La Caritas della diocesi di Roma chiede un tavolo istituzionale di confronto e di conciliazione presso la Prefettura di Roma per una moratoria di sei mesi per gli oltre 4 mila sfratti esecutivi nella Capitale.
Sei le proposte per abbassare la pressione sociale e gestire l’emergenza alla luce della scadenza, della breve sospensione temporanea dell’esecuzione degli sfratti disposta dal Prefetto di Roma su richiesta dell’Amministrazione di Roma Capitale. La grave ripresa della pandemia di questi giorni e gli oltre 4 mila sfratti in via esecutiva nella sola città di Roma, si legge in una nota di Caritas Roma, sollecitano misure all’altezza della gravità della situazione nel contesto di un problema molto più vasto e complesso, quello dell’abitare, con legittime aspettative che provengono da più ambiti e disattese da troppi anni. Una situazione che rischia di penalizzare soprattutto le persone e le famiglie più fragili, già duramente colpite dalla crisi economico-sociale causata dalla pandemia. Da qui le sei proposte lanciate dalla Caritas: “Un piano straordinario da attuare rapidamente per sbloccare prima possibile i bonus affitti, finanziati da tempo e già a disposizione di Roma Capitale; velocizzare al massimo l’assegnazione delle case popolari pubbliche. Nella Capitale, a fronte di un patrimonio pubblico di 46.000 alloggi di proprietà regionale e di 28.000 di proprietà comunale, ogni anno si liberano tra i 600 e i 700 appartamenti che, se assegnati rapidamente, consentirebbero a molte famiglie di uscire dall’emergenza; sollecitare il Governo a un provvedimento per sospendere all’apertura della procedura di sfratto per morosità, il pagamento della cedolare secca (Irpef del 10%) e dell’Imu, ai proprietari di appartamenti che non incassano il regolare pagamento del rispettivo canone di locazione e non aspettare i relativi conguagli con l’Agenzia delle Entrate; rivedere le procedure per l’utilizzo delle Forze di Polizia nell’esecuzione degli sfratti; riservare, con procedure d’urgenza, una quota degli alloggi pubblici disponibili da assegnare all’emergenza, per gli sfrattati delle fasce di popolazione particolarmente fragili (donne sole con bambini, famiglie numerose, famiglie prive di reddito, famiglie con persone gravemente malate o disabili), prevedendo il passaggio da casa casa; promuovere accordi volontari di locazione di durata biennale, con garanzia di rilascio alla scadenza degli appartamenti, sottoscritta di fronte a enti pubblici o fondazioni private e di rilevanza sociale”.