“Una vita davvero buona la sua. Uomo mite, saggio, accogliente, intelligente”, “seminatore di speranza e fiducia”. Il card. Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, ha pronunciato l’omelia alle esequie di mons. Aldo Giordano, nel duomo di Cuneo, città d’origine del nunzio, morto a causa del Covid lo scorso 2 dicembre a Lovanio. Parolin ha portato un messaggio del Papa, il quale ha inviato la “sua paterna benedizione apostolica” ai familiari, agli amici, alle persone che lo hanno conosciuto e stimato. Parolin ha ricordato la nomina a vescovo e a nunzio in Venezuela di mons. Giordano, avvenuta otto anni or sono nella stessa Cuneo. “Oggi siamo qui di nuovo, con occhi pieni di lacrime e cuore pieno di tristezza”.
“Avevamo sperato che potesse recuperare la salute”. Il porporato ha poi affermato: “Ma oggi non possiamo non provare gioia di fronte alla vita di don Aldo”, il cui ministero sacerdotale e il servizio ecclesiale sono stati apprezzati ovunque abbia servito il Vangelo. “Aveva il culto dell’amicizia, creando legami con tutti. Era uomo del dialogo”, ha sottolineato Parolin.
Il cardinale ha poi citato un ricordo di mons. Giordano, che si deve a mons. Celestino Migliore, nunzio in Francia e “suo fraterno amico”: don Aldo era “filosofo per formazione, dialogico per carattere, montanaro per passione”.
Il segretario di Stato ha sottolineato il “servizio reso” da mons. Giordano “alla Chiesa e al mondo”. Ne ha indicato l’europeismo, l’impegno per “l’unità dell’Europa, sempre in una prospettiva mondiale”. In questo senso l’ultimo incarico, come nunzio a Bruxelles, ne avrebbe fatto “l’uomo giusto al posto giusto”.
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