“La voce del Papa è importante ma è importante ora che le sue parole arrivino ai governanti”. Raggiunto telefonicamente dal Sir, così don Andrei Aniskevich, direttore di Caritas Bielorussia, commenta le parole pronunciate da Papa Francesco sui migranti e soprattutto l’appello “accorato” lanciato dal Santo Padre “a coloro che possono contribuire alla risoluzione di questi problemi, in particolare alle autorità civili e militari, affinché la comprensione e il dialogo prevalgano finalmente su ogni tipo di strumentalizzazione e orientino le volontà e gli sforzi verso soluzioni che rispettino l’umanità di queste persone”. Qualche giorno fa, don Aniskevich è ritornato sul confine di Kuznica-Bruzgi, tra Bielorussia e Polonia. “La situazione è brutta”, dice. “Anche se non abbiamo potuto vederla di persona perché i militari non lasciano passare nessuno. Nessuno quindi sa esattamente cosa sta succedendo sul confine. Le donne e i bambini sono accolti in questo centro logistico di Kuznica-Bruzgi ma gli uomini sono ancora fuori che cercano a tutti i costi di passare il confine”. In queste condizioni, anche per le organizzazioni umanitarie non è facile lavorare perché non danno i permessi a farlo. Il direttore della Caritas bielorussa parla di una situazione sul confine di “paura”. “I migranti, sotto la morsa del freddo, trovano rifugio in baracche e casa abbandonate. Alcuni entrano anche nelle cantine alla ricerca di cibo e la gente comincia ad avere paura. C’è però anche chi aiuta queste persone, dando loro da mangiare”. Oltre al confine con la Polonia, anche il fronte con la Lituania è sotto pressione. Tutta l’area è sorvegliata dai militari che controllano a tappeto ogni vettura in transito, per assicurarsi che da un passaggio all’altro dei confini non si trasportino anche i migranti. “Nonostante le difficoltà ad operare concretamente sul campo, ovunque le Caritas – di Bielorussia, Polonia, Lituania – sono impegnate con la Croce Rossa, ad aiutare i migranti. In attesa che le questioni politiche siano risolte, per noi questo è il tempo della solidarietà”, dice don Aniskevich.​

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