Di Don Vincenzo Catani

CASTIGNANO – Due mesi fa, nel numero di ottobre, da questi fogli scritti per le amiche e amici che ci seguono, parlammo del drammatico senso della solitudine che molti anziani stanno vivendo in questo tempo nelle loro case o nelle Rsa.
E i bambini?
Vien subito in mente un tempo di incantata incoscienza, un tempo vissuto con libera fantasia e accompagnato dal desiderio del gioco che di continuo abbellisce il presente. È il tempo della primavera della vita e di fronte ad essa si vede solo la sfolgorante estate.
Eppure i pedagogisti odierni affermano che la qualità di vita dell’infanzia nei nostri paesi europei è “a rischio estinzione” e in particolare che l’Italia non è un “paese per bambini”.
Giorni fa ero per caso all’uscita della scuola elementare del mio paese: i bambini uscivano classe per classe dall’edificio scolastico. Avevano tutti la mascherina e facevo fatica a riconoscere i loro volti. Alcuni genitori erano ad attenderli, mentre altri bambini salivano sui pulmini parcheggiati davanti ai cancelli. Troppo silenzio, neppure un grido di gioia, o un salto sui gradini, o uno spintone all’amico, o uno scambio di figurine, o un incamminarsi insieme verso casa dando un calcio al barattolo, o uno sfottò alla ragazzina con la treccia o al ragazzino che si è tinto i capelli di blu. Ognuno sembrava un’isola ben difesa, quasi mortificata dalla presenza ingombrante degli altri e pronta ad isolarsi dentro le mura domestiche. E per quelli in DAD? Avranno spento il compiuter per spegnere un mondo al limite della irrealtà per rituffarsi nel “contenitore” casa, facendo scomparire l’intero palazzo e la strada del quartiere, il paese intero, con il rischio, per molti, di vivere segregati in una artificiale periferia interiore. Se si andrà in piscina o in palestra o a danza (ancora no in parrocchia!) si dovrà continuare con lo stesso contegno di misurata relazione con gli altri.
Salviamo i bambini, anche se so bene che non è facile in questo tempo di dannata pandemia Ma io, anziano e incallito utopista voglio sognare bambini senza mascherine, che urlano e ridono per nulla, che gironzolano a piedi o in bici per le strade, che danno un calcio al pallone su un prato, che vanno dai nonni senza paura, che vivono sereni il loro periodo scolastico, che abitano paesi e città non inquinate, che non sono maltrattati nella loro dignità o vittime di abusi di ogni tipo, che hanno genitori e nonni amorosi, che incontrano insegnanti e sacerdoti veri educatori, che sognano affetti da dare e da ricevere, che crescono nella primavera della loro vita sognando anch’essi serene e mature estati.
Il sogno non costa niente, ma sappiamo anche che tutto ciò che si può immaginare può diventare realtà e che per ogni sogno deve esserci sempre l’inizio per la sua realizzazione. Ognuno di noi faccia la sua parte per accompagnare con intelligenza e amore ogni bambino nel suo aprirsi felicemente alla vita.

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