DIOCESI – Nel primo pomeriggio di sabato 4 dicembre la comunità diocesana di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto Marche ha accolto presso la Cattedrale Madonna della Marina le spoglie mortali di Mons. Giuseppe Chiaretti, primo Vescovo della nostra Diocesi. Il feretro è giunto dalla città di Perugia, dove l’amatissimo pastore si è spento lo scorso 2 dicembre e dove è stato salutato durante la mattinata nella Cattedrale di San Lorenzo dai fedeli che lo ebbero come Arcivescovo dal 1995 al 2009.
Il rito funebre è stato presieduto dal Vescovo Carlo Bresciani e concelebrato dal Vescovo Emerito Gervasio Gestori, dal Vescovo di Macerata – Tolentino – Recanati – Cingoli – Treia Mons. Nazzareno Marconi e da numerosi sacerdoti del presbiterio diocesano. La presenza di un così gran numero di fedeli è forse il segno più evidente del bene che questo pastore ha seminato nelle nostre terre.
Il Vescovo Carlo nella sua omelia ha affermato: «Accogliamo in questa Cattedrale, che un tempo fu la sua, la salma di Sua Eccellenza Monsignor Giuseppe Chiaretti, già primo vescovo della nostra diocesi truentina. Il nostro vuole essere un atto di pietà cristiana che si esprime nella preghiera di suffragio e di affidamento a Dio nelle cui mani sono le anime dei giusti, come ci ha ricordato il libro della Sapienza, destinate alla resurrezione nell’ultimo giorno, ha promesso Gesù, come ci ha ricordato il Vangelo di Giovanni. In questa fede mons. Chiaretti ha vissuto tutta la sua vita prima da battezzato, poi da sacerdote e infine da vescovo. In questa fede anche noi siamo qui riuniti in preghiera per dargli l’ultimo saluto prima della sepoltura.
Nello stesso tempo, il nostro vuole essere anche un atto di riconoscenza per il bene che il Signore ha concesso a mons. Chiaretti di compiere a favore di questa nostra Chiesa diocesana che certamente gli deve molto. Vi arrivò giovane vescovo di prima nomina nel 1983, appena cinquantenne, con l’entusiasmo di mettersi al servizio della volontà di Dio, come apostolo di una Chiesa che andava incontro a profondi cambiamenti, pronto ad affrontarne le sfide. E generosamente non si sottrasse alla fatica che richiedeva una rifondazione della diocesi a causa della definitiva unione tra Montalto e Ripatransone nell’unica diocesi di San Benedetto del Tronto-Ripatransone-Montalto, con il conseguente spostamento della sua sede vescovile.
Spettò a lui il compito di portare la sede della diocesi da Ripatransone a san Benedetto del Tronto nel 1986. Compito sicuramente impegnativo, perché si trattava di approntare tutte le nuove strutture, dare corpo e gambe a una nuova diocesi e sostenere la crescita di un rinnovato senso di appartenenza di clero e fedeli. La diocesi, infatti, non solo cambiava nome e sede, ma prendeva anche una nuova dimensione ecclesiale. Non si trattava solo di attuare cambiamenti strutturali (una sede piuttosto che un’altra), che certamente sono sempre molto impegnativi, tra l’altro anche dal punto di vista economico, ma di coltivare il senso di appartenenza alla nuova realtà ecclesiale da parte di tutti, clero e fedeli, cosa che è sempre un processo non solo lungo, ma che richiede anche conversione di mentalità sedimentate nel tempo e di attaccamenti affettivi che non vanno mai trascurati e non sempre sono facili da superare.
Si trattava, quindi, di affrontare cambiamenti impegnativi per i fedeli e per i sacerdoti. Ma la storia è dinamica: le popolazioni si spostano, nascono nuovi insediamenti, si espandono quelli esistenti e si riducono quelli che prima erano numerosi e centro di attività e di vita. Sempre le strutture ecclesiali devono adeguarsi alla loro unica finalità: quella di annunciare nel migliore dei modi il Vangelo alle persone concrete, dentro la storia che stanno vivendo e là dove sono le persone.
Grande fu l’impegno del vescovo Chiaretti incaricato di questo trasferimento e di questo nuovo inizio. Lui vi si dedicò con grande passione apostolica, non lesinando fatiche e affrontando le inevitabili incomprensioni. La nostra attuale Chiesa diocesana deve molto a mons. Chiaretti. Molte furono le iniziative pastorali di grande rilievo che egli promosse in diocesi. Qui, ovviamente, non è possibile ricordarle tutte.
Tra le tante, ricordo in particolare quella che egli amava chiamare la “cattedrale della carità”, cioè il Biancazzurro, ancora oggi centro diocesano di carità attraverso la cooperativa che egli istituì, sede dell’Unitalsi che segue con tanto amore e dedizione i nostri malati, ma anche sede di moltissime iniziative pastorali diocesane. Ricordo anche il grande congresso eucaristico diocesano da lui voluto e che fu propulsore di rinnovata spiritualità eucaristica diocesana. Eucaristia e carità: mi paiono due fulcri centrali del suo episcopato che meritano di essere menzionati e ricordati, perché fulcri inscindibili della fede e della vita cristiana. L’eucaristia celebrata deve diventare carità vissuta, mentre la carità trova nell’eucaristia la sua massima espressione e il suo alimento, poiché l’eucaristia è Cristo che dona se stesso per la vita del mondo.
Fu promotore dei nuovi movimenti ecclesiali: vedeva in essi una speranza per il rinnovamento auspicato dal Concilio Ecumenico Vaticano II attraverso un nuovo protagonismo cristiano del laicato. La gratitudine che la diocesi gli deve è grande e oggi, in questo estremo saluto, vogliamo manifestargliela con una sincera preghiera di suffragio.
