DIOCESI – “Lo scopo di questa celebrazione è di dedicare il primo giorno dell’anno alla preghiera per la pace, inviando ai capi delle nazioni e a tutti gli uomini un messaggio che invita alla riflessione su questo tema. Papa Francesco ci esorta con queste parole: ‘Mentre il mondo rimane nella morsa della pandemia, si amplifica l’assordante rumore di guerre e conflitti e, mentre aumenta anche la produzione delle armi, più che durante la guerra fredda, peggiorano gli effetti dei cambiamenti climatici, fame, sete; eppure è ancora possibile costruire una pace duratura . Tra l’indifferenza egoista e la protesta violenta, c’è un’opzione sempre possibile: il dialogo, il dialogo tra le generazioni.‘ Con questo breve discorso pronunciato da Fernando Palestini, presidente della Fondazione Chiaretti, direttore dell’Ufficio Comunicazioni Sociali e vice direttore della Caritas Diocesana, è iniziata la celebrazione delle ore 18:00 del 1° Gennaio presieduta dal Vescovo Carlo Bresciani presso la Cattedrale della Madonna della Marina a San Benedetto del Tronto. Presenti molte autorità politiche locali, invitate per l’occasione appositamente per pregare insieme per la pace, tra cui: Giorgio Fede, senatore della Repubblica sanbenedettese; Tonino Capriotti, vicesindaco di San Benedetto del Tronto; Alessandro Lucciarini De Vincenzi, sindaco di Ripatransone; Alessandro Rocchi, vicesindaco di Grottammare; Licio Romandini, sindaco di Sant’Egidio alla Vibrata; Pierpaolo Rosetti, sindaco di Acquaviva Picena; Massimo Vagnoni, sindaco di Martinsicuro.

Queste le parole del Vescovo Bresciani durante l’omelia: “La Chiesa celebra oggi la 55° Giornata della Pace, istituita da san Paolo VI nel 1967. Si celebra nel giorno liturgico della Divina Maternità di Maria. La coincidenza non sembra casuale per due motivi. Primo, perché la maternità è una potente icona dei rapporti di pace. Secondo, perché il primo Gennaio, inizio di un anno nuovo, rimanda al tempo che ci è donato e a cosa ci aspettiamo dal tempo che ci attende: la pace. Infatti, se considerata non solo come assenza di guerra, è uno dei desideri più forti di ogni essere umano.

La maternità di Maria, nell’ottava di Natale, celebra il suo essere la vera madre di Dio fatto carne. È icona di ogni maternità, in quanto ogni maternità in sé è dare la vita ad altri: richiama la cura e la custodia, non solo della propria vita, ma anche di quella di altri. Evoca, quindi, una pienezza di profonde relazioni umane di pace, quelle che promuovono il pieno ed integrale sviluppo umano. Si tratta di una relazione generativa della quale ognuno di noi porta dentro di sé una certa nostalgia per tutto il resto della vita. La maternità ci ricorda anche che la pace si genera solo quando non si pensa solo alla cura di sé, ma ci si prende cura anche dei bisogni altri: il neonato è l’emblema di colui che ha bisogno di tutto. Essa evoca anche l’assenza di ogni forma di violenza, l’unica forma di relazione che è veramente generativa della vita.

La maternità ricorda anche un’altra relazione che è fondamentale con la pace in quanto essa richiede una consapevole e pacifica collaborazione dei due sessi (collaborazione di due diversità, quindi!), affinché possa attuarsi in modo pienamente umano. Noi tutti siamo stati generati da un uomo e da una donna. Senza dialogo, reciproca accettazione e promozione tra i due sessi, non c’è alcuna possibilità di pace umana, né per gli adulti né per i figli. Oggi non c’è pace nei rapporti tra i due sessi: le ideologie, le fratture, le divisioni, gli sfruttamenti sessuali e perfino la bruta violenza li stanno intaccando sempre più decisamente. I prezzi umani, sociali ed economici che stiamo pagando sono altissimi, coperti solo dall’ideologia che oscura la realtà attraverso sconsiderate esaltazioni della libertà individuale. Non c’è alcuna possibilità di pace umana, se si coltiva l’illusione di eliminare la diversità costitutiva tra i sessi. È una falsa strada quella che cerca di affermare la uguale dignità, negandone la diversità. Il primo e fondamentale rapporto con la diversità umana che tutti siamo chiamati a valorizzare e integrare pacificamente nella nostra vita è quello con la diversità sessuale nella quale siamo costituiti, ci piaccia o non ci piaccia. Solo nel dialogo rispettoso della diversità sessuale, la più fondamentale diversità che connota la vita di ciascun essere, quella umana in specie – non dimentichiamolo mai-, c’è una reale possibilità di costruire relazioni pacifiche ad ogni livello di rapporti umani e sociali.

