Dopo il suo ampio e appassionato discorso, con ripetuti appelli ad affrontare la questione migratoria partendo dalla capacità di guardare ai volti dei rifugiati, il Papa a Lesbo ha visitato alcune abitazioni del “Reception and Identication center”, camminando  a piedi tra i container bianchi che ospitano migliaia di persone, nell’area  attrezzata per l’accoglienza.

Il campo attuale sostituisce il campo rifugiati di Moria, dove Francesco si era recato cinque anni fa e che è stato il più grande campo profughi d’Europa fino al settembre 2020, quando è stato distrutto da un incendio. La nuota area attrezzata a Lesbo viene chiamata spesso dai greci “Moria 2.0”. La visita del Papa in questo angolo di Grecia in cui continuano gli sbarchi dei migranti, nell’indifferenza del resto d’Europa, è dunque iniziata con i volti dei migranti ed è finita nello stesso modo, con il Papa che ha fatto in prima persona quello che ha chiesto a gran voce alla comunità internazionale.

Entra a far parte della Community de L'Ancora (clicca qui) attraverso la quale potrai ricevere le notizie più importanti ed essere aggiornati, in tempo reale, sui prossimi appuntamenti che ti aspettano in Diocesi.

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *