DIOCESI – “Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere” (Lc 2, 15). Così si dicono l’un l’altro i pastori dopo che gli angeli ebbero dato loro l’annuncio che nella grotta era nato Gesù. E Luca commenta: “andarono senza indugio e trovarono Maria, Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia”.
Con queste parole il Vescovo della diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto, Mons. Carlo Bresciani ha aperto l’omelia di mezzanotte nella notte di Natale presso la Cattedrale Madonna della Marina.
Vescovo Bresciani: “I pastori non restano indifferenti all’annuncio degli angeli, forse mossi solo da curiosità, ma si mettono ‘senza indugio’ in cammino. Senza indugio: eppure è notte, sono stati disturbati nel loro sonno e devono fidarsi di un annuncio che poteva suonare anche alquanto strano per le modalità della comunicazione. Ma si mettono in cammino senza indugio: mi pare questo un primo elemento importante da sottolineare. Bisogna mettersi in cammino per incontrare Gesù, non si può stare ad aspettare, non si può rimandare. Lui certo viene, ma l’incontro avviene solo quando ci si mette in cammino verso di lui. Non basta che qualcuno, sia pure un angelo, annunci la sua presenza, non basta aver saputo, bisogna andare ad incontrarlo, magari scomodandosi un po’, come hanno fatto i pastori destati all’improvviso dal sonno.
Meditando questo mettersi senza indugio in cammino da parte dei pastori, possiamo chiederci: dove va il cammino della nostra vita? Verso quali incontri? Questa sera anche noi ci siamo messi in cammino per venire a celebrare insieme la nascita del Figlio di Dio, per incontrarlo insieme in questa chiesa in cui ci attende pazientemente ogni giorno per donarci la sua presenza, la sua parola, il suo sacramento.
Il cammino dei pastori verso l’incontro con Gesù non sta ad indicare solo lo spostamento da un luogo all’altro, dai campi, in cui riposavano per custodire le loro pecore, alla grotta in cui è nato Gesù. Indica anche il cammino interiore che ognuno di noi è chiamato a fare, destandosi dal sonno della fede nel quale rischiamo sempre di cadere, preoccupati solo di custodire quello che abbiamo. Riconosciamo che anche noi abbiamo bisogno di angeli che ci destino dal sonno, o dal dormiveglia della nostra fede e ci indirizzino verso Betlemme. Imitiamo i pastori mettendoci in cammino senza indugio e anche per noi sarà Natale.
Il cammino sinodale delle Chiese che sono in Italia, cammino che abbiamo appena incominciato, trova in questo andare dei pastori verso Betlemme una icona molto significativa. Siamo chiamati a metterci in cammino verso un incontro più vero e più profondo con Gesù e siamo chiamati a farlo insieme come i pastori che insieme vanno senza indugio a Betlemme. Anche la nostra fede può essere appesantita da stanchezze o dal torpore generato dall’abitudine che porta a ripetere senza cogliere la novità di quel Dio che viene e chiede un incontro rinnovato con lui.
Il Natale è Dio che viene incontro all’essere umano, facendo la cosa più straordinaria e impensabile: facendosi lui stesso uno di noi, prendendo una carne in nulla diversa dalla nostra. Dio in carne umana! Che cosa sconvolgente! Ma non basta che lui si faccia carne per venire incontro a noi, se noi non ci destiamo dal sonno e non ci mettiamo in cammino verso di lui. Lui viene a noi, ma non in modo invadente, non si impone, accetta anche di nascere in un luogo umile e molto povero. Certo avvengono fatti straordinari attorno a quella grotta, abitazione abituale di animali dal momento che c’è una mangiatoia, ma Dio non costringe mai nessuno: si offre a chi lo voglia incontrare e ascoltare.
I pastori vanno e poi tornano: sembra ovvio. Ma come tornano? Il vangelo lo dice chiaramente: “se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto”. C’è una decisa nota di gioia in questo: glorificano e lodano Dio! Hanno trovato e incontrato Dio e un segno di averlo veramente trovato è la lode e la gloria che elevano a lui. Non solo l’hanno riconosciuto e adorato, ma gioiscono per questo ed esprimono la loro gioia lodando e glorificando Dio.
Penso che i pastori facessero questo durante il viaggio di ritorno ai loro greggi, commentando tra loro. Ma questa gioia non l’hanno certamente nascosta a quelli che erano rimasti a custodire il gregge o a quelli che avranno incontrato il giorno dopo e nei giorni seguenti. Una tale gioia non può essere nascosta e taciuta. Non viene semplicemente detto che erano contenti, ma che lodavano e glorificavano Dio, quindi lo facevano apertamente e a voce non sussurrata. Possiamo dire che in tal modo furono i primi missionari, i primi annunciatori di Gesù.
Carissimi, come manifestiamo noi la gioia e la lode di aver incontrato Dio? Come la manifestiamo nelle nostre celebrazioni? Come la manifestiamo a coloro che incontriamo nella nostra vita quotidiana? Come sarebbe bello se tornando a casa questa sera facessimo come i pastori: lodando e glorificando Dio e questo lo facessimo sempre nelle nostre famiglie e ovunque con la semplicità di chi porta una gioia grande dentro di sé e non la nasconde. Varrebbe molto più di tante luminarie!
Sono convinto che il mondo ha bisogno di questa gioia come ha bisogno del pane per vivere, perché un mondo senza Dio è un mondo triste e insoddisfatto. È questa gioia che Gesù è venuto a portare nel Natale e, chi l’ha incontrato, l’ha ricevuta, la riconosce e la dona.
Carissimi, il mio augurio di questa notte di Natale è che possiate incontrare Gesù come i pastori a Betlemme e possiate tornare alle vostre case con quella gioia che porta a lodarlo e glorificarlo comunicando questa gioia a coloro che avrete l’avventura di incontrare nella vita, incominciando dalle vostre famiglie.
Buon Natale con tutto il cuore a ciascuno di voi, che il Figlio di Dio nato a Betlemme vi doni questa gioia”.