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Funerale di Francesca Ferracuti, don Gianni Capriotti: “Tutti ci stiamo facendo una domanda: Perché?”

GROTTAMMARE – Se n’è andata in una mattina d’inverno, lasciando una folla silenziosa e al freddo, un gelo che non era solo nell’aria, ma anche nel cuore di chi l’ha amata e l’ama ancora. Eppure all’ingresso del feretro nella chiesa, un sole stanco e pallido è riuscito comunque a fare capolino tra le nuvole per dare un ultimo caldo abbraccio a tutti i presenti, come se Francesca avesse voluto salutare ancora una volta tutti i suoi cari con quella stessa luce che emanava ogni volta che sorrideva.

È iniziata così la cerimonia funebre che si è svolta ieri, alle ore 10:00, presso la Chiesa Madonna della Speranza di Grottammare, per dare l’ultimo saluto a Francesca Ferracuti, la giovane grottammarese morta a soli 32 anni, dopo una lunga e travagliata malattia che le è stata fatale.

Alla Santa Messa, presieduta da don Gianni Capriotti, amico di famiglia, e concelebrata da don Romualdo Scarponi, ha partecipato un’intera comunità. Nonostante l’ingente capienza dell’edificio sacro, a causa delle vigenti norme anti-Covid, molti fedeli non sono riusciti ad accedere all’interno della Chiesa, già gremita di parenti ed amici stretti, quindi sono rimasti all’aperto, increduli, smarriti, raccolti in un silenzio assordante.

In questo momento – ha detto don Gianni durante l’omelia – tutti ci stiamo facendo una domanda: ‘Perché?’. Purtroppo a questo quesito nessuno può dare risposta. Però il nostro ‘Perché?’ può diventare un grido a Dio, se vissuto insieme a Cristo. Tutti stiamo soffrendo tanto. Abbiamo un grande vuoto, perché la persona che noi amavamo non c’è più fisicamente. E questo vuoto non può essere riempito da nessuno, perché quello era il posto di Francesca. Questa riflessione ci fa stare molto male, ma, se ci pensiamo bene, ha anche un risvolto bello, perché questo vuoto ci permette di averla sempre con noi, di ricordarci sempre di lei, di non dimenticarci mai della sua vita con noi. Chiediamo allora al Signore di concederci la forza per affrontare questo momento, chiediamo al Signore di riuscire ad affidarci a Lui e di non arrabbiarci con Lui. Ma, se anche dovesse accadere, se nel nostro cuore dovesse nascere rabbia per il Signore, non allontaniamoci da Lui, bensì diciamogli tutto quello che abbiamo dentro. Il Signore ci ascolterà, ci comprenderà, perché anche lui ha provato queste sensazioni. Quando è morto il figlio Gesù, il Padre ha permesso un terremoto, perché era quello che Lui provava dentro. Così anche noi in questo momento. Il Signore ci ha insegnato con i Salmi ad esprimere tutto questo. Se preghiamo i Salmi, infatti, ci accorgiamo che ci sono tanti rimproveri a Dio, ma finiscono sempre con la fiducia in Lui.”

La morte di Francesca – ha proseguito don Gianni – può essere definita una morte innocente, perché ella non ha ricevuto la malattia per una qualche colpa. A volte ci si chiede: ‘Ma cosa ha fatto di male per meritare questo?!’ Niente, Francesca non aveva fatto nulla di male. Anzi è stata una creatura speciale, una donna straordinaria. Per questo, ancora una volta, chiediamo a lei aiuto per superare la sua mancanza. Ella sicuramente ci darà forza e conforto, ci sosterrà, ci sarà vicina e ci permetterà di affrontare con coraggio questi giorni che arriveranno, non ci abbandonerà mai. Noi chiediamo al Signore che vengano perdonati a Francesca i peccati che ha commesso nella sua vita – come tutti gli uomini e le donne della Terra – anche se lei  sicuramente, attraverso la sofferenza della sua malattia, ha offerto già molto al Signore e il Signore la ricompenserà.”