Egli ha voluto essere sepolto in questa Cattedrale, pur essendo stato, dopo che nostro primo vescovo, arcivescovo della diocesi di Perugia-Città della Pieve dal 1996 al 2009: segno evidente di un affetto per la nostra diocesi che, pur essendo ormai passati 25 anni da quando ci ha lasciato, non è mai venuto meno. Le poche volte che ho avuto occasione di incontralo, dopo il mio ingresso in diocesi, mi ha sempre manifestato questo affetto. Non si è mai dimenticato di noi e, avendo chiesto di essere sepolto in attesa della resurrezione in questa nostra Cattedrale, che fu la sua prima Cattedrale, desidera non essere da noi dimenticato.
Riposerà ai piedi della Madonna di Lourdes a cui fu molto devoto, avendo, tra l’altro, promosso durante il suo episcopato numerosi pellegrinaggi con i malati presso la grotta di Masabielle, dove Maria apparve a santa Bernadetta.
Sia Maria, madre di misericordia, a presentarlo al trono dell’Altissimo, affinché accolga benevolmente presso di sé colui che qui in terra fu apostolo fedele e generoso e lo risusciti nell’ultimo giorno, secondo la promessa di Gesù a coloro che sono stati suoi servi fedeli. Amen!».
Anche Mons. Gervasio Gestori ha voluto ricordare la figura del suo predecessore: «Il 29 giugno 1997 Mons. Chieretti arrivato a Roma per ricevere il pallio arcivescovile dalle mani di San Giovanni Paolo II, incontrandomi, mi parlò della nostra diocesi: «Le lascio un gioiello». Per questa nostra Chiesa si è prodigato generosamente anche per il difficile impegno di unificare le due antiche diocesi di Montalto e di Ripatransone, in ubbidienza al Papa, trasferendo la sede qui a San Benedetto, con tutte le strutture necessarie. Per le parrocchie e i preti trascurava spesso anche la propria salute. Aveva valorizzato i ministeri laicali e le realtà associative dei fedeli. Lo piangiamo, lo piangiamo in tanti: ciascuno custodisce in cuore qualche particolare ricordo. Mi appariva riservato e distaccato, ma aveva un cuore grande. Un segno della sua predilezione per noi è stata certamente la sua volontà di essere sepolto qui nella nostra chiesa cattedrale davanti all’altare della Madonna di Lourdes. Scelta bellissima: i fedeli, entrando in questo tempio e passando accanto al suo sepolcro – pensava – avrebbero certamente avuto uno sguardo affettuoso e un ricordo orante per lui. Grazie Signore per avercelo donato come pastore. Caro Vescovo Giuseppe ti abbracciamo, riposa nella pace e nella gioia del Signore!
Don Vincenzo Catani, con la voce rotta dall’emozione, ha dato lettura del testamento di Mons. Chiaretti, redatto nel 2011 e poi integrato nel 2013: «A Dio! Sta ormai avvicinandosi il tempo di concludere il viaggio su questa bella aiuola del creato (che ho amato e desiderato sempre più ricca di giustizia, di bontà, di onestà, di fraternità) per tornare alla patria definitiva: la “casa” e il “cuore” di quel Dio che Gesù mi ha fatto conoscere come Padre chiama e perdona. In questo Dio ho creduto e credo ed ora spero di incontrarlo finalmente faccia a faccia e di vederlo così come gli è (1Gv 3,2), svelandomi il suo volto che ho tanto desiderato conoscere: “il tuo volto, signore io cerco: non nascondermi il tuo volto”! (Sal 27). Mi prenda per mano in questa trasferta, accompagnandomi nel tunnel del passaggio, la Vergine Maria, la mamma tenerissima di Gesù e madre della mia identità cristiana, del mio sacerdozio, del mio episcopato: Lei, Augusta protettrice della diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto come, Virgo Lauretana e dell’arcidiocesi di Perugia – Città della Pieve come Mater gratiarum, invocata innumerevoli volte con l’antica preghiera della Chiesa: prega per me, peccatore, ma figlio tuo, adesso e nell’ora della mia morte! Mi accompagni anche il mio santo concittadino Giuseppe, per la cui migliore conoscenza mi sono a lungo adoperato. E con la sua ultima invocazione intendo chiudere anch’io la mia esistenza terrena: Santa Maria, succurre miseris! Intendo rinnovare anche alla fine l’offerta che fu della mia giovinezza: Signore, ti do tutto, ma tu dammi un sacerdozio splendido! Lui è stato di parola; io, forse, non sempre! E per questo torno a chiedergli di nascondermi nella ferita del suo cuore. Quanto al luogo della sepoltura sia consentito esprimere un legittimo desiderio: gradirei essere sepolto nella cattedrale della mia prima diocesi, San Benedetto del Tronto. È diocesi da me fondata per volontà del grande Papa San Giovanni Paolo II, che desiderò far visita questa sua creatura da me restaurata e decorata con un grandioso affresco apsidale dedicato ai miei genitori Assunta e Felice Chiaretti. Sono grato che questo mio desiderio potrà essere soddisfatto. Quale che sia la terra che mi accoglierà, sarà sempre residenza provvisoria in attesa della risurrezione per vivere in eterno nel cielo di Dio, Padre misericordioso!».
Al termine della celebrazione il compianto vescovo emerito è stato tumulato nello spazio a lui riservato presso la Cappella della Madonna di Lourdes, secondo quanto aveva tanto desiderato.
0 commenti