“A Cana non accade nulla di eclatante se non che un evento ordinario di vita viene ritenuto da Gesù così importante da operare il suo primo miracolo. E lo fa con uno spreco inaudito, perché la semplice gioia di due sposi vale questo spreco, questo sovrappiù di amore e di dono”. È quanto afferma il patriarca latino di Gerusalemme, Pierbattista Pizzaballa, nella sua riflessione al Vangelo della Domenica, la prossima 16 gennaio, pubblicata settimanalmente dal Patriarcato latino. Commentando il passo delle nozze di Cana, quando Gesù opera il suo primo miracolo, Pizzaballa sottolinea come “i discepoli siano chiamati a credere che la gloria di Dio si rivela non più come sul monte Sinai tra lampi e tuoni, ma nella gioia ritrovata di due sposi. Ecco l’uomo nuovo che Gesù crea: l’uomo che Dio ama in eccesso, a cui Dio rivela questo amore, questa parola”. La condizione perché “il nuovo popolo dei credenti possa ricevere il vino buono della nuova alleanza è quello di ‘fare la Parola’, ovvero di fidarsi totalmente della Parola del Signore, di quella Parola che dal principio dice il suo amore per noi, il suo desiderio di avere con noi una relazione sponsale, intima, unica”. Proprio come avviene a Cana, “dove Maria dice ai servi: ‘Qualsiasi cosa vi dica, fatela’”. Questa “obbedienza amorosa”, continua Pizzaballa, “ci porta a Betania. Lì, infatti, al capitolo 12, c’è l’episodio speculare a questo delle nozze di Cana. È il primo giorno dell’ultima settimana vissuta da Gesù, e lì una donna dice il suo amore per Lui ungendolo con un’essenza di puro nardo. Le nozze, allora, iniziano a Cana, ma si compiono a Betania, dove la sposa risponde all’amore del suo Signore con lo stesso suo stile di abbondanza, di spreco, di dono”. Ma c’è un’altra condizione da realizzare per poter “ricevere il vino buono della nuova alleanza” ed è indicata da Maria, madre di Gesù: “chiedere a Lui, e non ad altri, il vino. Maria, giustamente, non rivolge la sua domanda al maestro di tavola, né a nessun altro, perché sa bene che nessuno può più donare il vino che manca. C’è, nel cuore dell’uomo, – annota il patriarca latino – una mancanza radicale di vita e di amore; e questa nuova abbondanza di vita scaturirà per tutti dalla sorgente che si aprirà dal costato di Cristo, il terzo giorno, dove sarà chiaro che la gloria del Signore sarà il suo averci amati fino alla fine”.
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