Paolo Zucca

Si attendeva da molti anni un taglio dell’Irpef (Imposta sul reddito delle persone fisiche) ed è arrivato. Lasciando un dubbio: che potesse essere anche migliore e che nell’intento di rilanciare i consumi interni abbia privilegiato una fascia di contribuenti che non è alle prese con la sopravvivenza.

Ancora una volta l’Esecutivo ha dovuto mediare fra le sue tante componenti e l’esito non è nitido. Non tanto come importo generale perché fra riduzione degli scaglioni e detrazioni grandi e piccole alla collettività dei contribuenti vengono lasciati 8 miliardi, quanto per la distribuzione interna dei benefici che rischia di allargare la forbice fra chi può spendere/investire e chi deve fare bene i conti per reggere la fiammata di inflazione.

È anche vero che l’alleggerimento dell’Irpef è parte di un ridisegno della fiscalità (è stata interessata anche l’Irap, l’imposta regionale sulle attività produttive) di cui non conosciamo i passi successivi. E che nei prossimi tre mesi Regioni e Comuni potranno modificare le addizionali di loro competenza modellando lo schema approvato con la Manovra di fine anno. Gli Enti locali hanno pure bisogno di risorse. Si capirà meglio a marzo.

Per quello che sappiamo finora gli scaglioni si riducono da cinque a quattro, aumentano le detrazioni per tutti con una proporzionalità che favorisce meno i redditi bassi. Le nuove aliquote saranno del 23% fino a 15mila euro (l’area no-tax è a 8mila), del 25% sullo scaglione fino a 28mila, del 35% fino a 50mila e del 43% oltre quella soglia. Alla ridefinizione contribuiscono le detrazioni base: 1.880 euro per i redditi fino a 15mila euro, salgono a 1.910 euro per lo scaglione fino a 28mila euro. Da 28 fino a 50 mila la detrazione parte da 1.190 euro e cala con l’aumentare del reddito. I sistemi di detrazione sono a scalare. Lo stesso vale per le pensioni.

Da dove nascono i dubbi? Per la Cgil, il calcolo vero va fatto anche su ciò che andrà a ridursi nei vari bonus previsti dai precedenti Governi che rimarranno solo per la fascia più bassa mentre verranno riassorbiti sopra i 15 mila euro. Per l’organizzazione sindacale il rimescolamento della riforma Irpef 2022 si dimostrerà “un premio per i redditi sopra i 40mila euro, lasciando benefici irrisori a quelli più bassi”. Nella semplificazione spariranno o si ridurranno benefici precedenti e allora il vantaggio risulterà meno vistoso. In Italia l’85% dei lavoratori e pensionati è sotto quella fascia di reddito. Nella sequenza delle simulazioni, se si analizza il singolo intervento sull’Irpef, il risparmio maggiore (770-920 euro) è per chi avvicina i 45-50mila euro di imponibile lordo. Rispetto agli anni scorsi altri contribuenti avranno alleggerimenti minori. Sopra quella soglia il vantaggio sarà meno sensibile e a decrescere con l’aumento delle disponibilità. Come è giusto che sia.

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