Massimo Lavena
Mentre la politica in Germania e Austria si interroga su quali siano i provvedimenti da prendere per contrastare al meglio la quarte fase della pandemia da Covid-19, e le restrizioni sociali legate a una nuova serrata creano problemi di ordine pubblico e una sempre maggiore polarizzazione sul tema della vaccinazione, le due Conferenze episcopali tedesca (Dbk) e austriaca (Öbk) prendono decisamente posizione, richiamando i propri fedeli alla necessità di vaccinarsi davanti “al dramma quasi inarrestabile”. I centomila nuovi casi in Germania, i reparti di terapia intensiva al collasso in Austria, i pazienti gravi trasferiti dagli ospedali olandesi a quelli dei Lander tedeschi, il rischio di una crisi che si preannuncia ancora più dura della precedente, rendono i rappresentanti della gerarchia cattolica voci di riferimento ferme e decise davanti all’escalation sanitaria.
Parla apertamente di ”Obbligo morale per solidarietà e carità” il Consiglio permanente della Dbkche evidenzia come “i dati sull’incidenza, sui nuovi contagi e sui decessi stanno raggiungendo proporzioni allarmanti. Chiediamo con forza ai cattolici e a tutte le persone del nostro Paese di essere vaccinati il più possibile. In questa pandemia la vaccinazione è un obbligo di giustizia, solidarietà e carità.
Da un punto di vista etico, è un dovere morale.
Dobbiamo proteggere noi stessi e gli altri”.
Il concetto è ancora più stringente alla luce del fatto che “tutti rivogliamo le libertà nella vita di tutti i giorni che avevamo prima. Per fare questo, tuttavia, dobbiamo lavorare insieme, tutti in questo paese. Perché vediamo: la vaccinazione salva vite e si ottiene un decorso della malattia meno grave”.
Il presidente della Conferenza episcopale austriaca, l’arcivescovo di Salisburgo, mons Franz. Lackner, ha espresso preoccupazione per la polarizzazione nella società, come si è manifestata di recente durante le manifestazioni violente in tutta Europa.“Poiché la pandemia colpisce tutti, ognuno deve assumersi la responsabilità di sé e degli altri.Restiamo dunque in equilibrio nonostante tutte le irritazioni, ci aiutiamo a vicenda e agiamo in modo tale da poterci ancora guardare negli occhi dopo la pandemia”, ha sottolineato in un’intervista a Kathpress, e ha detto: “Con questo in mente, noi vescovi invitiamo i fedeli, sì, tutta la popolazione, ad utilizzare in maniera consapevole il tempo del lockdown per momenti di silenzio, premura e preghiera”.
L’arcivescovo di Vienna, il cardinale Christoph Schönborn, si è espresso su Twitter chiedendo maggiore solidarietà e tatto, ed anche il vescovo ausiliare viennese, mons. Stephan Turnovszky, in un intervento sul settimanale “Niederösterreichische Nachrichten” (NÖN) ha denunciato la “retorica della tortura” e le “accuse non provate”, parlando del fatto chela “cultura del dibattito” in Austria è “sprofondata nell’abisso” in breve tempo:“può accadere così rapidamente che nella popolazione scoppi una divisione dolorosa: i non vaccinati si sentono obbligati dai vaccinati, i vaccinati si sentono minacciati dai non vaccinati”.
Il vescovo di Innsbruck, mons. Hermann Glettler ha criticato aspramente quelle persone non vaccinate che indossavano “stelle ebraiche” alle manifestazioni contro il vaccino e le restrizioni sociali paragonando le misure del governo federale con il nazismo: per Gletter “questa è una derisione della verità storica”.
Anche in Germania i vescovi si sono schierati: “Dopo mesi estenuanti – interrotti da un’estate che per molti è stata associata alla speranza di una nuova normalità – ci troviamo di fronte a una situazione drammatica” , ha detto in un comunicato ai fedeli il vescovo della diocesi di Essen, mons. Franz-Josef Overbeck:“Possiamo tutti fare la nostra parte per spezzare la quarta ondata. Ecco perché vi chiedo: vaccinatevi!Aiutateci a migliorare significativamente il tasso di vaccinazione nel nostro Paese, in modo che il ciclo della pandemia sia interrotto e siano protetti coloro che non possono essere vaccinati per motivi di salute o che sono ancora troppo giovani per essere vaccinati”.
Il concetto che la vaccinazione è un’espressione di solidarietà, di giustizia e di carità concreta, è stata evidenziata anche da mons. Felix Genn, vescovo di Münster: “Fatti vaccinare! Proteggi la tua vita e quella degli altri”, ha detto parlando ai giornalisti,“Non voglio puntare il dito indice contro le persone che non vogliono essere vaccinate anche se potrebbero, ma la vaccinazione non è più solo una questione privata, e allo stesso tempo un atto di solidarietà con i più deboli della società”.Questa è anche la posizione che è stata espressa dal Comitato centrale dei cattolici tedeschi (Zdk): “Abbiamo bisogno della vaccinazione – ora”, ha detto la presidente dei laici tedeschi, Irma Stetter-Karp sottolineando che“questa decisione individuale precedentemente libera deve ora essere accompagnata da una chiara decisione politica”.In Austria la Chiesa ha adeguato i propri servizi alle scelte governative offrendo spazi e personale per le campagne vaccinali: già ad agosto scorso un centro vaccinale open, senza obbligo di prenotazioni è attivo all’interno dello StephansDom di Vienna, nella cappella di Santa Barbara. Ogni settimana, dal giovedì alla domenica, la cattedrale la cattedrale viennese è uno dei centri vaccinali più frequentato, anche da turisti, studenti e senza fissa dimora. Il cardinale Schönborn, pur comprendendo anche le critiche fatte all’idea di creare una centro vaccinale nella cattedrale, ha più volte ripetuto che lo StephansDom “è sempre stata la casa di molte persone ed è aperta alla gente”.Sull’esempio di Vienna, anche in Germania, a Paderborn e Osnabrück le cattedrali si aprono ai vaccini: senza appuntamento, che si tratti di una prima, seconda o di richiamo vaccinale.“Coloro che vogliono la vita e la libertà si vaccinano. Questo è l’ordine del giorno per proteggere se stessi e gli altri, per vivere la carità”, ha detto durante la presentazione del centro vaccini della cattedrale l’arcivescovo di Paderborn, Hans-Josef Becker.