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Vescovo Bresciani: “Mi piacerebbe che si studiassero i costi enormi che stiamo pagando portando tutto fuori casa”

Di Patrizia Neroni

DIOCESI – Come da tradizione il 10 dicembre, giorno della Madonna di Loreto, il vescovo Carlo Bresciani ha presieduto la S. Messa nel duomo di Ripatransone dove si trova anche il santuario della Madonna di san Giovanni.
Quest’anno hanno partecipato alla celebrazione in particolare i sacerdoti e i fedeli provenienti dalla vicaria della Madonna di San Giovanni, che hanno offerto l’olio per la lampada che sarà accesa tutto l’anno nel santuario dedicato alla Madonna.

La rappresentazione della Vergine con la Santa Casa fu realizzata nel XVII secolo da Sebastiano Sebastiani per venerare e ricordare il passaggio della Santa Casa verso Loreto, così come indica la tradizione.
Raccogliendo questa devozione popolare la confraternita di S. Giovanni commissionò questa opera che viene perciò detta la Madonna di S. Giovanni.
Fu poi il vescovo Mons. Chiaretti a indicarla come patrona della giovane diocesi di S. Benedetto- Ripatransone-Montalto.
Presente anche l’autorità civile con il Sindaco Alessandro Lucciarini e il comandante della stazione dei Carabinieri, il Maresciallo Maggiore Vincenzo Paoletti.

Il Vescovo Carlo Bresciani durante l’omelia ha affermato:  “Due giorni fa abbiamo celebrato la solennità di Maria: l’Immacolata. L’Immacolata Concezione.

In questa solennità abbiamo messo al centro della nostra meditazione il concepimento particolare di Maria, oggi celebriamo un’altra solennità e mettiamo al centro della nostra riflessione, della nostra meditazione un altro aspetto di Maria; l’uno e l’altro con lo scopo di illuminare la nostra fede e guidarci nel cammino della nostra vita cristiana. La Madonna di Loreto ha una particolarità, che è quella che è sempre rappresentata anche nelle raffigurazioni: Maria è seduta su una casa: la Casa di Loreto.

Ci richiama ad un aspetto: Dio ha “preso casa” in Gesù. In questo modo è venuto in mezzo a noi.

La casa ci invita a pensare che Maria ha abitato una casa, l’ha abitata generando in quella casa il figlio di Dio; quindi, la casa è il luogo del generare, ma non in senso solo biologico, soprattutto della personalità umana.

È il luogo dell’educazione, il luogo della crescita, è il luogo nel quale Gesù, insieme al suo frequentare la sinagoga, è stato educato da Dio, educato a vivere il suo rapporto con il Padre. Questo ci fa capire come le nostre case dovrebbero essere il luogo, non solo della “generazione” fisica, ma anche il luogo della “generazione” della fede, nella fede, come lo è stato per Maria. C’è la Chiesa, certo essa è fondamentale, ma carissimi la Chiesa senza la casa non è la stessa cosa. Se noi viviamo la nostra fede solo in chiesa e non nelle nostre famiglie non riusciamo ad andare lontano. La casa vista come luogo di relazioni è il luogo dove noi coltiviamo le relazioni più importanti che generano in noi l’aspetto umano, spirituale, morale e sociale. Dobbiamo cercare di far sì che le nostre case siano luoghi dove noi custodiamo e facciamo crescere.
Uno dei limiti grandi della cultura che oggi stiamo vivendo è quello di portare tutto “fuori casa”, portare tutto lontano da casa, naturalmente per certi aspetti dobbiamo uscire di casa, non v’è dubbio. La casa non è solo “un albergo”, se lo pensiamo così e costruiamo la vita così, perdiamo qualcosa di fondamentale, mi piacerebbe che si studiassero i costi enormi che stiamo pagando portando tutto fuori casa.

Maria ci richiama alla riflessione, a pensare che nelle nostre case è presente un dialogo che conta. Nella casa si impara a capirsi nella diversità: padre, madre, figli e genitori. Quella elaborazione della diversità senza la quale non siamo capaci nemmeno di relazionarci fuori.
Nella casa di Nazareth, Maria, Giuseppe e Gesù hanno elaborato queste relazioni imparando a comprendersi perché la casa è anche il luogo delle riconciliazioni fondamentali.

Dov’è che si riconciliano uomo e donna se non a partire dalla casa? Dov’è che si riconciliano le generazioni se non a partire dalla casa? La casa è anche il luogo dove si impara a donarsi reciprocamente, fare di sé stessi un dono per l’altro. Mi piace pensare a Maria come custode della casa. La vediamo seduta sulla casa come immagine di colei che è custode della casa. Noi la veneriamo come custode della nostra diocesi, della casa della nostra diocesi. In questa casa siamo invitati a vivere, in maniera analoga, le stesse relazioni di cui ho parlato fino ad ora. Preghiamo Maria affinché ci aiuti in questo. Nessuna casa sta in piedi se non la si vive custodendo quegli atteggiamenti che ho indicato, perché sono quelli fondamentali della vita nei quali Maria ha introdotto pure Gesù, l’ha accompagnato e Gesù ha accettato questo e l’ha vissuto. Come ogni cosa funziona bene se ognuno fa la propria parte, tutto funziona bene se i genitori fanno i genitori e i figli fanno i figli. Funziona bene quando non si invertono le parti. Nella casa di Nazareth, Maria faceva la sua parte, così come Giuseppe, si potrebbe parlare a lungo di questa figura, il Papa ha indetto l’anno di san Giuseppe, ma ora ci concentriamo sulla figura di Maria, colei che ha custodito la casa in maniera davvero particolare. Gesù ha saputo essere figlio in quella casa, anche noi dobbiamo imparare ad essere figli, ad essere figli di Maria, figli di Dio. Gesù ha imparato proprio da Maria ad essere figlio. Questa sera celebrando questa solennità di Maria sotto il titolo di Madonna di Loreto, invochiamola affinché impariamo ad abitare la casa che Dio ci ha affidato, con gli stessi atteggiamenti di Maria. Maria è la nostra maestra. Maria ci insegna come abitare la casa, in senso stretto delle nostre famiglie, ma anche nel senso più ampio perché noi viviamo la casa della Chiesa, la casa del mondo.

Quando impariamo a vivere così la nostra casa “prende corpo” e trasforma la vita rendendola più simile a quella di figli di Dio. Maria vuole per noi questo ed è pronta ad intercedere per noi. Noi venerandola con l’affetto di figli chiediamo di riuscire a vivere come figli di Dio e sappiamo che il suo affetto di madre ci risponde e ci accoglie. Per questo con fiducia ci rivolgiamo a lei e la invochiamo come patrona della nostra diocesi. Continui a proteggerci e ad accompagnarci nel cammino che ci attende”.

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