Al termine della celebrazione una delle nipoti di Francesca, Ester Gabrielli, ha letto, visibilmente commossa, alcuni versi di Roversi:
“Non posso tenerti per mano e allora ti tengo nel cuore.
Ed è lì che sei e sarai presenza, eterna.
Ed è quello il posto più bello che ho.
Mi diranno che non posso toccarti.
Vero, ma nel cuore io ti sento.
Mi diranno che non posso vederti.
Vero, ma gli occhi ricoprono le distanze
e nel cuore non c’è distanza.
Mi diranno che non posso udire la tua voce.
Vero, ma io ti ascolto e in me fai rumore!
Mi diranno che non posso parlarti. Vero.
Ma a cosa servono le parole, tu mi fai battere il cuore.
E se il cuore è l’organo della vita,
anche se io non ti tengo per mano,
non ti vedo e non ti parlo,
faccio molto di più,
ti tengo nel cuore…
io ti tengo nella mia vita.”

Francesca lascia non solo il compagno Giovanni, la madre Maria Cristina, il padre Fabrizio, il fratello Tommaso, la suocera Luce, i cognati Morena, Antonio, Roberta, Caterina e Giuseppe, ma anche un’intera comunità che la ricorda con commozione e dolore. “Francesca – hanno detto alcuni presenti – era una persona semplice, molto dedita al lavoro, alla famiglia e agli amici.
Era una grande lavoratrice: quando i suoi datori di lavoro dovevano assentarsi, le lasciavano la gestione del locale, sapendo di essere in buone mani. Le persone che le erano intorno avevano sempre un sorriso da lei: nei confronti degli amici, infatti, riusciva a dare spesso una parola di conforto e di incoraggiamento e anche con i familiari cercava sempre di sorridere per non farli preoccupare. In questi lunghi cinque anni, in cui ha lottato con tanto coraggio contro la sua malattia, non si è mai lamentata; anzi ha cercato sempre di minimizzare i suoi dolori e la sua condizione per non dare affanno e preoccupazione a chi le stava accanto. Francesca era proprio solare, aveva un bellissimo sorriso, amava infinitamente tutti, in particolare i suoi nipoti. Pensava sempre agli altri, prima che a se stessa. E anche dopo la sua dipartita ha trovato un modo per aiutare gli altri: le offerte ricevute dai familiari in questi giorni saranno totalmente devolute all’AIRC, la nota fondazione per la ricerca sul cancro, con la speranza che sempre più persone si sensibilizzino a donare e che i ricercatori trovino al più presto una cura per questa malattia.”

Un dolore dunque che non trova consolazione, se non nelle parole con cui don Gianni ha concluso la sua omelia: “La Resurrezione di Gesù è la nostra fede. Noi crediamo che Cristo è morto ed è risorto e questo è garanzia per noi. Quindi la vita non finisce qui; la morte non è la fine di tutto.
La morte è un passaggio alla vita che desideriamo davvero tutti, alla vita eterna, alla vita senza dolore, senza sofferenza, ma immersa nell’Amore, quello vero, quello con la A maiuscola. E noi accogliamo questo Amore, certi che ora il Signore sia con Francesca, la abbracci stretta e la ami con tutto se stesso. E ama anche te, Giovanni, che stai soffrendo per Francesca. Anche a te donerà la consolazione, l’amore, la forza e il consiglio per vivere da oggi senza la persona di Francesca, ma con la memoria di lei nel cuore sempre viva in te e in tutti noi. Preghiamo il Signore di ricevere questi doni, di saper accettare la situazione, di saper affidare a Lui quello che è nel nostro cuore, di fidarci che non è male, perché da qualsiasi cosa il Signore può donarci tanto bene. E che questo seme caduto in terra, che è morto, porti molto frutto.”