Il papa nel suo messaggio ricorda che l’istruzione e l’educazione sono ‘vettori primari di uno sviluppo umano integrale… fondamenti di una società coesa, civile, in grado di generare speranza, ricchezza e progresso’. È certamente vero che senza istruzione ed educazione (tutte e due e non solo una!) non c’è sviluppo umano integrale. Anche in questo, la maternità si presenta come potente icona, in quanto rimanda non solo alla generazione fisica, ma anche alla generazione umana, fare cioè del neonato un uomo o una donna capace di relazioni pacifiche nella società in cui è chiamato/a a vivere. Ciò richiede tutto l’impegno educativo che solo la maternità e la paternità unite possono dare, usando sapientemente anche degli aiuti che la società deve offrire, se vuole costruirsi come una società pacifica. Educare alla pace comporta educare alla corretta attenzione a rapporti che siano veramente umani. Quali feconde prospettive di pace si aprirebbero per il mondo intero, se si investisse in educazione invece che in armi e in progetti di guerra più o meno dichiarata!

Nella maternità abbiamo, quindi, l’icona del dialogo fecondo sia tra i due sessi sia tra le generazioni: un vero modello di quel dialogo attraverso il quale è possibile costruire una nuova umanità; un modello di quel dialogo tra le generazioni a cui fa riferimento papa Francesco nel suo messaggio per questa giornata della pace; un modello di quel nuovo umanesimo di cui sentiamo molto la necessità in una società minata profondamente da forme di violenza, di sopruso e di diseguaglianze, per superare le quali non basta la trasmissione delle enormi competenze scientifiche di cui oggi disponiamo; è necessario educarci ed educare alla grammatica delle relazioni umane fin dai primi giorni di vita. Il primo fondamento delle relazioni umane, come ben sappiamo, è imparare a non pensare solo a sé, ma sviluppare empatia verso gli altri, verso la loro persona e i loro bisogni e a non far male a nessuno.

La maternità di Maria è icona anche di un altro dialogo fondamentale, generatore della pace interiore da cui scaturisce l’energia per tutti gli altri rapporti di pace che ci vengono richiesti dalla vita: si tratta del dialogo con Dio, da cui è scaturita la divinità della sua maternità umana. Lei, infatti, non è madre solo dell’uomo Gesù, ma anche del Figlio di Dio, e quindi madre di Dio come la celebriamo in questa solennità. Sarebbe umanamente incomprensibile la maternità di Maria, se si escludesse il suo dialogo con Dio, perché è da questo incessante dialogo che ella ha tratto tutta l’energia e tutte le forze per la sua eccezionale esistenza materna. La pace non è solo un grande desiderio di ogni essere umano, è anche la precisa volontà di Dio che nel figlio di Maria e figlio suo ci dona il ‘principe della pace’ (Is 9, 6).

Chiediamo a Maria che, con la sua materna protezione, nell’anno che oggi incominciamo, e che accogliamo come dono di Dio, ci sia guida nella costruzione di rapporti di pace e di giustizia nei rispettivi ruoli che siamo chiamati a ricoprire: figli, genitori, coniugi, sacerdoti, educatori, politici, pubblici amministratori. Sotto la sua guida sarà anche per noi un buon anno. Un buon anno che auguro di cuore a tutti, nessuno escluso.”

Al termine della celebrazione, Fernando Palestini, ha letto una preghiera per la pace: “Signore, donaci la forza per essere ogni giorno artigiani della pace. Donaci la capacità di guardare con benevolenza tutti i fratelli che incontriamo lungo il nostro cammino. Rendici disponibili ad ascoltare il grido dei nostri cittadini che ci chiedono di trasformare le nostre armi in strumenti di pace, le nostre paure in fiducia e le nostre tensioni in perdono. Tieni accesa in noi la fiamma della speranza per compiere, con paziente perseveranza, scelte di dialogo e di riconciliazione, perché vinca finalmente la pace e che dal cuore di ogni uomo siano bandite queste parole: divisione, odio, guerra. Signore, disarma la lingua e il male; rinnova in noi le menti, perché la Parola che ci fa incontrare sia sempre fratello e lo stile della nostra vita diventi shalom, pace, salam, amen.”

Al termine della preghiera, gli amministratori presenti hanno ricevuto dal Vescovo Bresciani il messaggio di papa Francesco per la 55° Giornata Mondiale della Pace. La celebrazione si è conclusa con la concessione dell’indulgenza plenaria e la benedizione solenne da parte del Vescovo Bresciani.

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