DIOCESI – A seguito del corso di formazione nazionale del Progetto Policoro, che si è tenuto ad Assisi dall’1 al 5 Dicembre, abbiamo incontrato Martina Ioime, la quale ha preso parte alle giornate della città umbra in qualità di Animatore di Comunità della nostra Diocesi. Nell’intervista Martina ci racconta la sua esperienza, in cosa consista il suo ruolo e quali progetti ci sono in campo per la nostra Diocesi nel prossimo futuro.
Ci racconti qualcosa di lei e del suo ruolo.
Io ho 29 anni, abito a Porto d’Ascoli ed appartengo alla Parrocchia della Santissima Annunziata. Ho svolto il servizio civile e anche volontariato presso la nostra Caritas Diocesana. Sono prossima alla Laurea Magistrale in Psicologia Cognitiva e attualmente lavoro come assistente educativo scolastico. Il mio ruolo è quello di Animatore di Comunità del Progetto Policoro della CEI, un percorso che sperimenta strade nuove e soluzioni inedite per dare speranza ai giovani che vivono il problema della disoccupazione. Sono tanti, infatti, i ragazzi ed i giovani che, terminato il percorso di studi, cadono nello scoraggiamento di chi non trova né un’opportunità di lavoro né tanto meno di formazione. L’ animatore di comunità è un laico responsabile che promuove il Progetto nella diocesi. In che modo lo fa? Collaborando attivamente con gli uffici pastorali; curando relazioni e creando reti con le associazioni presenti sul territorio; acquisendo e divulgando informazioni utili circa le opportunità legislative (comunitarie, nazionali e regionali) relative al mondo del lavoro; assicurando un ponte tra i giovani e i diversi soggetti, pubblici e del mondo associativo organizzato; cercando di scoprire e valorizzare le potenzialità dei giovani e le risorse territoriali. Ovviamente tutto ciò deve essere accompagnato dalla necessaria sensibilità umana e sociale e da un’esperienza ecclesiale tali da permettere di vivere questo mandato di tre anni, in primis, come servizio alla comunità locale e, poi, come esperienza professionale.
Cosa ha fatto ad Assisi?
Dall’ 1 al 5 dicembre ad Assisi ho partecipato al corso di formazione nazionale del Progetto Policoro che, dopo una parentesi di due anni, si è svolto in presenza, ovviamente seguendo alla lettera tutte le norme anticontagio. Eravamo più di 180 Animatori di Comunità a rappresentare 130 Diocesi. In questa full immersion ad Assisi ho avuto l’opportunità di conoscere meglio il ruolo per cui sono stata scelta e chiamata in Diocesi. Il tutto si è svolto attraverso testimonianze, lectio e laboratori. In questa occasione sono stati presentati il tema dell’anno, “Appassionare e Appassionarsi”, verbo donato da Papa Francesco il 5 Giugno 2021 ad una piccola rappresentanza di Animatori di Comunità del Progetto Policoro. Inoltre è stata presentata la figura che ci accompagnerà per tutto l’anno: Don Lorenzo Milani con il suo “I Care”. Questi sono i fili rossi da seguire. Ad Assisi ci hanno dato gli input; ora tocca a noi, Animatori di Comunità, portarli avanti ciascuno nella propria Diocesi.
Cosa ha riportato in Diocesi da questa esperienza di formazione?
In realtà non ho avuto ancora modo di confrontarmi con la Diocesi, ma sicuramente presto ci sarà occasione. Quello che riporterò sarà una testimonianza che mi ha particolarmente colpito e che vorrei diventasse il filo conduttore di questo mio mandato e di tutta l’equipe diocesana. L’invito è tornare a vedere: imparare, come il cieco di Gerico, a porre le domande giuste a Dio e dare voce al grido che abbiamo dentro, anche attraverso piccole disagi quotidiani. Come Diocesi è importante non confondere i frutti con i risultati, conta la vita che trasmettiamo e generiamo. Don Mimmo Battaglia, arcivescovo di Napoli, in un suo intervento durante la formazione, ci ha esortati ad essere “artigiani di cambiamento”, ritenendo con convinzione che una Diocesi senza il Progetto Policoro è povera di sogni. Occorre una Chiesa più che assertiva, discepola di fragilità. Per questo – ha ribadito il vescovo – bisogna credere in noi stessi e nella bellezza interiore perché c’è un Dio che scommette su di noi.
Quali progetti avvierà in Diocesi nel prossimo futuro?
Innanzitutto porterò avanti dei progetti che sono già stati avviati dai miei predecessori. Grazie alla disponibilità di alcuni insegnanti di religione, è partito nelle classi quinte di alcune scuole secondarie del territorio, un progetto di orientamento, formazione e informazione sui temi del lavoro e sulla scelta universitaria. Un progetto che tenta di sviluppare le conoscenze di sé, le capacità e gli interessi di ogni studente, cercando di abilitare il soggetto a prendere decisioni riguardo a scelte di carattere personale. Un progetto che prova ad offrire strumenti che possano aiutare i giovani a giudicare e a discernere i modi adeguati per realizzarsi, secondo le proprie verità originarie che valorizzino le risorse e le attitudini di ciascun individuo. un progetto che fornisce l’opportunità di esplorare, scoprire e chiarire schemi di pensiero e di azione. Un progetto che cerca di offrire informazioni sulle concrete opportunità di lavoro e soprattutto strumenti per leggere il mercato del lavoro. Insomma intanto riparto da questo, il primo periodo è di conoscenza, formazione e studio del territorio.
Che riscontro pensa di avere? Cosa si aspetta?
Ho tre anni di lavoro che mi aspettano e spero di fare tante cose. Tra queste vorrei innanzitutto che questo progetto raggiungesse, almeno in termini di informazione, quanti più giovani possibile. Mi aspetto poi, come obiettivo massimo, di poter creare una rete di opportunità di lavoro dignitoso, che testimoni con gioia che è possibile superare rassegnazione e fatalismo, in una relazione feconda e generativa con il territorio che abitiamo. Il Progetto Policoro è a servizio dei giovani e si pone, nella mia figura, come compagno di viaggio per sostenere e accompagnare.