I vescovi del Belgio si uniscono alle ong e ai centri di accoglienza al “grido” lanciato per la nuova crisi dell’asilo nel Paese. Da diverse settimane i migranti si mettono in fila davanti al Petit Château, un centro di accoglienza per richiedenti asilo a Bruxelles, alcuni addirittura dormono lì, sul marciapiede, al freddo. Le Petit Château è l’unico centro di arrivo per i richiedenti di protezione internazionale in Belgio. È gestito da Fedasil (Agence federale pour l’accueil des domandeurs d’asile) ed è sovraffollato. Così come i centri di accoglienza sparsi in tutto il Paese. “In queste settimane buie – si legge in un appello diffuso oggi dalla Conferenza episcopale belga -, i vescovi richiamano l’attenzione sulla nuova crisi dell’asilo che sta affrontando il nostro Paese. I centri di accoglienza sono sovraffollati. Decine di persone vivono per strada. I vescovi chiedono al Governo, alla società, alle parrocchie e ai monasteri di aumentare i loro sforzi e a tutti coloro che possono aiutare a farlo. Non abbandoniamo nessuno per strada, è indegno di una società umana”. “I cristiani – ricordano i vescovi – vivono attualmente il tempo dell’Avvento: un tempo di attesa del Natale pieno di speranza per ‘la Luce vera che, venendo nel mondo, illumina tutti’ (Gv 1,9)”. È un tempo che chiede di coinvolgersi ancora di più attraverso organismi come “Entraide et Fraternité” e Caritas tendendo la mano a quanti “si avvicinano agli altri in questo tempo di pandemia” e prestando “particolare attenzione alle questioni esistenziali e ai bisogni spirituali di coloro che li circondano”.

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