immagini della Madonna di Loreto, scura in volto per rimandare ad un culto esotico, venuto da lontano rimandano alla figurazione della dea Iside, la dea della Luna, venerata con riti notturni che ne esaltavano il fascino misterioso, che governava in cielo e in mare.

E’ risaputo che alla fine dell’impero romano vi era un florilegio di culti provenienti dalle più svariate Regioni dello stesso, culti riportati a Roma dai legionari e poi diffusi, come quello misterico di Mitra o di Iside. A testimonianza di ciò, a Ripatransone , nell’interessante Museo Archeologico, vi è una serie di bronzetti rinvenuti in zona in necropoli romane, tra cui uno in particolare con un uomo che sembra un culturista muscoloso , con la pelle di Leone sulla spalla attributo di Ercole, ma con il volto del dio degli inferi egizio Anubi. Una mescolanza ed una confusione pagana che all’ingresso del Cristianesimo, con l’Evangelizzazione, non fu facile sradicare, infatti la Chiesa nascente preferì “adattarla”, riciclarla fin dove si poteva senza scendere ovviamente nell’eresia. Ciò per non togliere alla gente di colpo i culti in cui aveva creduto fino a quel momento, con l’intento di convogliare piano piano la fede verso il monoteismo e infine il Cristianesimo.

Tornando al solstizio, infatti stiamo finendo il consueto caffè, con il mese di dicembre ci si avviava inesorabilmente alla morte del sole, cioè al giorno più corto, in cui le tenebre sembravano predominare, per questo era necessario accendere luci e fuochi, per scongiurare l’oscurità. Finalmente ciò culminava nella risalita del sole a partire dal giorno dopo il Solstizio, quando le giornate iniziano ad allungarsi, come si suol dire. Il sole che rinasce culmina nella festa del 25 dicembre, dove il cristianesimo pone convenzionalmente la nascita di Gesù Cristo., che tuttavia sembra storicamente nato in primavera, nda.

Guardando la tazzina vuota, finisce la nostra riflessione allora immaginiamo la bellezza del Natale e delle sue luci che illuminano la notte e la magia si ripete, come in ogni anno. Prossimamente parleremo di altre curiosità. Al prossimo numero di Pausa Caffè. Potete scrivere al numero whatsapp di redazione : 3711715065. A presto!

 

 

Susanna Faviani: Giornalista pubblicista dal '98 , ha scritto sul Corriere Adriatico per 10 anni, su l'Osservatore Romano , organo di stampa della Santa Sede per 5 anni e dal 2008 ad oggi scrive su L'Avvenire, quotidiano della CEI. E' Docente di Arte nella scuola secondaria di primo grado di Grottammare.