Cristo è la terra promessa del monaco e della monaca. Questi dovrebbero sforzarsi di incarnarlo con fiducia nel loro comportamento quotidiano”: è il monito che il patriarca caldeo di Baghdad, card. Louis Raphael Sako, ha rivolto alle suore caldee durante i periodici esercizi spirituali, loro dedicati, svoltisi ieri a Baghdad. Il patriarca ha ricordato che “la vocazione è un dono gratuito di Dio, con il quale Egli ci chiama a vivere la nostra consacrazione, secondo il suo amore e la sua misericordia. Dovremmo sempre ringraziarlo per questo ed essergli fedeli servitori”. Preghiera e comunità “sono queste le fondamenta della vita religiosa.

Il cammino della suora è segnato dalla preghiera, perché la fede conduce alla preghiera. La preghiera è inseparabile dall’amore, e solo chi conosce il significato di questo amore è in grado di pregare non solo con le labbra, ma con tutto il suo essere. La preghiera riflette la presenza di Dio. Attraverso il nostro esempio, altri scoprono Cristo”. “Nessun monaco o monaca – inoltre – può vivere da solo. Rischia di essere isolato e di pensare con la propria testa. Quindi – ha rimarcato il card. Sako – è necessario trovare il modo di condurre una vita di gruppo e sentirsi in una famiglia. La vita comunitaria è fonte di consolazione e di forza per elevarsi insieme verso Dio. La congregazione è come una famiglia”. Mar Sako ha anche avvertito del rischio dell’uso del cellulare e dei social che “possono turbare il clima di fratellanza e inficiare i rapporti interpersonali”. La preghiera e la vita comunitaria sono anche gli antidoti alla crisi delle vocazioni: “Solo tornando al Vangelo possiamo superare la crisi di vocazioni che sta attraversando oggi i nostri monasteri e istituti sacerdotali. Non bisogna avere paura della verità, ma anzi è necessario affrontare la verità con coraggio e valorizzarla”.

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