Foto Marco Braccetti
DIOCESI – Tantissimi fedeli hanno preso parte, ieri, mercoledì 8 dicembre alle celebrazioni in onore della Immacolata Concezione, tenendo fede a una promessa che dal 1855 si perpetua ogni anno. Dopo la preghiera del Santo Rosario, il Vescovo Carlo Bresciani ha presieduto alle ore 17.00 la Santa Messa.
Nella sua omelia, il Vescovo Carlo ha affermato: “La solennità dell’Immacolata è particolarmente cara alla nostra città di san Benedetto del Tronto, anche per il ricordo del solenne voto fatto a lei nel lontano 1855 per essere liberati dal colera che infieriva e mieteva molte vittime nella città. Da allora il voto è sempre stato mantenuto con fedeltà dalla popolazione e dalle autorità civili. È sicuramente un titolo di grande merito per la nostra città aver sempre mantenuto il voto celebrando ogni anno una solenne novena e una processione cittadina in suo onore.
Negli ultimi anni la pandemia da covid-19 ci ha costretto a limitazioni, ma non abbiamo rinunciato a quanto concretamente possibile per mantenere fedeltà al voto fatto. Dopo la solenne e tradizionale novena molto frequentata dai fedeli, rinnoviamo il voto anche quest’anno, comunità religiosa e civile insieme, e con gioia veneriamo Maria, nostra madre celeste, sotto il titolo di Immacolata, cioè concepita senza peccato originale.
Questo titolo ci rimanda al concepimento e alla nascita di Maria, concepimento e nascita che in sé non hanno nulla di diverso da ogni altro concepimento e da ogni altra nascita e, in sé, non comportano nulla di peccaminoso. L’atto umano attraverso il quale un uomo e una donna nel matrimonio generano una nuova vita in sé non ha nulla di peccaminoso, tutt’altro. L’Immacolata concezione ci richiama, invece, alla verità che ogni nascita è un grande dono di Dio. In ogni nascita Dio, con la collaborazione dell’uomo e della donna, rinnova il miracolo della vita umana, certamente la meraviglia più grande che esista sulla terra. Ognuno di noi è un miracolo dell’amore di Dio per il solo fatto che esiste. In questo, il miracolo della nostra vita non è per nulla diverso dal miracolo della vita donata a Maria: pienamente umani noi, pienamente umana lei.
Ogni vita umana porta con sé tanti doni, tante qualità che uno riceve; doni e qualità che non ci siamo meritati e che non ci siamo dati da soli. Li abbiamo per nascita, quindi ce li siamo trovati. Tutti noi ne potremmo elencare certamente tanti. Tanti altri li sviluppiamo crescendo nell’ambiente in cui siamo posti, ovviamente non senza l’aiuto di chi ci educa.
L’Immacolata ci porta a riflettere su quei doni che Dio dà a ciascuno nel momento stesso in cui incomincia la sua vita su questa terra, cioè nel concepimento. Tutti comprendiamo che sono doni assolutamente gratuiti, nel senso che nessuno di noi se li è meritati. Ce li siamo semplicemente trovati, forse non li abbiamo neppure scoperti ancora tutti. Comunque sono motivo di gratitudine perenne a Dio. Chissà se Maria ha mai saputo di avere avuto questo eccelso dono di essere senza peccato originale, forse l’ha scoperto -o forse l’ha solo intuito- quando le è stato rivelato che sarebbe diventata la Madre di Gesù, il figlio di Dio.
L’amore precede sempre, quello di Dio in modo particolare. Dio anticipa sempre a ciascuno di noi quei doni che ci permettono di vivere la nostra vocazione, vale a dire, di vivere in pienezza la nostra vita. Egli non ci chiede mai ciò che non è per nulla nelle nostre possibilità. Le doti e le qualità, che ci dona con la stessa vita, sono un patrimonio prezioso affidato alla nostra libertà, non ce la tolgono, sono semplicemente il presupposto della nostra stessa libertà e ampliano lo spazio del suo esercizio: solo impiegando e sviluppando bene questo patrimonio, che ci è dato in dote, la nostra vita dà il meglio di sé e noi stessi ci sentiamo realizzati nel nostro essere.
A Maria Dio ha fatto un dono certamente eccezionale: sarebbe stata chiamata ad essere madre di un figlio assolutamente speciale, Gesù, il figlio di Dio fatto carne e, per questo, aveva bisogno di doti speciali. Un dono specialissimo per una missione specialissima, certamente grandissima, ma che aveva bisogno di una donna capace, tra l’altro, di resistere a quella spada che le avrebbe trapassato l’anima. Un dono specialissimo affidato alla libertà di un suo sì, di un suo libero acconsentimento, così come è per tutti i doni che Dio dà a noi. Egli dona, spetta a noi decidere il modo nel quale li accettiamo e li mettiamo a frutto.
Maria avrebbe dovuto essere una madre a cui sarebbe stato chiesto di educare il Figlio di Dio fatto uomo: in lei non poteva esserci ombra di malizia o una qualche inclinazione a qualcosa di men che buono (cosa che invece è in ciascuno di noi) che potesse inquinare la vita umana di Gesù e la sua educazione a vivere in questo mondo dedito totalmente alla volontà del Padre. Dio fin dal suo concepimento l’ha preservata da inclinazioni cattive: è spettato poi alla sua libertà di donna custodire e preservare questo grande dono nelle scelte concrete della sua vita: non solo fino all’annunciazione e alla nascita di Gesù, ma fino alla fine della sua vita, affrontando sfide, fatiche, dolori e tentazioni come è richiesto di fare a ciascuno di noi. Intendo dire che l’Immacolata concezione non ha tolto a Maria il compito e le fatiche di giocarsi la vita con i doni ricevuti da Dio fin dal concepimento.
Non tutti per nascita abbiamo le stesse doti, ma tutti siamo chiamati, con le doti che abbiamo, alla bontà, alla giustizia, alla carità resistendo alle tentazioni al male che attraversano la vita di ogni essere umano che vive in questo mondo. In questo, non siamo per nulla diversi da Maria e Maria non ha avuto sorte diversa da ciascuno di noi.
Maria Immacolata è stata chiamata a dare un corpo e una vita umana a Gesù, il figlio di Dio. Noi siamo chiamati a dare un corpo spirituale a Gesù, innanzitutto nella nostra vita personale. Lei l’ha introdotto fisicamente nel mondo accompagnandolo con immenso amore nella sua crescita dal concepimento alla morte in croce, noi siamo chiamati a introdurlo spiritualmente nel mondo, accompagnando con amore le fatiche dei nostri contemporanei.
In fondo potremmo dire così: con i doni che Dio ci ha dato per nascita e con quelli che possiamo sviluppare nel corso della nostra vita, ognuno di noi è chiamato a generare Gesù in sé e nel mondo: questa è niente altro che la vocazione cristiana. Maria ha vissuto pienamente la sua vita con i doni che Dio ha dato a lei; noi siamo chiamati in modo analogo a viverla pienamente con i doni che Dio ci ha dato e questi doni non sono mai pochi e non sono mai insufficienti per una vita pienamente riuscita.
Sia lode ora e sempre a Dio e alla sua bontà infinita per ciò che ha donato a Maria e per ciò che ha donato e continua a donare a ciascuno di noi”.
Alle ore 18.00 è partita dalla cattedrale la processione che, attraversando via Pizzi, via Gramsci, via Moretti, via Fileni e via Voltattorni è giunta alla chiesa di San Benedetto Martire al Paese Alto. Lungo il tragitto si sono alternati le preghiere e i brani musicali eseguiti dalla Banda Cittadina.
Il simulacro della venerata immagine della Madonna è stata accolta in chiesa da tanti fedeli, colmi di commozione in questa festa così sentita nella nostra città.
Il Sindaco Spazzafumo, alla presenza del Vescovo Carlo Bresciani e di diversi presbiteri del clero diocesano e di numerose autorità civili e militari ha acceso una lampada votiva, rinnovando il voto cittadino.